Commessi licenziati senza motivazione: ecco il racconto della loro esperienza lavorativa in Apple

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karma77
00sabato 23 ottobre 2010 00:40
senza parole

mi ha ricordato il film "Tutta la vita davanti"

dal blog di Gilioli: gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/10/21/%C2%ABcosi-apple-mi-ha-cacciat...


da L’espresso on line

Marco Savi, 42 anni, è uno dei quattro ex dipendenti Apple allontanati dallo Store di Grugliasco (Torino) al termine di un periodo di prova. La conclusione del rapporto di lavoro di Savi è dei suoi colleghi è avvenuta in modo del tutto legale (erano appunto in prova) ma con modalità e caratteristiche che hanno sollevato non poche perplessità e di cui si sono occupati nei giorni scorsi diversi giornali .

“L’espresso”, come altre testate, ha cercato di avere anche la versione dell’azienda, che tuttavia si è finora rifiutata di rispondere alle accuse dei suoi ex lavoratori.

Nel ribadire la nostra piena disponibilità ad ascoltare la versione e le ragioni di Apple, pubblichiamo qui di seguito la lunga e dettagliata lettera che ci ha inviato in proposito Marco Savi, già addetto alle vendite e all’assistenza ai clienti del negozio torinese.


__________

di Marco Savi

Capitolo primo, il training

Torino, 2 settembre 2010. Circa 70 persone si ritrovano, dopo aver superato vari colloqui, per iniziare un corso di formazione della Apple chiamato “Core Training”: otto giorni per otto ore al giorno al termine dei quali andremo a lavorare al nuovo Store nel centro commerciale Le Gru di Grugliasco.

Alcuni di noi si conoscono già perché hanno fatto i colloqui di gruppo insieme, altri perché erano amici e hanno fatto la domanda e le selezioni nello stesso periodo.

Al Lingotto, sala gialla, l’eccitazione è tanta e si aspetta con ansia l’inizio dei lavori. Siamo tutti davanti alle porte ancora chiuse e aspettiamo con trepidazione.

All’improvviso le porte si aprono ed entriamo tra due file di persone che ci accolgono applaudendo e urlando, battendo il cinque a tutti, man mano che si entra. Saranno i nostri insegnanti, mentor e futuri manager dello Store.

Nella sala ci sono una decina di tavoli rotondi per otto persone ciascuno e quattro Macbook al centro. Prendiamo posto.

Dopo le presentazioni di tutti i membri dello staff e dei manager – il tutto intervallato da continui applausi, urla, e incitamenti – finalmente si dà il via. Inizia il corso una certa Valentina, che parla molto velocemente e, senza mai fermarsi, ci spiega quanto è bella Apple, com’è brava Apple, com’è ecologica Apple e come l’azienda pensa solo e unicamente al cliente, alla sua felicità e all’arricchimento della sua anima e della sua vita.

Poi arriva il training vero e proprio: ogni giorno ci fanno vedere dei video, interpretati da attori vestiti da lavoratori Apple che mostrano com’è bello lavorare per la casa di Cupertino. In altri video ci sono dei finti clienti che esprimono la loro felicità. Insomma, è uno di quei training che fanno anche per le vendite multilivello: veniamo caricati al massimo con applausi continui e grida. E e se qualcuno dice qualcosa di “giusto” (secondo il credo Apple) scatta l’ovazione.

Facciamo anche scenette di vendita cliente-specialista, disegni e tante altre cose un po’ infantili. Le stesse nozioni vengono ripetute all’infinito, per otto giorni, otto ore al giorno.

Se qualcuno fa qualche domanda o esprime qualche dubbio su qualche tecnica di vendita che forse potrebbe essere migliorata, viene o ignorato e messo a tacere, o gli viene risposto che quello che s’insegna lì è l’unico metodo corretto. Chi fa non si contenta inizia ad essere guardato con sospetto, come un elemento di disturbo.

Ci viene anche consegnata una brochure formato tascabile: “il credo” della Apple, quello che ci deve animare, quello che dobbiamo leggere ogni volta che abbiamo dei dubbi. Dobbiamo tenerlo sempre con noi, Ci viene anche detto che in Apple un semplice impiegato può anche far licenziare un manager, poiché loro «credono alla comunicazione aperta, ai feedback», e che «è importante che noi diamo le nostre opinioni e valutazioni».

Passano i giorni e chi si aspettava di imparare qualcosa sui prodotti e sui sistemi operativi viene deluso. Non è un corso sui prodotti, ma solo sulle tecniche di seduzione del cliente. Ad esempio, ci spiegano che dobbiamo impegnarci moltissimo per vendere a tutti l’Apple Care protection plan (un’estensione di garanzia abbastanza costosa: sui suoi prodotti Apple offre infatti solo un anno di garanzia inclusa nel prezzo). Pare che l’Apple Care faccia guadagnare una montagna di soldi all’azienda perché una minima percentuale di quelli che lo acquistano poi ne usufruiscono effettivamente.

In compenso la segretezza intorno al training è assoluta: i vetri delle porte sono oscurati, quando si va fuori a mangiare bisogna togliersi i badge, se qualcuno chiede qualcosa di cosa stiamo facendo non possiamo dire nulla. Vietatissimo fare foto. «Mi raccomando non parlate del core training», ci dicono sempre, «il core training non esiste». Questo è basilare.

Inoltre non ci viene mai rivelata nessuna notizia: quando aprirà il negozio? Quali saranno gli orari? Che cosa faremo concretamente? Segretezza assoluta.

Arriviamo all’ultimo giorno della formazione e sui prodotti Apple non sappiamo niente di più di quello che sapevamo quando siamo entrati. Però c’è una specie di recita finale, da performare sul palco.

Ci annunciano che il lunedì successivo entreremo nello Store, finalmente. Appuntamento alle 7:30, in grande segretezza, fuori da Le Gru.

Il lunedì mattina, a quell’ora, il centro commerciale è ovviamente chiuso. Non c’è nessuno, a parte i camion Apple che arrivano dall’Olanda con tutti i materiali.

Iniziamo a scaricare dai camion, mentre altri di noi montano le mensole e gli espositori. Dal lunedì al mercoledì lavoriamo tutti con ritmi duri madi buon umore: montare lo Store lo fa sentire più “nostro”.

Finito di sistemare tutto, il giovedì ed il venerdì sono dedicati ad un ulteriore training e il venerdì pomeriggio c’è l’arringa finale: ci spiegano come siamo fortunati, come siamo bravi, come siamo grandi e come Apple sia una fede. C’è anche la consegna dei “diplomi”, poi ci danno le magliette e veniamo istruiti su come comportarci l’indomani, con la presentazione per la stampa e con i visitatori.

Capitolo secondo: l’inaugurazione

Il giorno dell’inaugurazione è piuttosto adrenalinico: siamo tutti a mille, e veniamo “motivati” per un’ultima volta. Con la gente fuori dalla porta veniamo incitati a fare cori da stadio, urlare ed applaudire continuamente, insomma una cosa un po’ hollywoodiana.

Dopo il conto alla rovescia la gente inizia a inondare lo Store, tutti accolti come le truppe americane quando sbarcarono in Sicilia: ola, “gimme five”, applausi scroscianti continui, tutta la mattina così.

Veniamo mandati a turno alla porta ad applaudire anche quando ormai la grande massa si è esaurita e la gente entra normalmente. Alcuni si imbarazzano, io alla mia età mi sento un po’ scemo ad applaudire i ragazzini che entrano, ma pazienza. Rispondo a tante informazioni, sempre con il «caloroso benvenuto» che ci è stato insegnato.

Capitolo terzo: il caos

Sia il sabato sia ladomenica sono due giorni di enorme affluenza. E ci troviamo nel casino più totale. Nessuno di noi è stato istruito su come usare le casse. Si formano code lunghissime per pagare. Inoltre degli apparecchi “pos” per le carte di credito ne funziona bene solo uno su tre. Il pos delle carte non è neppure collegato al Mac che gestisce la cassa, quindi a ogni transazione dobbiamo reinserire i dati a mano nel computer, e molta gente si chiede perché inseriamo due volte le loro carte, insomma s’insospettiscono. I manager se ne stanno nel retro e le situazioni spinose con la gente le dobbiamo risolvere noi da soli.

Poi ci sono i finanziamenti, quelli per il credito al consumo: nessuno è stato istruito neppure per quelli e si ci arrangia come si può, a volte con l’aiuto telefonico della società a cui si appoggia Apple, ma gli errori sono tanti.

Anche per attivare un abbonamento a un gestore telefonico per l’iPad bisogna andare a caccia del collega che sappia un minimo come fare. Chi chiede la fattura ottiene un documento non valido poiché la carta intestata è stampata sbagliata e riporta dei dati non giusti. Presto si passa alla carta bianca e si mette il timbro a mano.

Il caos crea file interminabili. Chiediamo ai manager cosa fare, ci dicono di «sorridere e tenere compagnia ai clienti in coda».

Nei giorni successivi le cose non migliorano, anzi. Ogni mattino poi le procedure cambiano: un giorno si deve stare col cliente, quello dopo no; un giorno si deve fare in un modo alla cassa e quello dopo in un altro, e così via. La confusione cresce.

Capitolo quarto: i manager

In un’azienda come Apple, per l’apertura di un nuovo Store ti aspetti di venire messo in mano a gente esperta, che già lavora nell’hi tech già da tempo, capace di seguirti ed indirizzarti al meglio. Invece i manager dello store di Torino vengono tutti da altre realtà: Alberto Pace, il “senior” è l’ex direttore di una multisala Pathé; Aude Martini prima era dirigente in Sephora (catena di profumeria); Sebastian Gili è un ex di Footlocker e di Geox; Micaela Regis, capo delle risorse umane, è un’ex di Bulgari, Diesel e Camper; Thomas Gatos, un ex di Europalaces (filiale del gruppo Pathé;). Solo Claudio Fietta, business manager, arriva da H3G quindi ha un curriculum connesso con le nuove tecnologie.

Anche loro sono assunti in prova (6 mesi) e i problemi si vedono fin da subito: orari fatti in maniera assurda, compiti assegnati a persone che andrebbero meglio per altri, mancanza di elasticità ma duro pugno duro e ferrea osservanza delle regole, anche nelle cose più banali. Uno dei manager, il più rigido, nega le pause anche a chi chiede di prendere una pastiglia per il mal di testa, riprende in malo modo tutti e induce in tutti noi un certo timore. In compenso non conosce i Mac, non conosce gli iPhone e per qualsiasi cosa cerca uno di noi specialisti perché lo aiuti a rispondere a un cliente o ad aiutarlo in una configurazione anche banale. Invece il senior manager non si vede molto, opera nel retro, abbastanza anonimamente. In generale tutti i dirigenti cercano di stare il meno possibile sul piano vendita: anche perché non ne sono capaci, non conoscendo quasi per nulla ciò che vendono.

Capitolo quinto: il licenziamento

Nonostante tutti i problemi, noi del negozio siamo una squadra affiatata e andiamo tutti d’accordo. Lavoriamo tanto ma non ci lamentiamo, perché ci sentiamo una team. Veniamo allo Store anche con la febbre, che tra i dipendenti dilaga per gli sbalzi di temperatura tra la zona attorno al Genius Bar, dove c’è l’aria condizionata altissima, e la parte frontale del negozio, dove invece fa molto caldo.

Secondo quanto mi avevano spiegato durante il training, dopo un po’ di settimane di lavoro scrivo ai miei manager i feedback e le mie opinioni per migliorare le cose: sollevo, in modo costruttivo, qualche problemadi organizzazione nello Store e parlo delle modalità di approccio al cliente.

La risposta dei manager è sorprendente: invece di affrontare le questioni che ho sollevato, mi dicono che sono io a sbagliare perché non faccio bene il «caloroso benvenuto» al cliente.

Strano, a me sembra di accogliere tutti in modo cortese e rendendomi utile. E credo di avere delle bellissime interazioni con i clienti. Molti mi fanno i complimenti quando vanno via, alcuni quando tornano cercano me.

Porto anche un paio di aziende per il settore business, grazie al mio modo di fare.

Trascorro un pomeriggio bellissimo insieme a un ragazzo non vedente che deve acquistare un Mac, aiutandolo a capire le funzionalità e le possibilità per chi come lui ha determinate difficoltà. Alla fine questo ragazzo è molto contento di noi.

Insomma credo di fare bene il mio lavoro.

Un sabato – non lo so ancora, ma sarà l’ultimo – mi sveglio con un calo di voce e la febbre, ma sono talmente convinto del mio lavoro che vado lo stesso.

Dopo aver parlato con un po’ di persone però la voce mi va via del tutto, mi ritrovo praticamente afono e i clienti fanno fatica a sentire quello che dico. Allora chiedo al manager se posso andare a casa, ma lui non mi dà il permesso: «Se non hai la voce, stai nel retro e dai una mano ai magazzinieri».

Il lunedì sto meglio, e allo Store ho altre soddisfazioni con vari clienti. Uno di loro mi dice: «Complimenti, questo si che è customer care!».

La mattina dopo, martedì 13, arrivo tranquillo al lavoro come al solito. Prima di timbrare però vengo chiamato dai manager che mi comunicano il mio «mancato superamento del periodo di prova».

Attonito, chiedo cos’è successo, perché mi mandano via. Mi rispondono che non sono tenuti a darmi alcuna motivazione. Io insisto e alla fine l’unica frase che mi dice il capo è: «Non sei allineato con il pensiero Apple».

Fine, nient’altro. Mi si dice di lasciare subito maglietta e badge. Io sono sotto choc ma lo faccio subito.

Chiedo almeno di poter salutare i colleghi di lavoro ma mi viene risposto che «è meglio di no», tanto ho le loro e-mail e lo potrò fare in un’altra occasione. Un altro manager aggiunge che siccome non vogliono «creare un caso», è meglio che io «esca dalla porta posteriore».

Incapace di reagire, obbedisco. Mi accompagnano sul retro e mi lasciano fuori, da solo, davanti ai cassonetti della spazzatura.

Finalmente posso piangere.


CiccioIg
00sabato 23 ottobre 2010 02:48
bella merda..

ma non crediate che solo in apple succedano 'ste cose.
+Vincent+
00sabato 23 ottobre 2010 09:53
Re:
karma77, 23/10/2010 0.40:

senza parole

mi ha ricordato il film "Tutta la vita davanti"

dal blog di Gilioli: gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/10/21/%C2%ABcosi-apple-mi-ha-cacciat...







che film orribile che la mia morosa mi ha fatto vedere che mi hai ricordato [SM=g1431647]

brutta storia però [SM=x35299]

MixMasterMike
00sabato 23 ottobre 2010 12:24
:(
VerbalKint
00sabato 23 ottobre 2010 14:32
più che altro la storia triste è che hanno ancora dato risposte.

Da un'azienda come la Apple, con il suo think different, ci si aspetterebbero dinamiche diverse dalla solita azienda ottocentesca, da rivoluzione industriale.

Il fatto è che sono liberissimi di non assumere un dipendente in prova. Quello che ci si attende è una certa trasparenza...
karma77
00sabato 23 ottobre 2010 14:49
Re:
VerbalKint, 23/10/2010 14.32:

più che altro la storia triste è che *NON* hanno ancora dato risposte.

Da un'azienda come la Apple, con il suo think different, ci si aspetterebbero dinamiche diverse dalla solita azienda ottocentesca, da rivoluzione industriale.

Il fatto è che sono liberissimi di non assumere un dipendente in prova. Quello che ci si attende è una certa trasparenza...




ma in effetti sì

è ben scritto anche nell'articolo del Gilioli

sono stati fatti fuori? OK, è vostro diritto, ed essendo i ragazzi in prova non c'è nessuna legge che ve lo vieta..ma diteci il perchè della vostra decisione, è il MINIMO per 'sti ragazzi

ma il problema non è solo quello

ma è il brain-shacker fatto a chi lavora là

che li vogliono convincere della loro assoluta onnipotenza, rendendo i loro dipendenti degli esaltati mentali

e vogliamo parlare dell'ignoranza tecnica dei dirigenti messi là? e vogliamo parlare dell'ordine di fare uscire dal retro i commessi licenziati senza neanche concedergli la possibilità di andare a salutare i loro (ex) colleghi per non dare fastidio all'atmosfera peace&love che DEVE regnare nel negozio Apple? e vogliamo parlare dei training tutti basati sugli aspetti motivazionali piuttosto che su quelli tecnici (proprio ieri ho visto l'ultima puntata di Big Bang Theory dove vengono presi per il culo gli Apple "Genius"...dicendo che non sono poi così "Genius")?

poi per carità

niente da dire sui prodotti di mamma Apple

ma le modalità con cui vogliono costruire il loro mondo informatico patinato sono (molte volte, come nel caso spiegato più su) assai deplorevoli

Wes90
00sabato 23 ottobre 2010 16:11
Boh, hanno fatto un periodo di prova e non l'hanno presi, poi hanno scritto un racconto
molto romanzato sulla loro esperienza lavorativa. Ma perchè mo il lavoro te lo devono regalare?
Se non l'hanno assunto avranno i loro motivi, o no? Se essere un commesso Apple
significa essere un po' un attore QUAL E' il PROBLEMA?C'è gente sfruttata che
lavora in fabbrica, in miniera, qui stiamo facendo la morale alla apple perchè non ha
dirigenti che ne sanno di informatica. La domanda è una: la apple vende? Se la
risposta è sì, significa che la politica da loro adottata è vincente, il resto so chiacchere.
Bartdream
00sabato 23 ottobre 2010 16:17
In qualunque organizzazione andate a lavorare vi fanno il "brain shaker", a me l'hanno fatto persino da dechatlon.. che di certo non è Apple.
Ci sono molti studi che testimoniano il maggior attaccamento, e i migliori risultati produttivi dei lavoratori che "subiscono" questi seminari prima di lavorare. Nulla di strano.
Poi come dice anche wes questa è la loro versione dei fatti, di certo non possiamo dire che è LA VERSIONE dei fatti.
jorginha
00sabato 23 ottobre 2010 16:30
Re:
Wes90, 23/10/2010 16.11:

Boh, hanno fatto un periodo di prova e non l'hanno presi, poi hanno scritto un racconto
molto romanzato sulla loro esperienza lavorativa. Ma perchè mo il lavoro te lo devono regalare?
Se non l'hanno assunto avranno i loro motivi, o no? Se essere un commesso Apple
significa essere un po' un attore QUAL E' il PROBLEMA?C'è gente sfruttata che
lavora in fabbrica, in miniera, qui stiamo facendo la morale alla apple perchè non ha
dirigenti che ne sanno di informatica. La domanda è una: la apple vende? Se la
risposta è sì, significa che la politica da loro adottata è vincente, il resto so chiacchere.




Per una volta sono d'accordo con te [SM=x35273]
pilato
00sabato 23 ottobre 2010 17:34
comunque gli brucia di essere stato (probabilmente) licenziato senza un giusto motivo, di certo se adesso lavorasse ancora li non sapremmo nulla delle sue opinioni negative sulla politica Apple su come si forma un dipendente e tutto il resto, se non gli andava dall'inizio, poteva cercarsi altro o tornare a lavorare per conto suo (nell'articolo della Stampa c'è scritto che aveva un negozio se non erro).
Con questo non difendo la società o i manager che gli hanno dato il benservito, sia chiaro.
fiuto11
00lunedì 25 ottobre 2010 02:34
Re:
Bartdream, 23/10/2010 16.17:

In qualunque organizzazione andate a lavorare vi fanno il "brain shaker", a me l'hanno fatto persino da dechatlon.. che di certo non è Apple.
Ci sono molti studi che testimoniano il maggior attaccamento, e i migliori risultati produttivi dei lavoratori che "subiscono" questi seminari prima di lavorare. Nulla di strano.
Poi come dice anche wes questa è la loro versione dei fatti, di certo non possiamo dire che è LA VERSIONE dei fatti.



ba io faccio assunzioni e non mi viene mai in mente di dire che la mia azienda è qualcosa che non è...anche perchè di fronte a questo trattamento in un paese che non è alla canna del gas una persona normale si alza e se ne va.purtroppo la nostra realtà vede il classico "o sta minestra o la finetra" e la finestra purtroppo è sempre la disoccupazione.
il fatto che i manager siano persone molto poco preparate invece ormai è prassi comune di tantissime aziende.ormai conviene molto di più prendere persone inesperte, retribuirli come tali e dare ruoli apparentemente importanti che prendere professionisti ingombranti che da soli coprirebbero il parco stipendi di 4 manager novellini.
la crisi, se davvero c'è, ha permesso a tutti sti bastardi di inventarsi congelamenti che fanno risparmiare alle aziende milioni...esempio?nel periodo della crisi mettiamo un congelamento, bloccati tutti gli aumenti e le assunzioni...se qualcuno si licenzia si deve flavorare per lui..e se i dipendeti si lamentano bisogna dire che con la crisi sono fortunati a non perdere il posto.
intanto i guadagni aumentano, le multinazionali chiudono l'anno in attivo e non si registrano inflessioni significative...ma signori anche se non si sa bene perchè...la crisi è una minaccia costate.MAVAFFANCULO!!!
SirD@rio
00lunedì 25 ottobre 2010 11:43
Re: Re:
fiuto11, 25/10/2010 2.34:



ba io faccio assunzioni



state per caso cercando qualche ingegnere? [SM=x35274]
wholly
00lunedì 25 ottobre 2010 12:46
Se ne vuole andare persino la fiat... ci sarà un motivo?
bravetto
00lunedì 25 ottobre 2010 12:48
eh ne succedono talmente tante di porcate nel mondo del lavoro che questa dell'Apple sembra la storiella di Biancaneve e i sette nani
-Maverick-
00lunedì 25 ottobre 2010 12:53
Re:
bravetto, 25/10/2010 12.48:

eh ne succedono talmente tante di porcate nel mondo del lavoro che questa dell'Apple sembra la storiella di Biancaneve e i sette nani




infatti... se prendiamo le ultime dichiarazioni del signor Marchionne mi cadono le braccia
Un azienda italiana che non vuole più investire in italia [SM=x35302] [SM=g2173872]
bravetto
00lunedì 25 ottobre 2010 12:56
Re: Re:
-Maverick-, 25/10/2010 12.53:




infatti... se prendiamo le ultime dichiarazioni del signor Marchionne mi cadono le braccia
Un azienda italiana che non vuole più investire in italia [SM=x35302] [SM=g2173872]




ma a parte quello da me c'è gente che viene assunta con contratti di 3 mesi in 3 mesi
poi mandata via, poi ripresa

Lincenziata a dicembre ed agosto per essere poi riassunto con nuovo contratto rispettìivamente a gennaio e settembre

non ti dico, io sono moooooooolto fortunato

[SM=g2173881] [SM=g2173881] [SM=g2173881]
wholly
00lunedì 25 ottobre 2010 13:00
L'errore è permettere che un collaboratore precario/a tempo determinato costi di meno, in termini di oneri sociali, di un collaboratore a tempo indeterminato, solo perchè l'alternativa è il lavoro nero.

E' l'ennesimo arrendersi dello Stato di fronte al malcostume generale.

Gli imprenditori fanno il loro mestiere, approfittando di un contesto che non va.

I sindacati sono buoni soltanto a difendere i diritti dei vecchi lavoratori, non pensano ai nuovi.

Lo Stato si preoccupa solo del gettito fiscale ed è capace solo di pensare in termini di tagli. La parola "redistribuzione" fa paura perfino a chi guadagna 1000 euro al mese...
wholly
00lunedì 25 ottobre 2010 13:04
Re: Re: Re:
bravetto, 25/10/2010 12.56:




ma a parte quello da me c'è gente che viene assunta con contratti di 3 mesi in 3 mesi
poi mandata via, poi ripresa

Lincenziata a dicembre ed agosto per essere poi riassunto con nuovo contratto rispettìivamente a gennaio e settembre

non ti dico, io sono moooooooolto fortunato

[SM=g2173881] [SM=g2173881] [SM=g2173881]



Vabbè, il settore editoriale è molto particolare, con l'ultimo dei giornalisti che guadagna cifre a 5 zeri solo perchè ha anzianità di servizio.

Tutte le società editoriali hanno fatto tagli enormi, per restare in vita, a spese dei giovani che per qualche tempo non potranno essere assunti.

Ma Andreotti e compagnia bella sono ancora osannati come statisti illuminati...

fiuto11
00lunedì 25 ottobre 2010 13:04
Re: Re: Re:
SirD@rio, 25/10/2010 11.43:



state per caso cercando qualche ingegnere? [SM=x35274]



no noi ormai prendiamo solo gli scarti della apple...ci costano di meno e dopo quello che fanno fare li possiamo metterli a pane e acqua che sono contenti lo stesso [SM=x35290]
SirD@rio
00lunedì 25 ottobre 2010 13:06
Re: Re: Re: Re:
fiuto11, 25/10/2010 13.04:



no noi ormai prendiamo solo gli scarti della apple...ci costano di meno e dopo quello che fanno fare li possiamo metterli a pane e acqua che sono contenti lo stesso [SM=x35290]




cane maledetto [SM=x35274]
VerbalKint
00lunedì 25 ottobre 2010 16:02
Re:
wholly, 25/10/2010 13.00:

L'errore è permettere che un collaboratore precario/a tempo determinato costi di meno, in termini di oneri sociali, di un collaboratore a tempo indeterminato, solo perchè l'alternativa è il lavoro nero.



infatti, questa cosa è assurda, in controtendenza con qualsiasi logica.
i contratti precari/a tempo determinato dovrebbero essere più "costosi" per l'azienda, che gode però della possibilità di agire su questi contratti qualora ci fossero esuberi.

Vale a dire, il lavoratore che offre flessibilità all'azienda, deve essere pagato di più.
l'azienda può scegliere cosa offrire al lavoratore che entra tra
un determinato da 1200 euro o un indeterminato da 1000 euro, ad esempio. Non è possibile concepire un determinato da 800 euro. Anche perchè il prezzo lo pagherà tutta la società tra 10 anni, quando avrà costruito una generazione senza futuro.
Zks
00lunedì 25 ottobre 2010 16:30
Bravetto ruba i soldi.
pilato
00lunedì 25 ottobre 2010 21:28
dimenticate gli interinali, non so da voi ma qui è pieno di agenzie che affittano lavoratori...
robygr
00lunedì 25 ottobre 2010 21:34
Re:
wholly, 25/10/2010 12.46:

Se ne vuole andare persino la fiat... ci sarà un motivo?




la fiat se ne deve andare a fanculo..

quando stava per fallire e lo stato cioè noi con le nostre tasse salvavamo quell'azienda di merda pero gli andava bene.. vero?

ora se ne vuole andare ahahhahaha
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