Figc, Carlo Tavecchio si dimette da presidente e polemizza: “Colpa di ambizioni e sciacallaggi politici”
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Il numero uno del calcio italiano ha comunicato la sua decisione all'inizio del Consiglio Federale. Negli scorsi giorni si era fatta sempre più forte la pressione del ministro della Sport, Luca Lotti, e del presidente del Coni, Giovanni Malagò
Carlo Tavecchio si è dimesso. L’ormai ex presidente della Figc ha ceduto alle pressioni seguite al fallimento della Nazionale, esclusa dai Mondiali 2018. Il numero uno del calcio italiano ha comunicato la sua decisione all’inizio del Consiglio Federale. Costretto ad andarsene dopo la debacle storica degli azzurri, Tavecchio invitato i componenti del Consiglio a seguire la sua decisione e ha trovato il tempo di polemizzare.
“Ambizioni e sciacallaggi politici hanno impedito di confrontarci sulle ragioni di questo risultato”, ha detto nel momento in cui ha comunicato la sua decisione. Poi ha aggiunto: “Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento di alcuni voi”. Un riferimento chiaro, probabilmente, alla decisione della Lnd guidata da Cosimo Sibilia, senatore di Forza Italia assai vicino a Malagò, che avrebbe cambiato idea sull’appoggio al presidente uscente dopo una prima rassicurazione.
Dopo la mancata qualificazione degli azzurri guidati da Gian Piero Ventura a Russia 2018, il ragioniere di Ponte Lambro aveva provato a resistere ed era sua intenzione esporre oggi un programma di riforme cercando l’appoggio delle componenti del calcio italiano. Ma negli scorsi giorni si era fatta sempre più forte la pressione sia del ministro della Sport, Luca Lotti, che del presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenuto ancora una volta domenica sera negli studi di Che tempo che fa per “consigliare” a Tavecchio di dimettersi.
Con l’Assocalciatori in prima linea e la Lega Pro di Gabriele Gravina pronte a dimettersi dal Consiglio Federale, l’ex presidente della Figc non avrebbe mai avuto un largo consenso per portare avanti le sue riforme. Alla fine è mancato anche l’appoggio della Lega Dilettanti, il regno sul quale Tavecchio ha costruito entrambe le sue elezioni dopo aver guidato quella lega per 16 anni. Anche la carta di un nome forte per la panchina della Nazionale era naufragata nel corso del week end con il ‘no’ di Carlo Ancelotti e l’indisponibilità degli altri allenatori di prima fascia, da Max Allegri a Roberto Mancini.
Tavecchio era diventato presidente della Figc per la prima volta l’11 agosto 2014 battendo Demetrio Albertini, nonostante fosse stato travolto dalle polemiche nelle settimane precedenti per la frase su Optì Poba, un nome di fantasia usato per identificare i giocatori africani che arrivavano in Italia e “prima raccoglievano le banane”.
Era poi stato rieletto lo scorso marzo battendo l’ex presidente della Lega B, Andrea Abodi, e ottenendo una larga maggioranza.