Francesco Coco è fuori dal novembre 2003: un'ernia al disco si è trasformata in un incubo. Il difensore lo racconta, ma soprattutto si dice pronto al rientro.
MILANO - È andato a vedersi Roma-Inter da tifoso. "Bella partita, ho fatto bene. Avrei preferito vedermela da convocato, giusto per tornare a respirare il clima agonistico, sarà per la prossima volta: ormai manca poco al rientro".
— Caro Francesco Coco, lo afferma convinto o tanto per dire? Per farsi forza?
"Convinto, convintissimo: sono guarito. Tutto finito, davvero, sono a posto. Mi mancherà qualcosina, inevitabile, come potenza. Il peggio però me lo sono lasciato alle spalle".
— Quindi lei si considera il primo rinforzo di gennaio?
"Di ottobre, seguo le date del vecchio mercato... Ci sono, devo solo giocare e a questo punto penso di meritare una chance, a breve".
— I prodigi della scienza e della tecnica, dicevano in una celebre trasmissione tv.
"I prodigi della forza di volontà: ho preso una mazzata che avrebbe abbattuto il classico toro".
— È stata così dura?
"Di più. Mi operano all’ernia del disco e viene toccato un nervo che determina una serie di conseguenze catastrofiche sui muscoli della coscia sinistra: praticamente non potevo salire le scale".
— Possibile?
"Eh, me lo sono domandato anch’io, e con crescente angoscia. Chiedevo ai medici e loro: "Tranquillo, tra venti giorni sarà diverso". Poi passavano i venti giorni e andava peggio. Io chiedevo e loro replicavano sicuri: "Tranquillo, tra un mese sarai a posto". Un incubo".
— Finché?
"Mi è arrivata una spiegazione completa: quando c’è il disinnervamento non puoi ripartire immediatamente, devi aspettare che quel nervo si rigeneri. È come una batteria del cellulare: per far sì che duri di più, prima di ricaricarla devi farla scaricare completamente. Io pensavo invece all’interruttore della luce: un click e riparto. Amarissima illusione".
— Intanto qualcuno malignava: quel Coco sempre in copertina con la Arcuri.
"Lo so, volete che non mi siano arrivate certe cose... Ecco perché desidero che i tifosi dell’Inter conoscano la verità: dal novembre 2003 a oggi ho vissuto un vero e proprio calvario. A un certo punto mi è arrivata una sentenza-choc: devi aspettare sedici mesi prima di poter riprendere. Meno male che con il fisico e con la mente ho saputo reagire".
— Cosa si aspetta, adesso, da Mancini?
"Che mi dia una chance, che mi consideri al pari di tutti gli altri".
— Sarà dura ricavare uno spazio significativo per un giocatore reduce da una lunga inattività.
"Me ne rendo perfettamente conto e del resto siamo all’uovo e alla gallina: se torno sui miei livelli giocherò con continuità ma se non riprendo a giocare non potrò tornare sui miei livelli".
— Quel ruolo mancino lo sente suo, insomma.
"Ci sarà sempre il turnover per una squadra che ha le ambizioni dell’Inter, questo è pacifico. Però io prima dell’intervento chirurgico ero in Nazionale e quindi non posso temere la concorrenza. Chiedo all’Inter di darmi dieci partite consecutive, mi sembra la cosa più logica anche per loro visto che percepisco uno stipendio importante. Se dopo essere rientrato in squadra non dovessi convincere il tecnico, ci siederemo intorno al tavolo per individuare la soluzione migliore per tutti, le richieste non mi sono mai mancate, per fortuna. Ma credo di avere il diritto morale di potermi giocare le mie carte: sono uscito di squadra per problemi fisici, non per scelta tecnica. Ricordiamocene".
ADESSO PER LA DIFESA INTERISTA NON C SONO + ALIBI PER PRENDERE GOL