ROMA, 1 luglio 2004 - Dal 2006 almeno mezza squadra a referto dovrà essere italiana. Lo deciderà stamattina la Giunta Coni, varando una vera e propria rivoluzione nata probabilmente dal tonfo azzurro agli Europei in Portogallo, ma estesa alla pallacanestro. Tutti gli altri sport di squadra si sono già autoregolati ponendo un tetto massimo di stranieri tesserabili e quindi anche da utilizzare nella lista dell'arbitro. La giunta oggi deciderà che il 50 per cento dei giocatori iscritti nella lista dell'arbitro dovranno essere italiani, o meglio selezionabili per la Nazionale. Fra i "non italiani" non varrà alcuna distinzione fra comunitari ed extracomunitari. Ci saranno dunque come minimo 9 giocatori italiani su 18 per il calcio, 6 su 12 per la pallacanestro. Un tentativo di riscoprire un po' di "made in Italy" per spezzare la dilagante esterofilia, filosofia prediletta da molti presidenti.
L'obiettivo è chiaro: proteggere i vivai, favorire la crescita di qualche talento soffocato da un eccesso di concorrenza, il tutto però con un provvedimento tecnico-sportivo che ha come "fonte" il riconoscimento dello sport sancito dal nuovo Trattato dell'Unione Europea. Anche se la norma Ue non è quella sperata a tutela della "specificità" dello sport di ciascun Paese. È proprio la novità dell'inserimento della parola "sport" nella nuova Costituzione, che andrà comunque approvata dai singoli Paesi dell'Ue, che ha spianato la strada alla svolta. Anche se bisognerà stare molto attenti alla Commissione europea alla Concorrenza (per il libero mercato) e ai possibili ricorsi societari all'Alta Corte del Lussemburgo, balzata agli onori della cronaca sportiva con la cancellazione del "parametro" nell'arcinoto caso del calciatore belga Jean Marc Bosman. Una decisione che ridusse drasticamente l'autonomia delle istituzioni sportive.
La decisione sul 50 per cento di italiani obbligatori nella lista dell'arbitro dovrà essere ratificata dal Consiglio Nazionale del Coni in programma nella seconda decade di luglio. Ieri pomeriggio, comunque, si sono riuniti al Foro Italico i segretari generali e i responsabili degli uffici legali delle federazioni interessate. Tutti d'accordo. Perché, specialmente dopo il "flop" all'Europeo e con i problemi della pallacanestro, si tratta di una manovra per cercare di ridare lustro allo sport nazionale e agli altri sport di squadra che subiscono la calata degli stranieri, comunitari ed extra. La stagione di partenza per l'attuazione delle norme sarà quella 2006-2007. Ma si tratta di una scadenza limite: se qualche federazione vorrà bruciare i tempi, riducendo il numero degli stranieri da mandare in campo durante il campionato, sarà padronissima di farlo. E proprio la pallacanestro starebbe per dare il buon esempio.
"Questa è una salutare provocazione, specialmente nei confronti dell'Unione Europea" ha detto uno dei partecipanti alla riunione, salutando la proposta del presidente del Coni Gianni Petrucci e del segretario generale Lello Pagnozzi, concordata coi presidenti delle federazioni interessate (Carraro e il calcio in testa). La Giunta di stamattina metterà nero su bianco la norma, prima del Consiglio Nazionale di fine luglio si potrà limare qua e là. Ma in buona sostanza si tratterà di stabilire bene la figura del giocatore nostrano da tutelare. Dovrebbe trattarsi del 50 per cento di giocatori selezionabili per la Nazionale italiana e a questo punto si lascerebbe via libera agli oriundi. Comunque sia, un intervento dell'Ue è da mettere in conto. I giuristi del Foro Italico e del calcio hanno già fatto capire che una cosa è il diritto al lavoro, cioè al contratto, e un'altra è la possibilità tecnico-tattica di andare in campo.
Nessuno toglie il posto di lavoro agli stranieri, quel che si cerca di limitare è il loro impiego a scapito del patrimonio calcistico e sportivo del nostro Paese. Gli esperti legali dell'Uefa fanno notare che sarebbe meglio dire "a tutela della scuola italiana". Perché la "scuola" in qualsiasi attività ha a che vedere con la specificità della cultura e, in un certo qual modo, con le minoranze sociali. L'Unione Europea è, invece, allergica al concetto di "nazione" e quindi anche di "nazionali". Anche se le preoccupazioni del Coni (che sta lì anche per questo) e delle federazioni sono proprio quelle di proteggere le nazionali azzurre. Anche di questa vicenda si parlerà mercoledì 7 luglio al ministero dei Beni Culturali, nell'incontro prima delle ferie organizzato dal ministro Giuliano Urbani e dal sottosegretario Mario Pescante con Gianni Petrucci, Franco Carraro e Adriano Galliani. Magari con la speranza di moltiplicare le possibilità di trovare altri Cassano o Gilardino in giro per i vivai d'Italia.
da
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io credo che l'UE non accetterà