[PC - Mac] Machinarium

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Io, robot

Tra i vincitori del recente Independent Game Festival, che ha visto trionfare soprattutto il fiabesco e bizzarro platform BlueBerry Garden di Erik Svedang, si è ritagliato un posto d’onore anche Machinarium, un mix di avventura grafica e puzzle-game dal design quanto mai unico e geniale realizzato dal team di Amanita Design, già autore di quel Samorost (e relativo seguito) che ha fatto conoscere al mondo intero il talento di Jakub Dvorsky.

L'IMPORTANZA DELLO STILE
Machinarium si è aggiudicato l’IFG Award per l’Excellence in Visual Art e in effetti guardando gli screenshot e i due video qui inclusi qui a lato non si può non essere d'accordo con la decisione della giuria. Splendidi disegni a mano, atmosfere inclassificabili tra il Terry Gilliam degli esordi, il Moebius più “industriale” e i bizzarri mondi di Benoit Sokal (almeno a livello di location), con persino un po' del disneyano WALL-E in un’ipotetica versione dark a condire il tutto.
Un impatto visivo a suo modo unico, confermato dopo pochi istanti di gioco anche dalla versione dimostrativa di Machinarium in nostro possesso; semplicemente non abbiamo mai visto nulla del genere in ambito indipendente (forse non solo in quello) e, per quanto riguarda lo stile visivo, Machinarium potrebbe essere confuso benissimo con un titolo molto più “ricco” di quanto si creda nonostante sia interamente realizzato in Flash.
La sua uscita è stata rimandata spesso, ma questa volta la scelta di ottobre come data di pubblicazione su Steam e altri servizi di digital-delivery come Direct2Drive e GamersGate sembra quella definitiva.

PUZZLE ED ENIGMI “ROBOTICI”
In Machinarium, di cui questa demo propone diversi “quadri” da superare, vestiamo i panni di un robottino di latta impegnato a esplorare una grande città in un mondo fantastico per sconfiggere l’odiata Black Cap Brotherhood e salvare la sua fidanzatina, rapita dai loschi figuri della fratellanza. Il gioco si configura come un’avventura punta e clicca mista a puzzle-game sul modello dei vecchi Gobliiins di Coktel Vision e del più recente Zack & Wiki: Il tesoro del pirata Barbaros; l’inventario e la raccolta degli oggetti non rivestono il ruolo primario di altre avventure più classiche e tradizionali così come i dialoghi, del tutto assenti e rimpiazzati da “nuvole” fumettistiche con illustrazioni che fungono sia da flashback sul passato del nostro robottino, sia da richieste dei vari Personaggi Non Giocanti che incontreremo (tutti robot naturalmente) o da piccoli consigli per risolvere gli enigmi. Lo schema è sempre il solito; iniziamo in una location singola (una stanza, l’esterno di un palazzo, una prigione) e lo scopo è quello di uscirne e di proseguire verso il prossimo quadro risolvendo puzzle, enigmi e mini-giochi.

HOT SPOT, PER PICCOLO CHE TU SIA...
Il primo aspetto particolare del gioco è la conformazione del nostro robot, che può alzarsi, abbassarsi o restare a un’altezza normale a seconda degli enigmi da risolvere; dovendo manovrare un pannello elettrico sopra una scala dovremo per esempio allungare il collo (ma ciò comporta una minore velocità di spostamento), mentre per accedere a un buco nella parte inferiore di un muro dovremo per forza abbassarci e così via.
Questa scelta appare fin da subito molto originale e bizzarra se pensiamo ai protagonisti molto più normali e non così “snodabili” delle classiche avventure grafiche, ma aumenta non poco la difficoltà; gli oggetti con cui interagire non sono infatti segnalati in alcun modo se non avvicinandosi ad essi e, anche facendo così, continuano a non essere “cliccabili” se il nostro robottino non è all’altezza giusta. Per fortuna, come già detto, dobbiamo agire in una sola location per volta con un numero di oggetti piuttosto limitato e ciò aiuta certamente a non sentirsi troppo persi o disorientati nella ricerca di hot-spot con cui interagire, ma non a tutti piacerà questo approccio e più si va avanti più le cose si complicano parecchio, raggiungendo un livello di difficoltà non certo adatto ai neofiti del genere. Tra l’altro la lampadina che funge da aiuto fornisce un solo consiglio per ogni singolo quadro e, in almeno tre o quattro occasioni, abbiamo risolto degli enigmi spostando a casaccio fili elettrici o altri oggetti senza seguire nessun preciso filo logico.

UN'AVVENTURA NON PER TUTTI
Machinarium è insomma un’avventura che richiede molta inventiva da parte del giocatore e parecchio spirito di iniziativa visto che gli indizi a disposizione sono pochissimi; alla fine gli enigmi con gli oggetti raccolti (l’inventario non sarà mai traboccante) sono i più semplici e intuitivi, mentre il difficile consiste quasi sempre nel capire il funzionamento di un particolare macchinario (da qui il titolo del gioco) o nella scoperta degli hot-spot. L’impressione scaturita da questa demo è comunque molto positiva; il gioco ha carisma da vendere sia grazie al già citato spessore visivo e artistico, sia a un’atmosfera che propone sempre qualcosa di nuovo tra i vari quadri di gioco e a qualche puzzle davvero divertente e originale. Se poi aggiungiamo un commento sonoro minimale ma gradevole e mai invadente, le speranze di trovarci di fronte a un ottimo puzzle-adventure ci sono tutte. Bisognerà solo vedere se gli sviluppatori sapranno mantenere questo alto livello dall’inizio alla fine e se la difficoltà non diventerà troppo elevata nel proseguo del gioco, con il serio rischio di proporre sezioni troppo frustranti e adatte ai soli aficionado del genere.

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Testo nascosto - clicca qui

La prima volta nei primi livelli,quando bisogna invertire i cavi elettrici...non avevo voglia di provare e riprovare,troppe variabili

La seconda per rubare l'olio...mai mi sarebbe venuta in mente di utilizzare le mosche

La terza per il gatto