LA MORTE e RINASCITA DEL TORO:

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catamount
00mercoledì 10 agosto 2005 14:24
Dopo Questo tristissimo evento, avvenuto proprio durante il 99esimo anno di vita di una delle più Gloriose società Europee, il Campionato Italiano ha perso(non tutelandola) una parte di sè, poichè il Toro(come Squadra), come il Genoa, il Milan,la Juve(mi duole dirlo[SM=x35274] ),l'Inter,il Bologna,la Fiorentina,etc, etc ha rappresentato le pagine più belle della Storia del Campionato Italiano,il quale in Tutto il Mondo è ritenuto il più Bello!!!.....Quindi è anche Grazie al Toro se il Nostro Campionato ha tale riconoscenza a livello mondiale, ma,purtroppo chi ha gestito la vicenda(i soliti due pesi e due misure)se l'era dimenticato.....,ora, non ci resta che Augurare il Miglior Futuro per questa nuova Nascita e allo stesso Tempo,non ci resta che Sperare in una Pulizia Generale ai massimi piani degli Organi Sportivi Federali, forse non subito(visto la Mafia che sta nel calcio); però ricordatevi, il Tempo è Galantuomo e la STORIA non si Cancella, allora vedrete,i conti torneranno![SM=x35275] LA FEDE e LA PASSIONE NON MUOIONO MAI!
Ciao FORZA GENOA E TORO!!![SM=x35284] [SM=x35355]
RISPETTO E ONORE PER I GRANATA![SM=x35284] [SM=x35355]

P.s.L'unica nota positiva è che non sarete più comandati da dei Gobbi incoscienti!!![SM=x35274]
El Magico Gonzalez
00mercoledì 10 agosto 2005 15:45
grazie fratello

Morto il Torino non il Toro

10 agosto 2005

di Massimo Gramellini

DA un granata da legare non aspettatevi necrologi. Qualcosa come: «Ieri, alle 18,41, ci ha lasciati dopo lunga malattia l’A.C. Torino 1906: lo annunciano straziati un milione di tifosi, tutti bambini fra i 6 e i 90 anni. Il funerale avrà luogo non appena Cimminelli troverà i soldi per pagarlo. Si attende a minuti una fidejussione dal pianeta Papalla: il presidente Romero rimane ottimista».
Mi dispiace, non siamo morti, anche se fallire a un anno dal centenario è nelle nostre corde.

Ma la morte, per quelli del Toro, resta cosa più seria di un'evasione fiscale. La morte è Superga, è Meroni, è il sacro Filadelfia ridotto a un mozzicone come certi ruderi dell'Antica Roma. La morte, se sei granata, impari a conoscerla da piccolo, quando tuo padre invece di Cenerentola ti racconta la favola di undici campioni che un giorno presero l'aereo per il paradiso e vi si trovarono talmente bene che non tornarono più. Fra noi, ancora adesso, c'è chi si domanda se il Grande Torino sia mai esistito, o non sia piuttosto un racconto di fantasia inventato dagli adulti per farci addormentare la notte con quelle sillabe magiche sulle labbra: «Forza Toro, sempre forza Toro».

La morte la ripassi a scuola, quando la maestra t'interroga sulla basilica di Superga e tu rispondi che si tratta di una chiesa costruita dalla Juventus, apposta per farci cadere il Toro sopra, come si deduce chiaramente dal cognome dell'architetto: Juvarra. La morte, almeno per me che ero minuscolo quando Meroni la incontrò, è il Toro che dopo i funerali segna 4 reti alla Juve (3 Combin, 1 Carelli) e tutti esultano fra le lacrime - tipica gioia granata - mentre la Maratona grida «Gigi-Gigi» e allora scoppio a piangere anch'io, coprendomi la faccia con la bandiera e diventando così ufficialmente tifoso per la vita.

La vita, non la morte. Perché il Toro, pur abitando nel dolore o forse proprio per questo, resta quanto di più lontano possa esserci dalla quiete e dal distacco supremi. Il Toro non è una squadra di calcio, altrimenti sarebbe già venuta a nausea, come quasi tutto il calcio. Il Toro è un'idea, piena di luce e di rabbia. L'idea che tu stai sotto ma tornerai sopra, prima o poi, e nessuno ti trasporterà in alto se non sarai tu a raccogliere le forze contro tutto e tutti, anche contro te stesso e i tuoi pensieri peggiori, che ti sussurrano all'orecchio «tanto non ce la farai mai».

In passato il tifoso granata ha mortificato spesso la sua diversità, rappresentandosi come un vittimista e lamentoso catalizzatore della sfiga cosmica. Ma il Toro, il mio Toro è un ragazzino di 18 anni che corre come la freccia scoccata da un ubriaco e sparacchia palloni contro i riflettori alzando i pugni al cielo per minacciare una riscossa imminente, mentre sugli spalti i tifosi anziani gli gridano: «Ritirati, brocco! Tanto non ce la farai mai!». Invece noi bambini non smettiamo di incitarlo, dato che ai nostri occhi incarna l'Idea: «Forza, Pulici!». E un giorno quel brocco diventerà Puliciclone, il goleador dell'ultimo scudetto, il «tremendista» cantato da Brera e Arpino, e ogni suo gol sarà sempre un po' nostro, sarà la prova che ogni tanto il cielo va preso a pugni.

Quelli del Toro conoscono la morte e la vita, quella vera. Coltivano le vittorie come i grandi amori, eventi rari da godere appieno e riassaporare nel ricordo fino allo sfinimento (altrui). Retorici? A tratti, comunque meno di un tempo. Sanno che il Toro di Pulici è ancora vivo. Certo, sanno anche che il Torino Calcio è morto. Non ieri, però. Molti anni fa. Lo ha ucciso un complesso di arroganze, compresa quella dei tifosi che spinsero alla fuga Sergio Rossi, ultimo presidente-imprenditore prima di una pletora di affaristi e finanzieri, i «furbetti del quartierino» che noi abbiamo sperimentato in anticipo.

I furbetti hanno depredato il Toro senza neppure conoscerlo. Con scelte castranti come l'abbattimento del Filadelfia e la dispersione del vivaio, decise entrambe da un dirigente peggiore di Vidulich e Cimminelli: l'ex comparsa cinematografica Giorgio Calleri, quello che cedette Bobo Vieri al Venezia in cambio della comproprietà del formidabile Petrachi. Persino Mani Pulite ci mise del suo: la fine politica del torinista Craxi coincise con la chiusura dei rubinetti bancari a cui aveva attinto l'abile e spregiudicato Borsano. Quel Toro è morto all'Olimpico, una sera d'estate del 1993, con una Coppa Italia fra le mani. Non c'è stato più niente che gli assomigliasse, dopo. Solo folate di ricordi che si materializzavano in figli degni del «Filadelfia» come Camolese e Zaccarelli. Ma da dodici anni il Torino Calcio era un malato terminale, attaccato alla spina delle nostre paure.

Ora che ci hanno portato via tutto, anche la spina, guai se ci rimanessero addosso solo le paure. Restano i tifosi e un gruppo un po' sgangherato di aspiranti rifondatori, pieni di passione ma a corto di esperienza e quattrini. Resta, soprattutto, l'Idea. Quella non ha bisogno di fidejussioni per vivere. Si staglia all'orizzonte della nostra sofferenza, in tutto il suo splendore fuori dal tempo. Il sogno di una squadra che, unica al mondo, si allena in un tempio situato nel cuore della sua città, educando generazioni di giocatori e tifosi all'umiltà e all'orgoglio di essere Toro.
Chi è cresciuto col granata negli occhi, e naturalmente nel cuore, sta cercando da anni qualcuno che ricominci a finanziare quel sogno. Al riguardo si sono scritti decine di libri e migliaia di articoli, organizzate marce di popolo e partite di vecchie glorie al Filadelfia. Ma se nessun appello ha raggiunto lo scopo, forse significa che dobbiamo cavarcela da soli. Del resto, a cosa serve proclamarsi diversi, se poi si finisce per aspettare, come i tifosi delle altre squadre, che qualche mecenate dai dubbi trascorsi e dalle ancor più dubbie capacità ci tolga dai guai?

Il Toro merita di essere salvato dai suoi tifosi, un milione di persone da monsù Pautasso al cavalier Ferrero, da cento euro a centomila: tutti potrebbero contribuire, ciascuno in base alle proprie possibilità, a un'operazione seria di azionariato diffuso. In Spagna, terra di toreri, funziona. Non so quanto sia fattibile in Italia. Ma se mai lo fosse, non potrebbe che esserlo qui: nella terra del Toro.

NightAngel
00mercoledì 10 agosto 2005 16:48
Aldo Grasso su corriere.it
In Italia è sempre così: ha ragione chi grida più forte. Chi alza le barricate, chi scende in piazza, chi blocca i traghetti, chi occupa le stazioni, chi mette la città a ferro e fuoco. E chi trova un cavillo. Spesso chi grida più forte invocando anche il cavillo ha ragione due volte: prima sperimenta la ragione del prevaricatore e poi trova sempre un giudice, magari in buonafede, disposto ad accogliere le sue ragioni. Da un po' di anni, d'estate, si assiste a questo triste balletto della composizione dei calendari dei campionati di calcio.
È curioso infatti che questo mondo in dissoluzione, quello del pallone, abbia scoperto un'insolita vena moralistica e abbia deciso di mettere fuorigioco le squadre che non pagano il fisco o che si comprano le partite o che non rispettano il regolamento. Giustamente. È inevitabile però che, nell' affannosa osservanza del diritto, dell'imparzialità, della lealtà sportiva si faccia qualche eccezione. Come è accaduto in passato. Purtroppo, nell'ottemperare alle regole, tutti ambiscono a essere l'eccezione.
L'unione delle ragioni di chi grida più forte con quelle di chi pretende la deroga genera una miscela esplosiva in grado di far saltare ogni ordinamento. Più o meno è quello che è successo a Genova, dove il giudice civile Alvaro Vigotti ha accolto la richiesta di provvedimento d'urgenza dei legali del Genoa e ha ordinato alla Federazione Calcio di sospendere ogni decisione in ordine all'inquadramento delle squadre nelle diverse categorie e alla formazione dei calendari per la prossima stagione agonistica.
Il ricorso al provvedimento d'urgenza davanti al giudice civile ha consentito ai legali del Genoa di ottenere il congelamento di ogni decisione «che possa procurare alla società rossoblù un danno economico e patrimoniale imminente e irreparabile ». La combine c'era, conclamata, con risvolti persino ridicoli (il presidente Preziosi sorpreso il giorno dopo a pagare cash): ma i tifosi genoani non se la prendono con il loro presidente, preferiscono scendere in piazza. Di che stupirsi?
Il Tar del Lazio non aveva riammesso in serie A il Messina dopo che i tifosi siciliani avevano bloccato i traghetti sullo Stretto, costringendo centinaia di persone a passare la notte in auto, e si erano persino scontrati con le forze dell'ordine? Èsolo una casualità? Si discute molto del ruolo di supplenza che la magistratura a volte assumerebbe, ora sotto ilnome di politicizzazione o di giustizialismo o di questione morale. Si accusa la magistratura di volersi sostituire alla politica nel governo del Paese. Qui però ci troviamo di fronte a qualcosa di molto diverso.
Forse è più giusto parlare di «cattiva pedagogia » di certa magistratura molto sensibile alle ragioni della passione, del campanile, della piazza. È più giusto parlare di una strana alleanza (l'unica forse) fra politici e magistrati che trova nel tifo le sue argomentazioni per andare contro le leggi, per sovvertire le norme, per farsi giustizia a spese della giustizia sportiva. Scrivo queste note con la morte nel cuore. Ieri è scomparso per la seconda volta il Torino.Mase Superga ci aveva insegnato che i colori granata sono legati a un disegno divino, che non c'è squadra come il Toro che possieda un così alto patrimonio di sentimenti, un passato da mito, il senso di appartenenza, una forza dolente capace di scuotere dal di dentro, il patron Ciminelli ci insegna solo che a non rispettare le regole si finisce col rovinare tutto (o capita solo a noi?).
Alla vigilia dei cent'anni, la serie A conquistata sul campo, è dolorosamente triste cessare di esistere per aver evaso il fisco. Triste ma inevitabile.
Aldo Grasso
10 agosto 2005
NightAngel
00mercoledì 10 agosto 2005 16:50
Dal mio BLOG:



4 maggio 1949. Scompare schiantandosi sul colle di Superga il "Grande Torino". Muoiono nell'impatto 18 giocatori, 5 dirigenti tecnici, 3 giornalisti e 5 membri dell'equipaggio. Quel giorno si infrangono i sogni di un popolo, i sogni di una città, i sogni di un gruppo di uomini, di campioni.

9 agosto 2005. Il Consiglio di Stato respinge il ricorso del Torino e gli revoca l'ammissibilità all'iscrizione al campionato professionistico di Serie A (ed a tutti gli altri campionati professionistici). Il Torino Calcio 1906 (già A.C. Torino 1906) per non scomparire nei dilettanti e salvare titolo e trofei, deve ricorrere all'angusto "lodo-petrucci" assumendo una nuova denominazione (sperando che questo basti!). Scompare così il Toro, quel Toro che si è ritagliato un posto nell'Olimpo del calcio, non solo per quei sette scudetti che si è cucito sul petto, ma soprattutto per la caratteristica che da sempre contraddistingue chi indossa la maglia granata, sia esso un calciatore oppure un tifoso: la grinta!

Ebbene, i signori Cimminelli, Romero e tutti gli altri è ora che inizino davvero a vergognarsi per ciò che hanno fatto di fronte ai resti dell’aereo o di fronte alla tomba di quei ragazzi del ’49, pieni di sogni e di progetti. Il Toro dovrà darsi un bel colpo di reni e, come sempre ha fatto, ripartire; il problema non è la mancata Serie A, quella si può riconquistare, il problema è far si che il Toro torni ad essere un marchio sinonimo di “grinta”, in mano a chi gli vuol bene, cioè a noi. Nell’anno del centenario, nell’anno delle Olimpiadi a Torino, la squadra delle sofferenze vive il più triste momento societario della propria storia: è ora di pensare davvero ad un futuro ad azionariato popolare, che impedisca a queste iene di cibarsi dei resti del nostro povero Toro.

La maglia granata è sinonimo di grinta, sofferenza, determinazione e chi la indossa non molla mai e mai mollerà. Forza Toro, ora e per sempre.
SuperDelve
00mercoledì 10 agosto 2005 18:19
Massimo sostegno ai tifosi torinisti e genoani... ci speravo in una seria A con loro (in attesa del napoli)

EDIT: però perdonatemi ma trovo un po' "pesanti" i paragoni con la disgrazia di Superga

[Modificato da SuperDelve 10/08/2005 18.22]

elfaggio
00mercoledì 10 agosto 2005 18:19
ONORE AL GRANDE TORO













chechumostovoi
00mercoledì 10 agosto 2005 19:19
sempre grande toro[SM=x35278]
pilato
00mercoledì 10 agosto 2005 19:35
Onore al Toro e ai suoi grandissimi, immensi tifosi, sicuramente più attaccati a quella maglia di noi juventini, tanto di cappello, tornate in fretta. [SM=x35275]
catamount
00mercoledì 10 agosto 2005 21:29
Re:

Scritto da: pilato 10/08/2005 19.35
Onore al Toro e ai suoi grandissimi, immensi tifosi, sicuramente più attaccati a quella maglia di noi juventini, tanto di cappello, tornate in fretta. [SM=x35275]



Non ci vuole molto...la Juve è una Moda, un po come la Zamp....[SM=x35290] [SM=x35315] [SM=x35315] [SM=x35307] [SM=x35372] [SM=x35372]

P.s.Non ti arrabbiare[SM=x35322]
El Magico Gonzalez
00mercoledì 10 agosto 2005 21:37
non andiamo OT

soprattutto quando uno juventino afferma certe cose


rispetto per pilato

NightAngel
00giovedì 11 agosto 2005 09:21
Re:

Scritto da: SuperDelve 10/08/2005 18.19
Massimo sostegno ai tifosi torinisti e genoani... ci speravo in una seria A con loro (in attesa del napoli)

EDIT: però perdonatemi ma trovo un po' "pesanti" i paragoni con la disgrazia di Superga

[Modificato da SuperDelve 10/08/2005 18.22]




Leggi meglio il pezzo. Non è un paragone reale ma una critica nei confronti cimmimerda e romerdo. E poi un po' di nostalghia.
micoud
00giovedì 11 agosto 2005 15:21
con un presidente juventino e un pagliaccio ( che ha causato la morte di uno delle ali piu' forti italiane: Gigi Meroni) tutto questo era scontato[SM=x35293] .

Quando arrivo' Basharin per comprare il toro (forse + x farsi pubblicita') Romero il pagliaccio disse: " Grazie a Cimminelli ora la societa' fa gola a molti visto che possiamo vantare un bilancio da champion's league !" E certo brutta testa di ca[SM=x35293] [SM=x35293] se nn pagavate i contributi dovuti[SM=x35296]
(¦Dragoon¦)
00giovedì 11 agosto 2005 15:38
onore al torino.
dirk sheva90
00giovedì 11 agosto 2005 15:48
Massimo rispetto per il toro.
Scanto
00giovedì 11 agosto 2005 16:21
Re:

Scritto da: dirk sheva90 11/08/2005 15.48
Massimo rispetto per il toro.



[SM=x35275]
AragornElessar
00venerdì 12 agosto 2005 13:17
sta succedendo l'assurdo...
32vincent82
00venerdì 12 agosto 2005 14:04
Comotto: "I guai del Toro non sono ancora finiti"


L'oramai ex capitano punta il dito su Cimminelli.

TORINO – Conteso tra Lazio e Sampdoria, ma arrabbiato per come sono andate le cose. Gianluca Comotto, capitano del Toro che ha appena abbassato le serrande, parla dell’impossibilità di rimanere in maglia granata.

“Se Napoli e Fiorentina sono fallite – ha detto - e ripartite con imprenditori con grandi disponibilità economiche, questa società riparte con un punto di domanda. I problemi non si sono certo risolti. Con la nuova dirigenza gli unici contatti li ha avuto il mio procuratore e l’approccio non è stato positivo. Non sono mai andati al dunque, è evidente che hanno possibilità economiche minime. I guai del Torino non sono ancora finiti.

Cimminelli?Di tutta questa faccenda, la verità la sa soltanto lui. Non è stato molto corretto nei nostri confronti, ci ha detto sempre che ce l’avrebbe fatta. Io penso che ci fossero gravi problemi economici alle spalle, che riguardavano anche la sua azienda. Negli anni passati si è creato il vuoto intorno, poi nel momento del bisogno non ha ricevuto aiuto. Sono un po’ deluso anche dalla città e dagli imprenditori torinesi perché qualcuno avrebbe potuto dargli una mano. E’ ovvio che c’era interesse a farlo fuori”


Scanto
00venerdì 12 agosto 2005 15:08
Re: Comotto:

Scritto da: 32vincent82 12/08/2005 14.04


L'oramai ex capitano punta il dito su Cimminelli.

TORINO – Conteso tra Lazio e Sampdoria, ma arrabbiato per come sono andate le cose. Gianluca Comotto, capitano del Toro che ha appena abbassato le serrande, parla dell’impossibilità di rimanere in maglia granata.

“Se Napoli e Fiorentina sono fallite – ha detto - e ripartite con imprenditori con grandi disponibilità economiche, questa società riparte con un punto di domanda. I problemi non si sono certo risolti. Con la nuova dirigenza gli unici contatti li ha avuto il mio procuratore e l’approccio non è stato positivo. Non sono mai andati al dunque, è evidente che hanno possibilità economiche minime. I guai del Torino non sono ancora finiti.

Cimminelli?Di tutta questa faccenda, la verità la sa soltanto lui. Non è stato molto corretto nei nostri confronti, ci ha detto sempre che ce l’avrebbe fatta. Io penso che ci fossero gravi problemi economici alle spalle, che riguardavano anche la sua azienda. Negli anni passati si è creato il vuoto intorno, poi nel momento del bisogno non ha ricevuto aiuto. Sono un po’ deluso anche dalla città e dagli imprenditori torinesi perché qualcuno avrebbe potuto dargli una mano. E’ ovvio che c’era interesse a farlo fuori”





certo i due compari stanno in vacanza [SM=x35281]
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