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Perquisizioni della Guardia di Finanza in Lega, Sky e Mediaset

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2015 18:00
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MILANO - Un patto per impedire la concorrenza sul mercato della pay tv nel settore dei diritti televisivi della Serie A. E' il sospetto che ha avviato le indagini dell'Antitrust e della Guardia di Finanza che stanno eseguendo ispezioni a Milano e Roma presso le sedi della Lega calcio di Serie A, di Mediaset e Sky. Al centro delle indagini ci sarebbe l'esito finale della vendita dei diritti televisivi per le stagioni calcistiche 2015-2018, espletata dalla Lega calcio nel giugno 2014: il nodo riguarda l'accordo siglato tra le due piattoforme per mantenere lo status quo, un'intesa che spinse la Lega ad accontentarsi di 150 milioni di ricavi in meno e, soprattutto, ad assegnare i diritti tv a una cifra inferiore alla base d'asta.

L'accordo - secondo l'ipotesi investigativa - è avvenuto fra i principali operatori attivi a livello nazionale sul mercato delle pay-tv, vale a dire Sky e Mediaset. La stessa Lega calcio, in violazione di disposizioni europee - ipotizzano gli investigatori - avrebbe favorito gli accordi: una tesi rafforzata dal fatto che le squadre di Serie A abbiano rinunciato a massimizzare gli introiti come, invece, prevedeva il bando.

Il ruolo della Lega e di Infront. A spostare il peso della bilancia fu, soprattutto, Infront, l'advisor della Lega Calcio che avvallò le tesi di Mediaset sconfessando il bando preparato: "Sky ha offerto la cifra più alta ma non può vincere sia sul satellite che sul digitale" dicevano lo scorso anno gli ambienti vicini alla Lega controllata - di fatto - dalla cordata del Milan di Galliani. Nel suo ruolo di venditore, la Confindustria del pallone si riservò, quindi, il diritto di scegliere la soluzione preferita, a prescindere dalle regole del gioco. Di più: si decise di aggiungere ex post una clausola non scritta al fine di vietare l'assegnazione allo stesso soggetto dei lotti più pregiati: "Vogliamo massimizzare il ritorno, senza creare un monopolio. Altrimenti - dicevano gli advisor - avremmo venduto per esclusiva e non per piattaforma". Un assist a Mediaset che dall'apertura delle buste uscì sconfitta.

I fatti. Per capire di cosa si tratta bisogna fare un passo indietro, tornando all'estate dello scorso anno, quando dopo una battaglia lunga settimane Sky si era aggiudicata l'intero campionato sul satellite e Mediaset le partite delle migliori 8 squadre di serie A sul digitale terrestre (pari all'86% dello share). Un accordo definito al ribasso per tutti: a cominciare dalla Lega che per il triennio incasserà 945 milioni di euro (572 dalla piattaforma satellitare di Rupert Murdoch, gli altri dal Biscione) anziché i 1.100 milioni offerti dai vari concorrenti e i 954 milioni della base d'asta. Anche per questo, già un anno fa, gli addetti ai lavori si auguravano che nessuno degli attori in gara usciti perdenti dall'asta, presentasse ricorso.

Le offerte. Sky, infatti, si era aggiudicata il lotto A - i diritti delle migliori 8 squadre per il satellite - per il quale aveva effettivamente presentato l'offerta più alta. La pay tv satellitare, però, ottenne anche il pacchetto D - tutte le altre partite in esclusiva su satellite e digitale terrestre - nonostante la sua offerta fosse risultata inferiore a quella di Mediaset, Fox e più alta di soli 10 milioni rispetto a quella di Eurosport. Peggio: il lotto D arrivo a Sky attraverso Mediaset, dopo che l'Agcom diede, in accordo con la Lega, il via libera alla sub-licenza. Una decisione che il presidente della Serie A, Maurizio Beretta definì "nell'interesse del consumatore". Bizzarro anche il modo con cui Mediaset si aggiudicò il lotto B - i diritti delle migliori 8 squadre, ma sul digitale terrestre - nonostante un'offerta economica inferiore a quelle di Sky e Fox.

Gli interessi. Insomma a vincere l'asta non furono le offerte migliori, ma piuttosto gli interessi in gioco, alla faccia di ogni regola. Sky aveva fretta a chiudere l'accordo perché era in dirittura d'arrivo la fusione con Sky Germania e BSkyb in Inghilterra, mentre Mediaset, dopo essersi aggiudicata l'esclusiva per la Champions League 2015-18, aveva bisogno del "meglio della Serie A" per attirare quel partner industriale per la pay tv che cerca da tempo.

Il risultato. In questo modo Sky pagando solo 8 milioni in più rispetto all'ultimo contratto si aggiudicò 132 partite in esclusiva (78 in più), rinunciando, però, ai piani di sbarco sul digitale per cui aveva preparato il decoder unico. Mediaset, invece, spende 373 milioni contro gli attuali 277 per trasmettere meno partite, ma garantendosi - con la Champions League - la miglior offerta di calcio in Italia ed evitando l'arrivo di Murdoch sul digitale.

L'asta. All'apertura delle buste - il 5 giugno 2014 - Sky aveva presentato le offerte più alte per i pacchetti A e B, quelli con le migliori squadre su satellite e digitale terrestre, mettendo sul piatto 779 milioni di euro. Il Biscione, invece, aveva depositato un'offerta più bassa per entrambi i lotti, puntando forte sul pacchetto D, quello con i diritti per le "altre" 12 squadre giocando d'astuzia: aveva vincolato la proposta da 301 milioni (121 più di Fox e 51 più di Sky) all'assegnazione anche di A o B. Un vincolo non previsto dal banda di gara.



Infront, Galliani, Lotito (che non è citato, ma è lui ad aver condotto le trattative, come più volte si è vantato)
tumori del calcio italiano
[Modificato da hakke5 19/05/2015 12:38]










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19/05/2015 13:28
 
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dalla descrizione sommaria dell'articolo, non mi sembra che ci siano palesi violazioni di leggi.

E non ho ben capito chi sia il danneggiato, probabilmente solo il fisco, visto che il tutto è stato gestito dalla Lega e non mi sembra che qualche squadra si sia lamentata.










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Re:
wholly, 19/05/2015 13:28:

dalla descrizione sommaria dell'articolo, non mi sembra che ci siano palesi violazioni di leggi.

E non ho ben capito chi sia il danneggiato, probabilmente solo il fisco, visto che il tutto è stato gestito dalla Lega e non mi sembra che qualche squadra si sia lamentata.




ti sembra male, ma ovviamente se ne parlò pochissimo










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il problema è il conflitto di interessi tra Lega e Mediaset, con addirittura Infront (che nasce da una costola di fininvest) advisor di lega

Mediaset aveva perso i diritti sia per il satellite che per il digitale per le migliori squadre a favore di sky.
Quindi si sono inventati un magheggio (La lega chiede a Infront di valutare la vendita dei diritti tv) ed alla fine:
Mediaset ha ottenuto i diritti per il digitale ma soprattutto ha tenuto fuori dal digitale Sky fino al 2018.
Sky in cambio ha ottenuto tutta l'offerta sul satellite spendendo poco (una parte gliel'ha rigirata mediaset, che però aveva presentato un'offerta non prevista dal bando di gara).

la Lega nel complesso ci ha rimesso, ma bisogna capire quali sono gli interessi della Lega (sicuramente chi governa la lega non ci ha rimesso).

L'asse Galliani-Lotito è solidissimo. Uno fa gli interessi della propria azienda e l'altro ormai gestisce tutto (dall'elezione della figc al calendario anticipi/posticipi)

ps: si può tornare a citare la fonte quando si pubblicano articoli?
non vorrei trovarmi a leggere senza saperlo un articolo de Il Giornale che ci spiega la questione
[Modificato da VerbalKint 19/05/2015 15:56]









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www.gazzetta.it/Calcio/19-05-2015/ora-spuntano-lotito-galliani-infront-mani-bari-brescia-salernitana-e-1108909944...







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Vittorio Galigani, ex direttore sportivo ed editorialista di TuttoLegaPro.com, in una intercettazione con Di Nicola, ds de L'Aquila, parla di Infront e Galliani. Questa l'intercettazione:

«Dimmi una cosa - chiede al suo interlocutore Di Nicola - lui (Lotito, ndr) è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?».

«Lui adesso - risponde Galigani - con Infront insieme a Galliani, che è un paraculo Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani. Infront è Galliani!».

«Quindi - chiosa Di Nicola - Lazio, Salernitana, Brescia e Bari!».



metto qua pure questo


Vittorio Galigani, ex ds di diverse squadre dalla serie A alla C e oggi editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com, in una telefonata con il direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola, finita agli atti dell'inchiesta di Catanzaro, parla di Claudio Lotito.

Ecco il passaggio della telefonata riguardante il presidente della Figc, Lotito e Macalli (nessuno è indagato):

Di Nicola: «ho visto il tuo editoriale su tutto Lega Pro...hai attaccato Lotito a tutto andare!»

Galigani: «no no ma deve andare a casa deve andare...racconto storie vere, non è che racconto favole...Lotito ha rotto i coglioni...il motivo del dissidio è Lotito, non è Ma...Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti in mano alle...come si dice...si in mano a Lotito, che li ricatta, c'è pure che lui pensa che aveva diritto di fare il vicepresidente».

Di Nicola: «eh»

Galigani: «in Federcalcio, se lui lascia la sua poltrona a Macalli, c'è un motivo, se lui perde...una cosa che molti non hanno compreso..questa maggioranza della Lega, della Federcalcio, esiste in funzione del 17% della Lega Pro, se lui perde il 17% della Lega Pro salta tutta la Federcalcio...la sua stanzetta che ha lassù al quinto piano di via Allegri, lo cacciano».









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