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La morte di Federico Aldrovandi

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2014 14:38
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Caso Aldrovandi, carcere per tre agenti
La decisione il Tribunale di sorveglianza di Bologna sul residuo di pena di sei mesi. La mamma di Federico: «Un segnale di civiltà»

BOLOGNA - Carcere per Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri, tre dei quattro poliziotti condannati in via definitiva a tre anni e sei mesi per l'uccisione di Federico Aldrovandi, il 18enne morto nel 2005 a Ferrara in un controllo di polizia. Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Bologna. Il pg Miranda Bambace aveva chiesto il carcere. I difensori avevano chiesto l'affidamento in prova ai servizi sociali, per il periodo di sei mesi, e in subordine i domiciliari. Sei mesi sono il residuo della condanna a tre anni e sei mesi per eccesso colposo nell'omicidio colposo, visto che tre anni sono coperti dall'indulto. Il 26 febbraio si discuterà del quarto poliziotto condannato, Enzo Pontani, rinviato per vizio di notifica.

IL TRIBUNALE - Da parte dei tre agenti condannati per il caso Aldrovandi «non si è dato registrare un atto concreto» che indichi «effettiva comprensione della vicenda delittuosa» e «presa di distanza dalla stessa». Poi, «nessuna manifestazione esplicita e concreta di resipiscenza; non un gesto anche solo simbolico nei confronti della vittima o dei suoi familiari, cui peraltro, il risarcimento è stato pagato solo dallo Stato; non un gesto di riparazione sociale, e tanto meno di ricordo manifesto e di monito rispetto al ripetersi di simili comportamenti da parte di altri». Lo scrive il Tribunale di Sorveglianza di Bologna in un passaggio che ritorna nelle tre ordinanze che respingono le istanze dei difensori di Monica Segatto, Luca Pollastri e Paolo Forlani: «Non riesce il tribunale ad individuare qualsivoglia elemento di meritevolezza atto a sostenere la concessione e poi la corretta fruizione, ai fini rieducativi dei benefici penitenziari, atteso che nessun percorso di rieducazione e recupero può in concreto ipotizzarsi». Rigettate le ipotesi: dall'affidamento, alla detenzione domiciliare fino anche a quella della semilibertà, regime incompatibile con l'attività di poliziotti. Segatto è ora addetta alla squadra di controllo e passaporti e vigilanza portuale alla Polizia di frontiera di Venezia; Pollastri è alla vigilanza alla questura di Vicenza; mentre Forlani, in servizio alla polizia di frontiera di Tarvisio-Udine, è in aspettativa per malattia dal giorno dopo la condanna in Cassazione.

LA MAMMA DI FEDERICO - La decisione del tribunale di Sorveglianza di Bologna, secondo Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, è «un segnale di civiltà». Contattata al telefono, la madre del ragazzo diciottenne morto durante un controllo di polizia, ha definito la notizia del carcere per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva «un altro passo nella direzione giusta e un altro pochino di giustizia che arriva per Federico». «Credo - ha aggiunto - che il carcere sia una cosa giusta. Chi ha ucciso una persona merita la pena maggiore». L'auspicio, ora, è «che lo Stato si dissoci da loro. La Polizia non li merita, nessuno di noi li merita». Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Aldrovandi, ha affermato: «È l'atto finale di un lungo percorso che non poteva avere, secondo giustizia, meta diversa».

IL PAPA' - «Era quello che mi aspettavo, non posso dire di essere felice perchè la felicità mi è stata tolta da questi quattro individui il 25 settembre 2005». È il commento del papà di Federico Aldrovandi, Lino, che fa l' ispettore di polizia municipale nel Ferrarese. «Penso che i giudici abbiano valutato attentamente tutta la vicenda e che abbiamo letto tutte le parole utilizzate da loro colleghi nei vari processi in questi sette anni - aggiunge Lino Aldrovandi -: sul mancato pentimento sono assolutamente d'accordo perchè nessuno ha mai rivolto parole di vicinanza a noi come famiglia o per Federico. I giudici hanno adottato una decisione estrema, bocciando i servizi socialmente utili: posso dire che avevo fiducia nei giudici, nelle istituzioni, non avevo personalmente dei dubbi. Credo che sopra a tutto abbiano valutato le grida di aiuto, inascoltate, di Federico di quella lontana mattina di sette anni fa. Dopo questa decisione ora non resta che attendere e sperare nell'ultima che dovrà venire dalle commissioni disciplinari delle varie questure: mi aspetto il licenziamento, come del resto è stato chiesto da uno dei sindacato di polizia, il Silp-Cgil che ci è sempre stato vicino».

LE REAZIONI POLITICHE - Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, su twitter ha scritto: «Alla famiglia di Aldrovandi un grande abbraccio: da loro in questi anni gesti e parole di grande dignità. Ora il nuovo Parlamento che verrà faccia diventare reato la tortura anche in Italia».

NON DIMENTICHIAMOCI DI FEDERICO!!!!!!!!!!










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