La trattativa del secolo

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Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:55
Ho appena letto l'articolo di Rosario Pastore, sulla trattativa che porto' Maradona al Napoli, è un articolo bellissimo, un po' lungo, però per chi ama il calcio non puo' non leggerlo, soprattutto a chi non li ha vissuti quei tempi o come me cha ha un ricordo sbiadito.
Buona lettura :

"Chi aveva voluto “veramente” Diego Maradona a Napoli? Se oggi andaste a chiederlo a Corrado Ferlaino o ad Antonio Juliano, ricevereste due risposte completamente diverse. Ciascuno dei due garantirebbe che tutta l’operazione era stata voluta, architettata e condotta in porto esclusivamente da se stesso, ammettendo, al massimo, un po’ di collaborazione da parte dell’altro.

Ebbene, le cose non andarono esattamente così. Checché ne dica l’ingegnere, la verità è che nell’operazione si era trovato trascinato per i capelli dal suo direttore generale. E, durante tutta la complessa operazione durata parecchi mesi, ripetutamente sperava in cuor suo che tutto andasse a ramengo e che si cominciasse finalmente a parlare di altri acquisti sicuramente più alla portata delle casse del Napoli. E’ vero, piuttosto, che la fase risolutiva del trasferimento, quella più delicata, venne concordata dai due con una tattica napoleonica. Ma forse è più esatto parlare di trio, piuttosto che di duo. Perché all’accoppiata napoletana si aggiunse un elemento estraneo, un argentino amico carissimo di Diego e dotato di una intelligenza stratosferica. Gli anni sono passati, molti hanno dimenticato perfino l’esistenza di Jorge Cyterszpiller, un ragazzo sfortunato, colpito dalla poliomelite da ragazzino e ispiratore di tutte le strategie del giocatore. Cyterszpiller è stato fondamentale nel passaggio del Cabezon dal Barcellona al Napoli.

Cyterszpiller, allora, era presidente della “Maradona Producciones”, una società creata per sfruttare al massimo, a livello pubblicitario, la figura di Diego Armando. Questo sodalizio aveva cominciato a guardare con una certa antipatia il Barcellona da quando era successo un episodio significativo. Durante una partita con l’Athletic di Bilbao, il giocatore venne preso di mira da una specie di bandito, il difensore basco Goicoechea. Un’entrata micidiale e conseguente frattura di tibia e perone. Responso dei medici del Barca: 3 mesi di inattività. Un disastro per le attività pubblicitarie di Diego Armando. Cyterszpiller convoca un ortopedico di fama internazionale, il dottor Oliva, che vive a Milano. Nel giro di 2 mesi, Maradona è pronto a tornare in campo. A questo punto, quel che non t’aspetti. Piuttosto che essere soddisfatti per aver guadagnato un mese, i dirigenti catalani impongono alla “Producciones” di pagare la parcella a Oliva. Si trova un compromesso dopo accese discussioni, ma qualcosa si è rotto, fra il club e l”entourage” dell’argentino. A fare da mediatore Caesar Menotti, ex c.t. della nazionale biancazzurra e attuale allenatore del Barca. E proprio da Menotti, probabilmente, nasce tutta l’operazione. Accade che nell’aprile ’94 il Barcellona sia impegnato in amichevole ad Udine. Sull’aereo, il tecnico argentino si confida con Ricardo Fujica, mediatore argentino residente a Valencia.

"Se qualche club avesse intenzione di farsi avanti – sussurra Menotti alle attentissime orecchie di Fujica – questo sarebbe il momento buono. Il Barcellona potrebbe anche essere convinto a cederlo. E Diego non vede l’ora di giocare in Italia, nel più grande campionato del mondo".

Qualche giorno dopo, il mediatore è ad Avellino per organizzare un’amichevole e per offrire a Pierpaolo Marino, a quei tempi direttore generale della società irpina, un paio di giocatori. Dall’albergo, si mette in contatto con Juliano. Una telefonata di quaranta minuti. Fujica spiega pure che, per arrivare a Maradona, bisogna passare attraverso Cyterszpiller.

"Ha l’ufficio nella Gran Via Carlos III, a Barcellona. Comunque, ci penserò io a fissarle un appuntamento", racconta candidamente.

Crede di aver fatto l’affare della sua vita, il mediatore. Invece, qualche giorno dopo, quando a Barcellona busserà alla porta dell’ufficio di Cyterszpiller, ci troverà già Juliano. Inutile percorrere vie traverse, quando puoi puntare direttamente all’obiettivo, si era detto il napoletano.

Il colloquio fra i due è proficuo. Jorge chiama al telefono Diego Armando, c’è il primo contatto fra club e giocatore. Maradona resta colpito dall’interlocutore. Parlando di lui, dirà: "Juliano? Un hombre barbaro: Juliano? Un uomo favoloso".

A questo punto, è impensabile ritenere che il dirigente del Napoli stesse facendo tutto di sua iniziativa. Stava agendo in gran segreto, è vero (per il viaggio in Spagna, prenotazione con nome falso, auto a nolo per Fiumicino, nessuna confidenza, neanche con la moglie). Ma con Ferlaino di sicuro ne aveva parlato. L’ingegnere aveva dato l’ok, probabilmente pensando che il tentativo del suo dipendente non avrebbe sortito a niente. Altro, il ragionamento del pragmatico Juliano. Che aveva deciso di fare un tentativo, come quell’uomo che incontra un tizio con una mucca e gli butta là: . Sapendo, probabilmente, di avere qualche buona carta in mano.

Torniamo alla Gran Via Carlo III, che qualche mese dopo si sarebbe trasformata in un altro dei tanti punti di bivacco dei giornalisti napoletani nel capoluogo catalano.

Via via, le chiacchierate iniziali si fanno sempre più concrete. Per esempio, si comincia a parlare di soldi. Ingaggio di un milione di dollari l’anno; il 25% sull’incasso delle amichevoli disputate all’estero; la percentuale del 15% sulla cifra della cessione. Infine, appartamento, servitù, due macchine, una per Diego Armando, una per la sua compagna Claudia Villafanes.

All’argentino preme avere molti ambienti a disposizione. Ha, al suo seguito, un intero clan, fra amici e parenti. “Il clan dei sudacos”, dicono sprezzantemente a Barcellona, ricordando anche qualche rissa, qualche scazzottata come quella al night “Up and down”. Maradona per primo sa che quel seguito può apparire scomodo. Ma è la sua gente, non se ne separerebbe mai, non la tradirebbe. Un giorno, durante la trattativa, un giornalista spagnolo col quale avevo fatto amicizia, mi raccontò un aneddoto significativo.

"Vuoi sapere com’è fatto veramente Dieguito? Qui dicono che, se si presentasse in smoking bianco ad una festa e qualcuno gli lanciasse un pallone infangato, non esiterebbe a stopparlo di petto e calciarlo di sinistro. Ma un’altra cosa va aggiunta. Quando il Barca ha vinto la “Copa do Rey”, il club organizzò una grande festa all’hotel Princesa Sofia. C’erano tutti, dal governatore di Catalogna all’alcade (il sindaco, ndr) di Barcellona. A un certo punto, Maradona scomparve, nessuno riusciva a trovarlo più. Venne cercato dappertutto, dai saloni alle stanze dell’albergo alle cucine. Alla fine, qualcuno ebbe l’idea di aprire una porticina che dava in una specie di bugigattolo. Lì dentro c’erano lui ed il suo clan. Bevevano birra a strimpellavano sulla chitarra nostalgiche canzoni argentine>. Diego Armando aveva girato le spalle alla compagnia della parte più ricca, più chic, più “in” della città: per lui, era un’altra la vera festa. Era con i fratelli Hugo e Lalo, con gli amici Nestor e Ricardo, con qualche altro". E dunque, come poteva pretendere il Barca che ignorasse quelli con i quali, soli, si sentiva a proprio agio?

Ma qui, come detto, siamo già a una fase avanzata della trattativa. Come nei romanzi d’appendice, bisogna fare un passo indietro. Ci penseremo al nostro prossimo appuntamento.
Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:55
Siamo in maggio, maggio 1984. Corrado Ferlaino e Antonio Juliano capiscono che dalle parole bisogna passare ai fatti. Sono tutt’e due a Barcellona e, all’interno delle mura nemiche, danno una prima spallata all’avversario, chiedendo ufficialmente di aprire una trattativa per il trasferimento di Maradona al Napoli: offerta, 13 miliardi di lire.

Come sappiamo, attraverso le parole convincenti di Jorge Cyterszpiller, amico di Diego, una breccia nel cuore del fuoriclasse argentino è stata aperta. Oltre al lato economico, Cyterszpiller, che conosce bene com’è fatto “dentro” il suo compagno d’infanzia, insiste sull’aspetto sportivo. In quel periodo, il calcio inglese come lo vediamo oggi, era di là da venire: la pubblicità non era entrata pesantemente nel mondo del foot-ball. Lo stesso dicasi per il campionato tedesco, mentre già da qualche anno gli olandesi erano praticamente spariti dal grande panorama europeo. L’unica concorrente al campionato italiano era la Liga spagnola, che poteva contare sulle sempre vive tradizioni del Real Madrid e del Barcellona: neanche il Siviglia si era ancora imposto a livello nazionale. I più grandi talenti mondiali sbarcavano in Italia. L’anno prima, l’Inter aveva ingaggiato Muller e quell’estate aveva acquistato il più forte giocatore tedesco: Karl Heinz Rummenigge. La Fiorentina aveva preso Socrates, che gli italiani ricordavano come talentuoso elemento nel Brasile dell’82; sempre dal Brasile, era in arrivo il difensore di fascia Junior.

Manchi solo tu – ripeteva Cyterszpiller a Diego - . Il calcio italiano ti attende.

Siamo al 24 maggio, giovedì. In Italia i più nostalgici cantano la “Canzone del Piave”; in Catalogna, il Barcellona sta per partire per un quadrangolare a New York. Io e un solo altro giornalista italiano, un collega da “Il Mattino”, Romolo Acampora, siamo a El Pratt, aeroporto di Barcellona. Maradona sa che la notte precedente, in seno alla giunta direttiva del club azulgrana, si è votata una importante decisione. Era in discussione la proposta di cedere Maradona, accettando la trattativa col Napoli. La maggioranza è favorevole: 14 voti per il “sì”, 4 per il “no”. Una maggioranza schiacciante, che, però, non determina l’automatica accettazione a trattare. Bisogna spingere perché quell’orientamento del Consiglio Direttivo (in seno al quale siede, però, un certo Gaspart, potentissimo vicepresidente e estremamente contrario a dare l’addio a Diego. Sarà lui l’osso più duro da rosicchiare).

E dunque, che fa l’accoppiata Maradona – Cyterszpiller per ottenere la spintarella? Basteranno poche, pepatissime dichiarazioni del giocatore per scatenare entusiasmo da un lato, irritazione dall’altra.

Davanti ai taccuini, Diego dice: Ho un contratto col Barcellona e intendo rispettarlo.Mi chiedo, però, se lo stesso sentimento animi il club. Non mi pare, visto che accetta di trattare con un’altra società. Per quanto mi riguarda, sono disposto a dire di sì a questo trasferimento. Forse nel Barcellona ho fatto il mio tempo. Comunque, ne parleremo al ritorno dagli Stati Uniti.

Una strategia finissima, come vedete. Destinata a portare allo scoperto il Barca. E, perchè no?, anche il Napoli che, fino a quel momento, aveva cercato di mantenere il più stretto riserbo sui suoi passi. Ci mettiamo alla ricerca di Ferlaino e Juliano, senza successo. Ci rechiamo nella redazione di un quotidiano barcellonese, “El Sport”. I colleghi ci raccontano altri particolari della riunione della notte precedente. Voluta dal presidente azulgrana, Nunez. Già, ma la conferma del Napoli? L’idea, geniale, viene ad Acampora.

Probabilmente Ferlaino e Juliano stanno per partire, non li raggiungiamo più. Proviamo a telefonare all’aeroporto. Dirò che sono il vicepresidente Gaspart e che ho bisogno di parlare con loro. Daremo il numero del giornale.

Il piano riesce. L’altoparlante de “El Pratt” fa il suo dovere e, 10 minuti dopo, Juliano chiama al telefono cercando di Gaspart.

Sono Acampora, Antonio – gli dice Romoletto -. Scusami, ma avevamo bisogno di notizie. Com’è andata?.

A quel punto, continuare a nascondersi sarebbe stato ridicolo. Juliano dice solo che l’aereo è in partenza e che non c’è tempo. A quel punto, chiamo Milano, dove il volo faceva scalo e avverto i colleghi della “Gazzetta”.

Ai cronisti che gli si affollano intorno, a Linate, i due dicono: E’ vero, siamo sulla pista di Maradona. Per il Napoli, si tratterebbe di un eccezionale salto di qualità. Ma il sacrificio economico che stiamo per affrontare è enorme.

Tutto bene, dunque? Apparentemente, sembrerebbe di sì. In realtà, siamo alla vigilia di una delle più folli, avvincenti e, giornalisticamente parlando, esaltanti avventure della storia dello sport. Intanto, a New York, Maradona conferma le parole rilasciate a Barcellona. Appare sereno, con la barba perfettamente rasata. .

Maradona, però, commette un errore. Rilascia un’intervista al “Clarin”, quotidiano bonaerense , in cui confessa le sue pene di giocare in un campionato violento, aggiungendo che, a suo parere, il popolo catalano è “strano”. L’intervista viene subito rilanciata a Barcellona e l’irritazione monta immediatamente. Ai tifosi non piace quella definizione, “strano”; i dirigenti, i più importanti (il presidente Josep Luiz Nunez e il vicepresidente Juan Gaspart) decidono che il giocatore vada punito. Vuole andare via? Bene, la società si opporrà con tutte le sue forze.

Viene convocata di nuovo la giunta esecutiva del club, per mercoledì 6 giugno. Per la “Gazzetta”, in quei giorni, a Barcellona c’era il bravissimo Alberto Cerreti, che così mi racconterà la sequenza degli avvenimenti.

Sembrava tutto fatto. I segnali erano favorevoli. A un certo punto, ci raggiunge Gaspart. Ci guarda fermamente e dice : “El Barcelona no traspasa a Maradona. Maradona se queda”. Tradotto: non cediamo il giocatore, che resta con noi.

Cosa era successo? In quei giorni, scrivemmo che alcune considerazione avevano deciso l’atteggiamento di Nunez e Gaspart, che pure, ripeto, avevano dovuto discutere con una maggioranza ancora favorevole alla trattativa. Queste le considerazioni:

1) il Barcellona è orgoglioso di tesserare alcuni fra i più forti giocatori del mondo;
2) anche ammesso che lo cediamo, dove troveremo un degno sostituto?;
3) in precedenza, il Barca ha avuto difficoltà a farsi pagare giocatori ceduti all’Estero, come Krankl e Simonssen;
4) da Napoli giungono notizie poco rassicuranti sulla solidità finanziaria del club;
5) il Napoli è stato scorretto rivolgendosi direttamente al giocatore, scavalcando la società;
6) accontentare Maradona significherebbe premiare un atto di ribellione dl giocatore.

Come si vede, prospettive non rosee. La cosa bella di questo thrilling, di cui continueremo a parlare prossimamente, è che sappiamo già come andrà a finire…
Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:56
Ricordavo, nel precedente appuntamento, i vari argomenti che presidente e vicepresidente del Barca, Nunez e Gaspart, avevano illustrato ai colleghi della giunta direttiva per giustificare la loro opposizione alla trattativa sulla cessione di Maradona al Napoli. C’era, in realtà, un motivo molto più importante, per il massimo dirigente del club catalano. Per capirlo, bisogna riportarsi agli statuti che ancora oggi vigono in Spagna per quanto riguarda le elezioni degli organi direttivi. In quei giorni del 1984, a Nunez sta per scadere il mandato presidenziale. I 108mila soci del club devono votarne la riconferma. Ebbene, come reagirà la base elettorale di fronte alla cessione di Maradona, che appena un paio d’anni prima era stato presentato come l’acquisto del secolo? Specialmente, poi, se la partenza del fuoriclasse argentino dovesse coincidere con altri risultati deludenti per la squadra? Fra le altre cose, il principale rivale nella corsa alla poltrona presidenziale è proprio Juan Gaspart.

A quel punto, a Nunez non resta che allearsi con il rivale: perderanno o vinceranno assieme. Gasparet, che sta per diventare uno dei personaggi più odiati della storia di Napoli, non sarà altro che il portavoce di Nunez.

La diversa reazione alle decisioni del 6 giugno (no alla trattativa con il Napoli) sono sintomatiche. Ferlaino e Juliano sono amareggiati, naturalmente. Nessuna scena da dramma greco, però. Solo, alcune contenute dichiarazioni del direttore generale che si limita a prendere atto della decisione della giunta direttiva. Juliano arriva a precisare: Devo aggiungere che mai il Barcellona ha accettato l’idea di cedere Maradona>. Corrado Ferlaino (che, probabilmente, in cuor suo sospira di sollievo) parla di programmi alternativi. Ma poi, messo all’angolo dai giornalisti, precisa: Il Napoli non ha affatto rinunciato a Maradona. Ha accusato il colpo ma attende di sferrare un nuovo attacco. La trattativa non è conclusa>.

La posizione di Diego Armando Maradona è molto più dura. Aspra, addirittura. Al ritorno da New York, si scatena.

Che società è questa – dice – che dimentica ogni forma di serietà? Aveva accettato di discutere il mio passaggio al Napoli e ora si tira indietro. Il Barcellona ha nobilissime tradizioni ma ha un gruppo di dirigenti non all’altezza. Qui i giocatori vengono trattati in maniera disumana, c’è un padrone e ci sono degli schiavi. “Quiero irme”, voglio andar via, non posso più sopportare questo ambiente>.

Naturalmente, dietro queste dichiarazioni c’è il Richelieu argentino, quel Jorge Cyterszpilletr che ha capito l’inutilità dei toni morbidi e ritiene che occorra tornare alla guerra aperta.

Lo stratega sudamericano fa un’ulteriore mossa. L’8 giugno, in grandissimo segreto, sbarca a Capodichino. Nessuno deve sapere niente. Ma come si fa a tenere un segreto a Napoli? C’è anche un pizico di sfortuna. Cyterszpiller non è personaggio che passi inosservato e viene riconosciuto da un cronista sportivo. Jorge lo prega di non dire niente a nessuno in cambio di un’intervista. Speranza vana. Nel giro di un’ora, tutta la città sa che il manager di Maradona è a Napoli. Dov’è che sono tutti bravi, è nel non farsi pescare, anche se le mosse sono seguite passo per passo. Così si sa che Cyterszpiller ha visto prima Juliano, poi ha incontrato Ferlaino. A lui ricorda che la maggioranza della giunta esecutiva è d’accordo sulla cessione. L’ingegnere, alla fine, si fa convincere, avvertendo però che i 13 miliardi di lire sono il massimo sforzo economico che il Napoli possa fare.

Di più non possiamo spendere, neanche se volessimo>, conclude Ferlaino.

E Maradona? In quei giorni è a Parigi, per il torneo di tennis al Grand Garros. E’ tifoso di McEnroe, che è in finalissima contro Lendl. Scommette anche sull’americano contro la compagna Claudia, che finirà col vincere la posta: la bellezza di 6000 pesetas, l’equivalente di 35 euro, ecco quanto perde Diego Armando.

Torniamo alla trattativa. C’è un personaggio, all’interno della società, che è particolarmente favorevole a una conclusione positiva. Si tratta di Carlos Tusquets, tesoriere del Barca. Gaspart lo ha incaricato di studiare se ci sono le possibilità che la cosa abbia un seguito. Tusquets sa meglio di ogni altro che quella montagna di soldi sarebbe una manna per le casse della società. Ha anche ricordato, in Consiglio, che in quei giorni sta per scadere la rata di 700mila dollari da versare all’Argentino’s Juniors. Soldi che bisogna assolutamente pagare. Il rischio è che, in caso contrario, dal Sudamerica parta una denuncia alla Fifa, che potrebbe condannare il Barcellona a restituire Maradona al mittente: una clausola prevista nel contratto del 1982.

Possiamo anche decidere di non cedere il giocatore – questo il ragionamento di Tusquets -. Ma, almeno, vediamo se il Napoli è realmente in grado di pagare i tredici miliardi. Poi, possiamo sempre dire di no. Ma dove andiamo a pescare un’altra società che offra tutti quei soldi?>.

Ed ecco un’altra svolta nell’intricata vicenda. Nei giorni precedenti, dalla sede del Napoli erano partiti numerosi telex che invitavano il Barcellona ad aprire una discussione. Dalla Spagna, nessuna risposta. Un telex vale come un documento ufficiale: rispondere, vorrebbe dire ufficializzare la trattativa. Ed ecco che un telex finisce per partire. Mittente, la Banca Mas Sarda, un istituto di credito affiliato al Banco di Bilbao e con una sezione speciale riservata ai soci del Barca. Nel testo, viene richiesto un deposito di 600mila dollari a garanzia della serietà della proposta. Inoltre, il Barcellona richiede, oltre al pagamento in contanti della prima rata, di 3 milioni di dollari, la fideiussione totale della altre due rate, in scadenza nell’85 e nell’86, da parte di una Banca italiana. La prima rata è di 2 milioni 320mila dollari, la seconda di 2 milioni 180mila dollari.

Ferlaino si mette immediatamente in movimento. Occorre che intervengano gli Istituti di Credito. C’è una difficoltà. Ricordo che siamo ben lontani dall’Unione Europea, con tutti i benefici valutari ad essa legati. A quei tempi, l’esportazione di moneta era un reato fiscale. Se faccio uscire questi soldi senza un contratto firmato, domani arriva la Finanza e mi porta via in manette>, confida Ferlaino. A dargli una mano, il sindaco di Napoli, che era Enzo Scotti. Questo il suo ragionamento: La città non deve apparire sui giornali solo per fatti negativi. L’arrivo di un fuoriclasse come Maradona farebbe del Napoli una squadra competitiva, che rappresenterebbe un momento di aggregazione per una città avversata da problemi gravissimi>.

Viene trovata la scappatoia. A fare da intermediario sarà la filiale di Barcellona del Banco di Roma. La garanzia di 600mila dollari viene depositata.

Il Barcellona risponde. Ma non al Napoli, che continua ufficialmente ad ignorare, sdegnosamente. I catalani scrivono al Banco di Roma, precisando altre modalità, altre clausole. L’accettazione alla trattativa, a questo punto, sembra implicita.

C’è ottimismo, in giro. Io parto di nuovo per Barcellona, col biglietto di ritorno già fissato per il 20 giugno, giorno indicato dal Napoli quale ultimo per la conclusione del trasferimento. Resterò in Catalogna molto più a lungo. Mistavo apprestando a vivere giornate entusiasmanti per la mia vita professionale e per il Napoli.
Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:57
Insieme con me, partono per la grande avventura due ottimi colleghi: Antonio Corbo, che in quel periodo scriveva ancora per il “Corriere dello Sport” e, per “Il Mattino”, Sergio Troise, il quale, durante la trattativa, lascerà il posto a Franco Esposito. Anche il “Corriere della Sera” manderà un inviato, Massimo Fabbricini. Solo in seguito, ci raggiungerà Darwin Pastorin, per “Tuttosport”.

Per il 19 giugno è prevista un’altra riunione della Giunta del Barca. Nell’attesa che termini, noi giornalisti cominciamo a scrivere gli articoli. Stavolta, ci teniamo prudenti: solo cronaca. Poi, se le cose andranno bene, scriveremo il cosiddetto “cappello”, ovvero la parte iniziale. I fatti diranno che abbiamo fatto bene a tenere i piedi per terra. Alle 21,45 la porta si spalanca e si presenta il solito Gaspart. Imperturbabile di fronte all’assalto di taccuini e registratori, il vicepresidente del Barcellona dice: La Giunta esecutiva ha confermato la decisione del 6 giugno. Maradona non si muove. Quando e se ci saranno novità, verranno comunicate.

Due settimana passate inutilmente, insomma. La domanda è spontanea: perché c’era stata una risposta al telex? Gaspart freddamente spiega: Il Napoli insiste e noi rispondiamo. E’ una forma di semplice cortesia. Ma il Barcellona non vuole privarsi di Diego Armando Maradona.

Intanto, per vie traverse, appuro che, da parte di qualche dirigente, è partita la richiesta di punire il giocatore per le sue precedenti dichiarazioni: l’argenino rischia una multa di 30 milioni di lire, poco più di 15mila euro.

Nel frattempo Maradona, al ritorno da Parigi, si è sottoposto a un piccolo intervento in clinica per asportare la protesi al ginocchio inserita dopo la durissima entrata di Goicoechea. Tutto il mondo crede che si sia chiuso nella sua villa di Pedralbes, uno splendido quartiere residenziale del capoluogo catalano; in realtà, è andato in gran segreto a Buenos Aires a festeggiare il compleanno del padre. Guillermo Blanco, il prezioso capo ufficio stampa della “Maradona Pruductions”, lo confida in un orecchio agli inviati italiani. Aggiungendo: Sapete una cosa? Vi consiglierei di non ripartire ancora.

Barcellona è divisa trasversalmente da una grandissima arteria, che ora si chiama Diagonal e fino a un paio di decenni fa era l’avenida Generalissimo Franco. E’ la strada delle banche. Anche l’ex Banco di Roma aveva qui la sua filiale. I giornalisti italiani si fanno ricevere dal direttore. Il segreto bancario è sacro, si sa. Ma qualcosa il gentiluomo italiano, Germini, si lascia scappare, quando dice ai quattro inviati: Siete proprio sicuri che la trattativa debba considerarsi definitivamente chiusa?. E anche nella sede del Napoli arriva qualche segnale. A Juliano viene quasi sussurrato: Andate avanti, cercate di mandare al più presto le fidejussioni richieste. La partita non è chiusa. Chi dà questi consigli? No, non è Gaspart. Più probabilmente, il tesoriere Carlos Tusquets. Proprio quello che commetterà un errore destinato a dare una svolta alla trattativa. Il suggerimento viene recepito e l’attività di Corrado Ferlaino alla caccia di capitali si fa frenetica.

E dunque, fermiamoci un attimo su Ferlaino. L’ho detto, all’inizio era stato un po’ scettico. Poi, l’atteggiamento dei catalani lo aveva infastidito. Il presidente che aveva sfidato l’opinione pubblica italiana spendendo 4 miliardi di lire (una cifra incredibile negli anni ’70) per Savoldi ed era quasi riuscito a portare Paolo Rossi, non ancora Pablito, a Napoli, operazione non riuscita solo per il no del giocatore, si era infuriato.

Il Napoli non avrà gli scudetti del Barcellona, ma quanto a correttezza e onestà non lo batte nessuno, dice. E bussa a 4 istituti di credito: Banco di Napoli, Banco di Roma, Banca della Provincia di Napoli e Monte dei Paschi di Siena: tutti si dicono disposti ad aiutarlo.

E a Barcellona? In aeroporto, sta per sbarcare Maradona, di ritorno dall’Argentina. E’ stanco, ma lucido. Non vedevo l’ora di tornare per vedere cosa sta succedendo, dice.

Attacca come un toro infuriato. A proposito delle minacce di multa, osserva: In un regime democratico, ognuno dovrebbe poter dire quello che pensa. Sono sotto accusa per le mie dichiarazioni? Ebbene, questo è fascismo. Nel Barcellona, la verità non si può dire perché dà fastidio . Vogliono darmi trenta milioni di multa? Comincino a pagarmi i trentasei milioni che mi spettano per la mia amichevole di Bordeaux. Il Barca promette ma non mantiene.

Poi, il primo messaggio d’amore per i napoletani. Sento di amare questa gente come amo gli argentini. Purtroppo, non sono io a decidere. Dite ai napoletani che continuino a sperare, come faccio io. E non credano che Ferlaino stia bluffando. Chiedete a Cyterszpiller: il Napoli mi vuole veramente. E Cyterszpiller, che è là presente, strizza l’occhio ai giornalisti italiani e dice: Tranquillos, amigos, tranquillos.

E’ il 21 giugno. Io e gli altri parliamo con Nicolau Casaus, l’altro presidente del Barcellona. Considera ineluttabile la partenza di Diego, e aggiunge: E’ il numero uno al mondo. Se verrà in Italia, chiederò a Ferlaino un abbonamento. Ogni domenica sarò da voi per seguire Maradona.

Intanto, a Napoli Ferlaino ha avuto le risposte positive della Banche. Per il momento, bisogna aspettare. Il 23 e il 24 giugno, sabato e domenica, a Barcellona spariscono tutti. Ma c’è un altro colpo di scena. Il quotidiano “El Sport” (Gaspart è uno dei maggiori azionisti) pubblica un’intervista a Nunez . Il presidente denuncia minacce dalla camorra napoletana in assenza del “sì” al trasferimento. Una montatura. Alberto Sanchis, un collega del giornale concorrente , “El Mundo deportivo”, mi chiama in albergo e mi chiede come stanno le cose. L’indomani, in edicola, “El Mundo” esce con articoli irridenti alle fantasiose storie raccontate da “El Sport”.

Si arriva al 25 giugno, la settimana decisiva. Il calciomercato si chiude alle 20 del 30 giugno. E per due anni le frontiere resteranno sbarrate ai calciatori stranieri, fino ai mondiali dell’86 in Messico. Allo stadio c’è in incontro fra Nunez e Maradona. Diego rivela: Il presidente mi ha detto che se il Barcellona trova un degno sostituto, mi cederà al Napoli. Ci siamo lasciati da buoni amici. Un “idillio” che durerà pochissimo.

Ed eccoci alla svolta. Il 27 giugno Francesco Rasulo, validissimo collega alla redazione di Napoli della “Gazzetta”, mi telefona: In sede è arrivato un fax misterioso. Cercavano un vocabolario spagnolo. Sono sicuro che sia arrivato dal Barcellona. Sarebbe la prima comunicazione ufficiale col Napoli.

Chiamo la sede del club blaugrana. Negano. Ferlaino, da Parigi, conferma: si tratta di una richiesta di proroga della fideiussioni. Non aggiunge che altri elementi del telex rendono fortissima la posizione del Napoli. Mentre in Spagna un giornale, “La Vanguardia”, fa capire che ora il Barcellona gioca al rialzo, Juliano si appresta ad arrivare per l’ennesima volta in Catalogna. Il direttore generale sta per esibirsi in un clamoroso “colpo di teatro” . Lo farà all’aeroporto. Quella sera del 28 giugno, “El Pratt” sembra via Marina nella ore di punta. Almeno 70 giornalisti attorniano il dirigente napoletano. La “trattativa del secolo” sta per arrivare alla dirittura finale. Anche se la strada non sarà del tutto in discesa.
Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:57
Incredibile. All’inizio dell’avventura c’era solo un gruppetto di giornalisti italiani. Con loro, sei o sette spagnoli. Quella sera, all’aeroporto del “Pratt” si sarebbe potuto formare un intero corpo redazionale di un giornale importante. Eravamo tutti là, ad aspettare Antonio Juliano. Attorniato da ogni parte da cronisti, il direttore generale gioca subito il suo asso.

"Io e il dirigente Dino Celentano siamo venuti qui a Barcellona per firmare il contratto che trasferisce Maradona al Napoli, proprio come ci ha invitato a fare il club catalano", annuncia Juliano. A questo punto apre l’inseparabile “Ventiquattr’ore” e sventola la copia del fax inviato dal Barcellona. Ecco il testo in spagnolo: anche chi non conosce la lingua, riuscirà a comprendere il succo dello scritto.

"Con referencia a nuestra conversacion mantenida en el dia de ayer, los rogamos tramiten sus Bancos avalistas che la caducidad de aval sea ampliada de tal modo che permita poder firmar contratto o el dia 28 o el dia 29, dado che, con la redacion actual, hoy es el ultimo dia para firmar el contrato. Rogamos envien urgentemente rectificaciones a Banco de Bilbao. Firmado, F.C. Barcelona".

Si tratta, come il lettore può facilmente intuire, di un clamoroso errore. Il Barcellona invita il Napoli a protrarre la scadenza. Ma non per discutere, bensì per firmare il contratto. A questo punto, qualsiasi tribunale, a cominciare da quello sportivo dell’UEFA, darebe ragione al Napoli, se il caso gli prospettato. Il testo è stato compilato e inviato da Carlos Tusquets, il tesoriere del Barca, favorevole alla trattativa. Siamo ancora sicuri che si sia trattato solo di un semplice sbaglio?

Juliano e Celentano, col sorriso di chi è convinto di avere in pugno la partita, vanno all’hotel Princesa Sofia (Gaspart è uno dei proprietari), lo stesso dove alloggiano i giornalisti italiani.

In albergo, i due napoletani vengono ricevuti dal vicepresidente.Il direttore dell’hotel mette a disposizione il suo ufficio. La porta a vetri consente a noi cronisti di seguire il colloquio, anche se non si riesce ad ascoltare niente. Ma sarà lo stesso Juliano, nella notte, a informare sul contenuto della discussione.

"Prima mi ha chiesto un milione e trecentomila dollari in più. Quando gli ho risposto che il Napoli non era disponibile, ha cambiato le carte in tavola. Ha detto che Maradona non è trasferibile. Ci siamo dati appuntamento per domani nel suo ufficio di Rambla Cataluna".

Siamo alla stretta finale. E’ il 29 giugno. L’indomani, alle 20, si chiuderanno le frontiere. Ma neanche la riunione nella tana di Gaspart sorte risultato positivo. Volano parole grosse fra i due “nemici”. Poco manca che non si arrivi alle mani. Juliano mostra il telex a Gaspart, che lo legge per la prima volta. Poi chiama uno dei legali del Barcellona. "Che obbligo comporta questo testo?", gli chiede. E l’avvocato:"Un obbligo c’è, ma solo di natura morale". Salutandolo, Gaspart gli dice: " Ho qui nel mio ufficio il signor Juliano. L’unica cosa che ancora non ha fatto è stata quella di picchiarmi".

Ai giornalisti, Juliano poi racconta: "Gli ho semplicemente detto che se non ci danno Maradona, fanno una figura di m… di portata internazionale. L’ho anche ringraziato, perché il Napoli da questa storia esce a testa alta. Invece loro non sapranno più dove andare a nasconderla, la testa".

Nuovo appuntamento al pomeriggio. Juliano telefona a Ferlaino e gli dà il consiglio di arrivare al più presto a Barcellona e di essere pronto a firmare il contratto. Il presidente affitta un aerotaxi e, insieme col dirigente Isaia, arriva in Catalogna.

Intanto, nella sede del club blaugrana, si svolge un’altra riunione tempestosa. Qualche dirigente minaccia le dimissioni, se il Barcellona non dovesse rispettare quanto promesso nel telex. Ma Nunez e Gaspart sono irremovibili: Maradona non va ceduto, a nessun costo. Così, mentre Ferlaino atterra a “El Pratt”, Gaspart telefona a Juliano "Non cediamo il nostro giocatore. Però, visto che avevo preso un impegno con lei, passerò in albergo per salutarla".

Anche Ferlaino sente al telefono Juliano, che gli comunica l’ultima notizia non positiva. Si danno appuntamento in un bar sulla Diagonal, il “Torquemada”. Il presidente del Napoli arriva e si sprofonda in un a poltrona. E’ pallido, quasi affranto. Il Barcellona gli ave va chiesto di spostare i termini dell’avallo e lui lo aveva fatto. Ora gli dicono che è stato tutto inutile.

Juliano e Gaspart si vedono all’hotel Princesa. Si appartano nella stanza 1717. Sembra il colloquio definitivo. Nella hall centinaia di persone, fra giornalisti, tifosi e curiosi. Le notizie che arrivano dal diciassettesimo piano non sono confortanti. Ma c’è l’ennesimo colpo di mano di quel demonio di Jorge Cyterszpiler. Negli ultimo giorni non si era visto, aveva preferito rimanere fra le quinte. Ma ecco che, poco dopo le 19, appare in albergo. In compagnia, però. Con lui c’è Diego Armando Maradona. Dieguito, volto scuro e barba incolta (segnale estremamente chiaro sul suo stato d’animo) prende l’ascensore e va su. Irrompe nella 1717 e, a un pallidissimo Gaspart, urla la sua rabbia. "Voglio che tu sappia – gli dice – che voglio andarmene da Barcellona: è la cosa che desidero di più nella vita. Voglio che tu sappia che, se mi temete qui, ne subirete le conseguenze. Voglio che tu sappia che con il tuo club Maradona ha chiuso definitivamente. Mi aspettavo che manteneste le vostre promesse. Vi state dimostrando solo dei bugiardi".

Gaspart replica: "Tu sei un giocatore del Barcellona. Così come rispettiamo i nostri impegni economici con te, ci aspettiamo che tu li rispetti con noi".

Poco prima delle 21, Maradona e Cyterszpiler lasciano la stanza. Nella hall, dicono ai giornalisti : "C’è una riunione in corso. Non sappiamo come andrà a finire". Salutano come se si ritirassero a casa. In realtà, Maradona raggiunge l’abitazione del presidente Nunez che, saputo del suo arrivo, si è barricato in casa. Fuori dalla porta, Maradona picchia sull’uscio e grida: "Il Barcellona se ne pentirà". Poi torna nella sua villa di Pedralbes. Confesserà in seguito: " Poteva succedere qualcosa di molto brutto. Ho capito che non era il caso. In giardino, ho preso la racchetta e mi sono sfogato dando violenti colpi alla palla".

All’hotel Princesa Sofia, dopo la sortita del giocatore e del suo manager, si presenta Gaspart. "Maradona no traspasa – dice - .Se queda a Barcelona".

Inutile fargli altre domande. Gaspart dice solo :"Es definitivo". Il club blaugrana considera chiusa la storia per sempre.

Sono le 21 del 29 giugno. Mancano appena 23 ore alla chiusura delle frontiere. Anche meno, quando Ferlaino ospita gli inviati italiani nello “snack” del Princesa. Nonostante tutto, l’atmosfera è distesa. Seraficamente, il presidente chiede ai cronisti: "Come credete che andrà a finire?". E a Juliano :"Mi hanno parlato bene di un giocatore dell’Atletico Madrid, Hugo Sanchez. Si informi, mi faccia sapere se è possibile arrivarci".

Una domanda fatta ad alta voce, quasi che Ferlaino si attenda che qualche orecchio estraneo ascolti e riferisca. In effetti, era andata proprio così. I giornalisti se ne accorgeranno qualche ora dopo, la mattina del 30 giugno. Mentre si fanno i preparativi per la partenza (e qualcuno, infatti, imprudentemente e intempestivamente prende il volo per l’Italia), il direttore del Princesa si avvicina a Juliano e gli dice che lo desiderano al telefono. Dopo qualche minuto, il direttore generale del Napoli ritorna. Ha un sorriso soddisfatto. Troppo, perché gli inviati non capiscano che dev’essere successo qualcosa di molto importante.
Cpkirk
00martedì 18 febbraio 2014 13:58
Normalmente, i dirigenti di una società sono molto riservati sulle mosse di mercato. Nel caso della trattativa Maradona in Catalogna, questo non succede. Si è creata una specie di complicità fra la dirigenza del Napoli e il gruppo di giornalisti italiani in Spagna. Proprio come è accaduto ai cronisti, che hanno cercato di mettere da parte la rivalità istintiva normale fra giornalisti di testate diverse e lavorano in perfetto accordo: i cosiddetti “buchi” vengono riservati ai colleghi catalani. E che sfizio, ragazzi, quando capita di saperne di più dei padroni di casa. Ripensando a quei giorni, mi viene da sorridere ricordando come gli inviati di Gazzetta della Sport, Corriere dello Sport e Il Mattino andassero a caccia di notizie, magari dividendosi i compiti, senza pensare minimamente alla possibilità di farsi fra di loro brutti scherzi.

Riprendendo il filo del racconto, accade così che, dopo la misteriosa telefonata ricevuto al “Princesa”, Antonio Juliano racconta senza problemi quanto è accaduto.

Era Gaspart – dice -. Mi ha chiesto a che ora intendessi partire per Napoli. Gli ho risposto che sono fatti miei.

I giornalisti intuiscono che il Barcellona sta facendo marcia indietro. Probabilmente per due motivi:

1) le proteste dei consiglieri che vedono sfumare la prospettiva di incassare 13 miliardi di lire;

2) l’atteggiamento duro tenuto da Maradona il giorno prima.

Ma forse, anche la mossa di Ferlaino di chiedere a Juliano notizie su Hugo Sanchez ha avuto il suo peso. Fatto sta che il presidente Nunez sta cambiando rotta. Juliano, praticamente in mezzo alla hall dell’albergo, comincia ad allacciare una trattativa telefonica con l’Atletico Madrid per Sanchez. In hotel c’è anche Jorge Cyterszpiler. Quanto poteva fare, il manager di Diego lo ha fatto. Ora fa da spettatore e segue con un pizzico di ammirazione la sceneggiata del direttor generale.

Alle 11,35 ancora una telefonata. Gaspart dice al suo funzionario del “Princesa”: Chieda al signor Juliano se può venire da me al più presto. In caso positivo, lo accompagni nel mio chalet di San Andres de Llavaneras. Gli raccomandi il massimo riserbo. Il dirigente del Napoli accetta e parte in compagnia di Celentano. Solo, prega i giornalisti di non seguirlo, per non rischiare di mandare a monte la trattativa. Ve lo giuro, vi informerò io dei risultati, appena ci saranno, assicura.

Lo chalet è in collina, a nord di Barcellona, a qualche chilometro dalla Costa Brava. Ad aspettare Juliano e Celentano c’è un altro dirigente del Barca, l’avvocato Brugueras, favorevole alla trattativa. In poche ore accade quanto non era accaduto in due mesi di trattative. Si arriva all’accordo, mancano solo pochi dettagli. Juliano telefona a Ferlaino.

Stavolta ci siamo davvero, presidente. Venga immediatamente a Barcellona. Ferlaino è a Milano, dove sta trattando il passaggio al Napoli di Serena, Bagni e Muller. Mancano poche opre alla chiusura delle trattative. Il Napoli farà in tempo? Ed ecco il colpo geniale dell’ingegnere. Che si precipita negli uffici della Lega Nazionale e deposita una busta chiusa. Poi in aerotaxi, sempre insieme con lo stilista Isaia, si catapulta in Catalogna.

Quella sera, l’aeroporto de “El Pratt” sembra il crocevia dei destini del Calcio Napoli. C’è anche Maradona, assieme a Claudia. E’ stato avvertito da Cyterszpiler ma resta nascosto nella sua Golf rossa. In un ufficio dell’aeroporto si continua a discutere. Vanno precisati gli ultimi accordi. Infine, viene convocato Diego: è giusto che assista alla firma del contratto. Fuori da quell’ufficio ci siamo io e Antonio Corbo. Gli altri colleghi sono rimasti in albergo, a tenere i contatti con l’Italia. Voglio ricordare ai lettori che in quei tempi il cellulare era un oggetto di là da venire. Finalmente la porta si apre. Vediamo Maradona piangere. Dopo tanti giorni di tensione, i nervi del ragazzo hanno ceduto. Poi, le sue prime parole da giocatore del Napoli.

Hanno capito che non era il caso di tenermi per forza. Quando arrivai a Barcellona, avevo intenzione di rispettare il mio contratto di sei anni. Ma sono accadute tante cose, tante incomprensioni. Adesso sono del Napoli e ne sono entusiasta. Qui mi sentivo in catene. Era necessaria una grande forza per spezzarle. Con l’aiuto del Napoli ci sono riuscito.

Segue un messaggio ai napoletani: Sapevo della loro sofferenza, sapevo che qualcuno si è fatto perfino incatenare ai cancelli per dimostrare il suo affetto per me. Ora so che sono contenti. Fate sapere alla mia nuova gente che Diego Maradona è felice dieci, cento, mille volte di più. Sono sicuro che l’amore che già sento per questa città è destinato a diventare immenso: mi sono innamorato di Napoli prima ancora di conoscerla.

Per conoscerla, dovrà aspettare ancora quattro giorni. Intanto, però, Ferlaino deve completare il suo capolavoro. Le 20, ora di chiusura delle frontiere, sono passate da un pezzo. Il presidente non si perde d’animo. Con il contratto in mano, torna a Milano e, grazie alla complicità di qualcuno (non sapremo mai chi è questo benefattore) entra nottetempo negli uffici della Lega, si impadronisce della busta consegnata nel pomeriggio (all’interno c’è solo un foglio completamente bianco) e deposita il documento vero.

Torniamo a Barcellona. Abbiamo avuto il tempo di dettare ai nostri giornali articoli grondanti orgoglio ed entusiasmo. Maradona è andato a dormire (o forse a festeggiare, chissà). Sul campo restiamo noi cronisti a tener compagnia a Juliano e Celentano, anche loro sfiniti. Sono quasi le 3 del mattino. La fame, dopo tante ore di tensione, si fa sentire. Per fortuna, a Barcellona ci sono ristoranti aperti giorno e notte. Ci sediamo a un tavolo di un Drug Store del Paseo de Gracia, a pochi metri da quel capolavoro di architettura che è il Palazzo della Pedrera del Gaudì, e ci facciamo servire un bel po’ di portate. Juliano espone le sue idee sulla presentazione ufficiale di Diego. Tutto dovrà essere fatto per bene. Gli occhi di tutto il mondo dello sport (e non solo dello sport) guardano a quanto sta per succedere a Napoli.

La nostra squadra di allievi – osserva Juliano – ha appena vinto il titolo italiano. Si potrebbe organizzare una partita per festeggiarla e presentare Maradona direttamente al San Paolo.

Sono le 5 del mattino. E’ ora di andare a letto.

Il giorno dopo, da Napoli, Franco Rasulo mi telefona: Le follie per le strade del Mundial ’82 sono niente a confronto di quanto sta succedendo in queste ore per le vie di Napoli. Sembra una Piedigrotta di altri tempi.

La partenza è fissata per mercoledì 4 luglio. Noi giornalisti assicuriamo che sarà mantenuto il silenzio, per evitare eventuali disordini all’arrivo. L’aereo parte alle 12,30 da “El Pratt”. Diego si concede un paio di show. Prima con qualche boccaccia, poi facendo finta di mettere fretta alla comitiva. Rapido – grida , vamos rapido, antes che llega Nunez, e cioè: facciamo presto, prima che arrivi Nunez.

A bordo, anche due giornalisti televisivi. Dopo 58 giorni, finalmente anche mamma Rai si è accorta che c’è stata una trattativa importante che riguardava un club italiano e il giocatore di calcio più forte del mondo. Il patto del silenzio, comunque, coinvolge anche la TV. Diego arriva a Napoli il 4 luglio e la città lo ignora. Lo scoprirà dai giornali solo il giorno dopo. Quando, dopo le visite mediche della mattinata, nel pomeriggio potrà vedere il suo idolo in carne ed ossa al San Paolo. Duecento inviati da ogni parte del mondo, 14 emittenti televisive, 53 fotografi per un Maradona tutto vestito d’azzurro che sta per salire la scaletta del San Paolo. C’è un antipatico episodio quando un giornalista francese fa riferimento ad un intervento della camorra dietro alla trattativa. Ferlaino risponde furibondo e fa cacciare il cronista. Finalmente, l’impatto. Un evento grandioso. Diego appare sul terreno di gioco, l’urlo del San Paolo si leva altissimo. Buonasera, napolitani, dice. E poi, Viva Napoli!. Un calcio al pallone e la festa è finita. Anzi, per la verità, la vera festa sta per cominciare. Maradona è arrivato; seguiranno due scudetti, una coppa Uefa, una Supercoppa. E l’orgoglio straordinario di essere napoletani. Ma questa è un’altra storia.

Rosario Pastore
:ciao:
drygo
00martedì 18 febbraio 2014 14:03
Maradona a Napoli l'ha portato Platini
Il giro fatevelo da soli
grizzly 62
00martedì 18 febbraio 2014 15:22
Re:
drygo, 18/02/2014 14:03:

Maradona a Napoli l'ha portato Platini
Il giro fatevelo da soli




:ahah: si ma i soldi ce li mise sempre e comunque corrado ogni volta che lo racconta diventa come zio paperone ahaahah
e poi corrado non darebbe mai il merito a qualcun altro e' troppo presuntuoso :asd:
sto parlando di ferlaino che ho conosciuto di persona molto tempo fa e che anche in tempi recenti ho potuto incontrare amichevolmente

drygo
00martedì 18 febbraio 2014 15:28
Re: Re:
grizzly 62, 18/02/2014 15:22:




:ahah: si ma i soldi ce li mise sempre e comunque corrado ogni volta che lo racconta diventa come zio paperone ahaahah
e poi corrado non darebbe mai il merito a qualcun altro e' troppo presuntuoso :asd:
sto parlando di ferlaino che ho conosciuto di persona molto tempo fa e che anche in tempi recenti ho potuto incontrare amichevolmente





I soldi li mise il Banco di Napoli grazie a Gianni Punzo che fece da garante
Ferlaino ha finito di pagare i 16 miliardi nel 1992 prosciugando le casse dell'impresa di famiglia (e non so manco se li ha messi poi tutti)
Fatto sta che Punzo e Ferlaino non si parlano più, quindi dubito
grizzly 62
00martedì 18 febbraio 2014 15:57
Re: Re: Re:
drygo, 18/02/2014 15:28:




I soldi li mise il Banco di Napoli grazie a Gianni Punzo che fece da garante
Ferlaino ha finito di pagare i 16 miliardi nel 1992 prosciugando le casse dell'impresa di famiglia (e non so manco se li ha messi poi tutti)
Fatto sta che Punzo e Ferlaino non si parlano più, quindi dubito




guarda se potessi direi molto di piu' ma di sicuro mio zio tifosissimo della roma ha contribuito in parte a che maradona venisse a napoli i soldi erano si del banco di napoli ma punzo fu "coinvolto" suo malgrado e nonsi parla con corrado non per soldi ma per altro
Mufragnone
00martedì 18 febbraio 2014 17:33
Brividi.
Bellissimo.

karma77
00martedì 18 febbraio 2014 21:27
o fridd nguoll
PES3player
00martedì 18 febbraio 2014 23:46
fantastico, ho letto ogni rigo di questa storia avvincente. Altri tempi, altro calcio
xavier 75
00mercoledì 19 febbraio 2014 02:23
Letto tutto...

Una trattativa degna del più grande giocatore che abbia mai calcato un campo di calcio.
beto6
00mercoledì 19 febbraio 2014 18:46
Potrebbero fare un film solo sulla trattativa!

Che emozione, mi sono commosso!

Grazie per averlo postato.
El Magico Gonzalez
00giovedì 20 febbraio 2014 16:35
Re:
beto6, 19/02/2014 18:46:

Potrebbero fare un film solo sulla trattativa!

Che emozione, mi sono commosso!

Grazie per averlo postato.




mi commuovo sulla fiducia
beto6
00giovedì 20 febbraio 2014 17:50
Re: Re:
El Magico Gonzalez, 20/02/2014 16:35:




mi commuovo sulla fiducia




mi sta bene :salto:
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