Arsenal, Wenger abdica a fine stagione: l'annuncio sul sito del club

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li4m
00venerdì 20 aprile 2018 16:16
grande allenatore, signore fuori dal campo
ha vinto e giocato bene, sempre, lanciando una marea di giocatori dal nulla

quando sono arrivati i soldi a squadre che neanche esistevano ha cominciato a non vincere cosi tanto,
ma almeno per me rimane uno dei piu grandi e mi fa strano quando sento qualcuno che lo discute
e ancora di più tifosi dell'arsenal che lo contestano

meglio cosi che continuare a subire un'ingratitudine che non si merita minimamente

e vedremo la valanga di trofei che vinceranno da adesso in poi..


:inchino: :inchino: :inchino: :inchino: :inchino:







Wenger lascia l’Arsenal dopo 22 anni di calcio splendido (anche se non sempre vincente)
corriere

Il tecnico francese ha guidato i Gunners dal 1996, vincendo tre campionati e 7 Coppe d’Inghilterra. Ma la sua influenza sul calcio mondiale è stata enorme. Ecco perché

Che vincesse o perdesse, l’Arsenal era comunque «boring», noioso. Ma con l’arrivo - nel 1996 - di Arsène Wenger, i Gunners divennero prima bellissimi e spesso invincibili (tre Premier League, due delle quali in double con la Coppa d’Inghilterra, conquistata in totale 7 volte). E bellissimi sono rimasti sempre, fino alla separazione annunciata oggi, dopo 22 anni: perché da troppo tempo il calcio così meravigliosamente armonico che il 68enne Wenger non ha mai smesso di creare (la partita di Europa League a San Siro contro il Milan è solo l’ultimo degli esempi) aveva però smesso di produrre risultati in proporzione. Se non vincerà l’Europa League (giovedì c’è la prima semifinale con l’Atletico Madrid), il suo Arsenal resterà per il secondo anno consecutivo fuori dalla Champions (persa in finale nel 2006), per non parlare della vittoria in Premier che non arriva da 14 anni.

È probabile che il punto sia proprio questo. Per avere smesso di vincere, Arsène Wenger è diventato lo zimbello del calcio mondiale. Ma la sua squadra non ha smesso di essere tra le più cool del mondo, a riprova della trasformazione definitiva del calcio in entertainment puro, tanto da legittimare una domanda che può sembrare scandalosa: ma vincere è davvero l’unica cosa che conta?

Lui per primo risponderebbe di sì, perché non bisogna mai dimenticare che gli allenatori che puntano sul calcio spettacolare e offensivo non lo fanno per amore del divertimento ma perché pensano che quello sia il modo migliore per arrivare al successo. Se Wenger ne ha smarrito la strada la ragione è semplice e crudele: perché la Premier League è diventata sempre più bella, ricca e competitiva grazie a lui.

Non è un caso che, quando José Mourinho giunse al Chelsea, si scelse proprio l’Arsenal come primo nemico. All’epoca, nel 2004, i Gunners erano la squadra che tutti avevano preso a modello. Se Mou, allenatore portoghese, aveva ottenuto la panchina dei Blues lo doveva di certo alla vittoria della Champions col Porto, ma anche al fatto che il lavoro svolto dal tecnico francese negli otto anni precedenti aveva convinto gli inglesi che, pur avendo inventato il calcio, avrebbero potuto accettare qualche buon suggerimento (se non di più e meglio) anche dei non isolani.

In realtà, dall’allenatore alsaziano (che aveva vinto il campionato francese col Monaco, aveva scoperto un ragazzino di nome George Weah e poi se n’era andato un anno in Giappone) più che suggerimenti arrivò una rivoluzione. All’Inghilterra, non preoccupandosi troppo di riempire la squadra di non britannici (e puntando addirittura su francesi come Petit, Henry e Vieira o olandesi come Overmars, Van Persie e Bergkamp, passando per Fabregas e finendo con Özil), dimostrò che il calcio poteva essere di più e meglio del kick and run fondato in primis sull’agonismo.

Oggi nessuno si stupisce più di vedere squadre di Premier giocare col 4-2-3-1, fantasisti tra le linee, giocatori dai piedi buoni pressare e ripartire. Ma nel 1996, quando Wenger iniziò il suo lavoro, in Inghilterra ogni deviazione dal 4-4-2 (che liberava gli esterni al cross per gli attaccanti in area) veniva guardata con forte sospetto. Per non dire (non solo in Inghilterra, ma nel mondo intero) della diffidenza che suscitava chi era convinto che anche il calcio (come il baseball e il basket) potesse essere studiato e capito (anche) attraverso i numeri. Arsenio, invece, intuì prima e meglio di tutti che i big data servivano eccome: non solo per vincere, ma anche per giocare bene. O viceversa, come preferite.

Quindi, con l’addio all’Arsenal Wenger non entra nella storia del calcio solo per essere stato l’allenatore dell’Arsenal più longevo e vincente, o uno dei due non britannici (insieme ad Ancelotti) ad avere realizzato almeno un double, o il tecnico che ha vinto più volte la Coppa d’Inghilterra o l’unico che ha completato un’intera Premier League senza mai perdere (mentre è il solo che è riuscito a perdere in finale Champions League, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa). È che tutto questo lo ha fatto senza annoiare mai - nemmeno per un minuto - chi stava guardando giocare la sua squadra. E per cose come queste non c’è albo d’oro che tenga.





Arsenal, Wenger abdica a fine stagione: l'annuncio sul sito del club
gazzetta

E alla fine, dopo quasi 22 anni e 1228 partite – 704 vittorie, 279 pareggi e 245 sconfitte, 57,3% di successi -alla guida dell’Arsenal, Arsene Wenger lascia i Gunners. L’annuncio è arrivato attraverso il sito del club 24 ore dopo una conferenza stampa – vigilia del match con il West Ham – che, a riascoltarla, ha il valore di una dichiarazione d’addio. Wenger ha cambiato la storia dell’Arsenal e ha contribuito in modo determinante a rinnovare lo stile di gioco del calcio inglese. È stato un precursore dell’estetica spagnola. Ed è stato, almeno nel primo decennio, un vincente: memorabile il duello con il Manchester United di Ferguson, anche se la vera faida è quella vissuta con José Mourinho.

WENGER CHI? — Wenger fu arruolato dai Gunners il 22 settembre 1996, dopo una lunga trattativa per strapparlo al club giapponese Nagoya Grampus. I Gunners avevano pensato in un primo momento a Cruijff, ma la scelta ricadde su questo allenatore giovane, francese e ambizioso, classe 1949. L’Arsenal aveva la fama di squadra portatrice di un football noioso, benché imprevedibile e un po’ matto. Wenger si presentò così: “Ho sempre amato il fascino del calcio francese e sono convinto che con l’Arsenal si possa avviare un ciclo interessante”. Molti addetti ai lavori non avevano idea di chi fosse Wenger, con un passato da giocatore trascurabile e l’esperienza più importante in panchina alla guida del Monaco. Qualcuno disse: "Wenger who?". Wenger chi? Si sarebbe presto ricreduto.

IL PRIMO DECENNIO — L’esordio sul campo avvenne il 12 ottobre: l’Arsenal superò 2-0 il Blackburn. La prima stagione fu un avvio di progetto: terzo posto in campionato. In quella successiva, Wenger trionfò in Premier e FA Cup, primo manager straniero a centrare il Double. Iniziava un ciclo d’oro che avrebbe portato i Gunners a vincere, nei primi nove anni di lavoro del francese, ben 11 titoli: 3 Premier (1997-98, 2001-2002 e 2003-2004), 4 Fa Cup (1997-98, 2001-2002, 2002-2003, 2004-2005) e 4 Community Shield (1998, 1999, 2002, 2004). Un’epoca leggendaria, chiusa simbolicamente con la sconfitta dell’Arsenal nella finale di Champions League con il Barcellona, il 17 maggio 2006, con i Gunners in dieci dal 17’ per l’espulsione del portiere Lehmann e capaci di restare in vantaggio 1-0 fino al 76’ grazie alla rete di Sol Campbell al 36’. STAR In quel decennio d’oro, non ci furono solo trofei, ma anche un calcio di eccellente qualità. L’Arsenal di Wenger fu consacrato come simbolo di bellezza. Il modulo oscillò dal 4-4-2 al 4-3-3, ma, oltre gli schemi, ci furono interpreti eccezionali. Due nomi su tutti: Thierry Henry e Patrick Vieira. Ma poi, tanto per fare nomi, Sol Campbell, Dennis Bergkamp, Robert Pires. Importanti anche l’impulso all’accademia e l’opera di reclutamento degli scout sparsi tra Europa e Africa, con alcune ombre per ingaggi troppo precoci e razzie di altri settori giovanili. Wenger impose anche nuovi criteri di allenamento: giocatori suddivisi in gruppi e affidati al suo staff, con la sua supervisione sul campo. Le sedute di lavoro durano anche oggi in media 90 minuti.

SECONDO ATTO — Dal 2005, la parabola di Wenger è cambiata. I successi sono diminuiti in modo drastico, complice l’ascesa di nuovi club: prima il Chelsea di Mourinho con il quale Wenger ha avuto scontri leggendari, sfiorando persino la rissa in un match giocato allo Stamford Bridge nell’ottobre 2014, poi la crescita dirompente del Manchester City e, negli ultimi due anni, la concorrenza del nemico storico dei Gunners, il Tottenham. Dal 2005 l’Arsenal non ha più vinto la Premier, conquistando 3 FA Cup (2013-2014, 2014-2015 e 2016-2017) e 2 Community (2015 e 2017). La squadra è sfiorita e il ridimensionamento ha provocato critiche sfociate poi in un vero partito, quello del “Wenger Out”. Da tempo s’invocava il cambiamento.

GRATITUDINE — La gratitudine nei suoi confronti, per i trofei, per il gioco e per gli incassi che hanno permesso di ammortizzare in tempo record la realizzazione dell’Emirates, ha consentito a Wenger di restare al comando fino ad oggi. Il cambiamento stavolta era però nell’aria e precede di sei giorni la semifinale di andata di Europa League con l’Atletico Madrid. Conquistare il trofeo, si diceva, avrebbe potuto permettere a Wenger di allungare i tempi del suo regno: se l’Arsenal dovesse vincere l’Europa League sarà invece il trofeo dell’addio.

LE PAROLE — "Sono grato per aver avuto il privilegio di guidare il club in tutti questi anni – le parole di Wenger attraverso il sito -. Ho lavorato con impegno totale e integrità". Lo statunitense Stan Kroenke, azionista di maggioranza, scrive:"“E’ uno dei momenti più difficili nella mia attività di imprenditore sportivo. Wenger ha rappresentato molto di più di un allenatore per la storia di questo club". Parole sacrosante.

SUCCESSORI— Il favorito per i bookmakers inglesi è Brendan Rodgers, nordirlandese attuale manager del Celtic. Gli altri nomi in pista sono il c.t. della Germania Löw, Patrick Vieira e Carlo Ancelotti, ma la scelta potrebbe ricadere su Nagelsmann, giovanissimo tecnico dell'Hoffenheim. L'annuncio dell'addio di Wenger ha colto di sorpresa tutto l'ambiente: anche i giocatori che ne erano all'oscuro.





Arsenal, Wenger, chi il successore? Ancelotti e Vieira in corsa
gazzetta

Ma per la panchina dei Gunners si parla anche di Rodgers (attuale tecnico del Celtic), Allegri e Luis Enrique...

Il futuro della panchina dell'Arsenal potrebbe parlare italiano. Dopo l'annuncio dell'addio di Arsene Wenger la prossima estate ai Gunners, i bookmaker inglesi hanno lanciato un vero e proprio toto-successore del francese, che coinvolge in primissimo piano l'ex tecnico, tra le altre, del Chelsea Carlo Ancelotti.

DUELLO — Dopo aver detto addio al Bayern Monaco, Ancelotti è pronto a rimettersi in gioco e, nonostante la grande vicinanza con un mostro sacro dello United come Ferguson, resta un profilo molto gradito ai londinesi. L'italiano ha lasciato un ottimo ricordo in Premier League nella sua esperienza londinese al Chelsea, ma l'ex tecnico di Milan e Real dovrà comunque fronteggiare una concorrenza nutrita. Un avversario temibile per il dopo Wenger è sicuramente Patrick Vieira. L'attuale allenatore del New York FC è un pupillo di Arsene dai tempi in cui vestiva la maglia dei Gunners come giocatore e leader in campo. Wenger avrà voce in capitolo nel decidere a chi lasciare il testimone e, non a caso, il nome di Vieira si fa largo tra i vari pretendenti.

ALTRE PISTE — Gli scommettitori inglesi lanciano come possibile favorito a sorpresa nella corsa all'Arsenal l'ex tecnico del Liverpool, ora al Celtic, Brendan Rodgers (accostato negli ultimi giorni anche alla panchina del Cheslea per il dopo Conte). Resta defilata, invece, la candidatura dello juventino Massimiliano Allegri. Lo stesso discorso vale per l'ex Barcellona Luis Enrique, che sta sondando il mercato inglese per ripartire con una nuova avventura in una panchina della Premier. Quella dell'Arsenal fa gola a tanti e la corsa è già partita. Con l'Italia in pole.






flavioti
00venerdì 20 aprile 2018 17:30
l'ultimo tweet sembra la foto di un morto

da un commento di FB
ho visto più papi che allenatori dell' Arsenal :D
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