Riporto qui di seguito la lettera redatta dagli Ultras del Bologna (gruppi organizzati della Curva Andrea Costa) all'indirizzo della società Bologna a seguito dell'amichevole coi Campioni del Cervia
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Gent.ma Società Bologna Football Club 1909,
innanzitutto grazie.
Grazie per averci regalato, rendendo "memorabile" un altrimenti qualunque giovedì 17 febbraio, un meraviglioso pomeriggio di grande sport e grande calcio.
Grazie per aver deciso di riaprire le porte del Dall'Ara per un'amichevole, evento al quale i tifosi rossoblu hanno potuto assistere, da anni a questa parte, solo peregrinando per monti valli e fiumi della nostra meravigliosa regione e non solo (in estate a Rimini, Cesenatico, Sestola, ma anche in Trentino..altrimenti tutti dietro la rete a Casteldebole)
Grazie per esserVi finalmente ricordati di noi tifosi rossoblu non in occasione di un'amichevole qualunque, ma addirittura (addirittura!!) contro il mitico Cervia, la squadra dei Campioni del Business.
Grazie per averlo fatto organizzando "meticolosamente" un evento di tale portata, chiarendo fin dal principio le regole della giornata: ingresso SOLO in tribuna e nei distinti.
Grazie allora di averci rimandato indietro dalla tribuna al momento dell'ingresso.
Grazie di aver permesso che alla fine ognuno facesse ciò che voleva, che questo significasse scavalcare i cancelli della curva od il fossato che separa il campo dagli spalti.
Grazie per aver organizzato un "meticoloso" servizio di sicurezza (neanche dieci poliziotti e qualche"maschera" sfiatata), che non è stato in grado, nemmeno durante lo svolgimento dell'incontro, di impedire che qualche invasato (tutto fuorché abituale frequentatore dello stadio e tifoso rossoblu in genere) entrasse in campo cercando di raggiungere i suoi "idoli": i giocatori del Cervia!!
Grazie infine per aver permesso a noi veri tifosi del Bologna, noi che per i colori rossoblu soffriamo e ci emozioniamo, noi che questo stadio lo assiepiamo ogni domenica e continueremo a farlo, che piova o batta il sole, sia che l'avversario sia il Milan od il Leffe, grazie per averci permesso di vedere la devastazione del Dall'Ara, la Casa della nostra squadra, la Nostra Casa, perpetrato al termine dell'incontro da una sottospecie di orda di unni in minigonna e jeans strappati, in preda a crisi ormonali o semplicemente in balia delle ultime convulsioni dei pochi neuroni rimastigli.
Tale scempio non era forse prevedibile, ma è stato permesso ignorando i segnali che arrivavano già dal primo tempo dagli spalti, sottovalutando il richiamo e gli effetti (più eccitanti di una droga) che il tubo catodico e la diretta televisiva sono in grado di esercitare su certe persone.
Una società come il Bologna, così attenta a "casa propria" da mandare il conto a quegli spettatori dei distinti resisi responsabili della rottura di un seggiolino, avrebbe dovuto impedire che tale indegna conclusione rovinasse un normale pomeriggio con la propria squadra.
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Questo invece è un articolo che ho trovato su vari siti dedicati al mondo del tifo italiano:
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ROMA - Nonostante gli stadi affollati e i picchi di ascolto televisivi, c'è un pezzo d'Italia calcistica che il Cervia "entità creata dai mass media" proprio non lo digerisce. E non per ragioni campanilistiche ma perché i protagonisti di Campioni, reality di Italia 1, quelli che escono o entrano nella rosa a seconda delle preferenze del pubblico che li vota da casa, sono visti come un corpo estraneo alle regole del calcio "all'antica". Che c'entra poco con sms, squadre costruite a seconda delle esigenze televisive, un pubblico composto da teenager urlanti come quello che affolla le esibizioni degli undici giocatori che militano nel campionato dilettanti e che sono sistematicamente seguiti dalla telecamere di Italia 1.
Basta girare in Rete e parlare con alcuni tifosi per capire che la rivolta monta. E che, l'improvvisa impennata della popolarità del Cervia (giovedì allo stadio Barbera di Palermo c'erano 35mila persone), viene sempre meno digerita. D'altronde, all'inizio, quando i protagonisti del reality Campioni languivano in crisi d'ascolti e successo, la questione era liquidata con un'alzata di spalle. "baracconate televisive" rispondevano i frequentatori delle curve. Ma da quando, grazie all'enorme battage televisivo, amichevoli con i grandi club comprese, i gialloblù del Cervia sono diventato un caso, l'irritazione di molti tifosi (non solo delle curve) è cresciuta. "Con il Cervia è nato il calcio del futuro, non giocato ma tutto costruito da e per la tv", dice Carlo Balestri di Progetto Ultrà.
Un esempio? Giovedì 17 marzo il Cervia gioca a Bologna. Sugli spalti migliaia di ragazzini e ragazzini urlanti che premono per poter invadere il campo e toccare i proprio beniamini. Il giorno dopo gli ultras bolognesi mettono nero su bianco tutto il loro disappunto: "Grazie per aver permesso la devastazione del Dall'Ara, perpetrato al termine dell'incontro da una sottospecie di orda di unni in minigonna e jeans strappati, in preda a crisi ormonali o semplicemente in balia delle ultime convulsioni dei pochi neuroni rimastigli".
Toni e argomentazioni che si ritrovano, trasversalmente, anche in molte altre tifoserie. "Il 24 marzo giochiamo con il Cervia. Che tristezza che la società si presti ad una simile farsa - si legge sul formum Gradinata sud della Sampdoria - Si potrebbe andare e cantare 90 minuti contro il calcio moderno" . Cambia la serie ma l'irritazione è analoga. "I Campioni del Cervia sono tutti giovani, belli, rampanti, depilati, tatuati, con il gel e il cerchietto in testa, senza un filo di pancia", si legge sul forum del Cittadella, che milita in C1. "Il dilettante che conosco io ha spesso 30 anni suonati e ginocchia cigolanti, stacca dal lavoro tardi e si va ad allenare 3 volte a settimana, con la pioggia e con il sole, si infanga nelle mutande, litiga con la ragazza, si sveglia la domenica mattina all'alba per andare a farsi insultare da un pubblico di 30 persone rancorose, senza prendere una lira, per il gusto di giocare".
Ma la protesta non viaggia solo su Internet. Durante Real Misano-Cervia sugli spalti appare uno striscione che definisce Gullo, uno delle star della squadra, "credibile come Emilio Fede". Alcuni tifosi, come quelli del Siena, hanno snobbato l'amichevole con il Cervia non presentandosi allo stadio. Altri ancora, come quelli della Roma, una partita contro "l'entità creata dai mass-media" la vedono come il fumo negli occhi. "Ho la certezza matematica che non faranno entrare nulla riguardante i gruppi ultras della Roma", scrive un tifoso sul sito
www.asromaultras.org. "Sanno di avere il panorama ultras contro e non vogliono cadere in figuracce davanti a tutti. Spero che se questa partita ci sarà ci sia un movimento di massa contro tale pagliacciata".
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questo invece è uno stralcio di articolo uscito su Panorama che può far riflettere:
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La curva degli ultrà dell'Eboli.
La squadra stava fallendo, è stata affidata ai tifosi. Oggi non solo è prima in campionato, ma ha una curva esemplare che guida la classifica del fair play. Miracolo o modello da esportare?
«In questo mondo di lacrime, come canta Venditti, fatela conoscere questa nostra bella favola di Eboli, dove si fermano pochi ma buoni» dice lui con l'aria del messia stanco mentre si butta sugli spaghetti al sugo di vongole: e non si capisce se stia parlando di Cristo o di Panariello che a Eboli si è fermato a piantare la tenda del suo show itinerante e Armando gli ha fatto da anfitrione. «Lei mi scuserà ma devo andare a timbrare il cartellino».
Armando guida da 15 anni l'ambulanza della asl, una Fiat Ducato 2000. Al volante è un marine. L'ultima impresa? Infilarsi nel caos di Napoli e raggiungere a tempo di record l'ospedale pediatrico Santo Bono per salvare un bambino con un grave ematoma in testa. «È l'unico presidente in Italia che non ha l'autista, ma fa l'autista» chiosano gli amici discepoli Marco e Massimo Forlenza, gemelli monozigoti, anche loro ultrà storici e dirigenti dell'Ebolitana. «Siamo noi il vero reality show del calcio, altro che il Cervia» dicono con gli occhi lucidi. Marco ha una tipografia e stampa gratis tessere, volantini e manifesti. Lui è il Moggi dell'Ebolitana. Massimo lavora e fa proseliti alla Nestlé, dove la quota abbonamenti è trattenuta in busta paga. La domenica è al botteghino.
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questo è quello che si legge per intero sul Cervia da parte dei tifosi del Cittadella:
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I Campioni del Cervia sono tutti giovani, belli, rampanti, depilati, tatuati, con il gel e il cerchietto in testa, senza un filo di pancia, già rodati da anni di campionati giocati a tirar stincate in giro per l'Italia, su campi infami, senza mai aver rinunciato al sogno di diventare Pancaro (presente in studio). Il dilettantismo che ho conosciuto io, invece, è soprattutto quello che, purtroppo o per fortuna, al sogno ha rinunciato da tempo. Il dilettante che conosco io ha spesso 30 anni suonati e ginocchia cigolanti, stacca dal lavoro tardi e si va ad allenare 3 volte a settimana, con la pioggia e con il sole, si infanga nelle mutande, litiga con la ragazza, si sveglia la domenica mattina all'alba per andare a farsi insultare da un pubblico di 30 persone rancorose, imbastisce risse senza senso delle quali si pente per anni, si fa male in maniera costante e spesso grave, si opera e torna a giocare per poi rifarsi male, senza prendere una lira, per il gusto di giocare, di fare il professionista ‘per diletto’, allenandosi, incazzandosi e godendo come se il sogno ci fosse ancora. Al posto degli autori di Campioni sarei andato a ravanare negli spogliatoi di qualche squadra di Seconda Categoria, tra borse rattoppate e olio canforato, spogliatoi dalle panche rotte e dalle turche scagazzate di fresco, fenomeni mancati e pippe conclamate, allenatori guru e massaggiatori con lo spray, miorilassanti e bustine di zucchero, custodi rozzi e docce fredde, scarpini a 13 tacchetti di gomma e parastinchi fatti d'ovatta ‘perché quelli veri me danno fastidio’. Ecco, io il reality sul calcio dei dilettanti l'avrei fatto così, con atmosfere così, con posti così, con gente così, ma non avrebbe fatto audience. Forse.