Post il testo pubblicato dall'utente doppiotoro
Ero al benzinaio per fare benzina, il benzinaio quello senza benzinaio, quello che infili i soldi e fai da solo. E mentre ero al benzinaio a fare le mie cose da solo, c’era un tizio, un teenager, con relativa fidanzatina che era già lì col serbatoio aperto. Erano li con lo scooter, parcheggiato davanti a una delle pompe. Mi vede che sto per fare benzina e mi chiama “Ehi zio, ma per fare la benza che cosa devo schiacciare”. Lo guardo come si guardano le scimmie allo zoo, poi guardo la sua fidanzata, riguardo lui, cerco di capire se sta scherzando. Non stava scherzando. Guardo di nuovo la pompa, c’è un enorme due, sulla pompa. In quattro punti differenti. Guardo lui. Due gli dico. Due cosa dice lui. Due devi schiacciare ripeto io, il tasto con scritto di fianco il numero due, cerco di essere preciso per non indurlo magari, per errore, a schiacciare quello dove c’è scritto tre. Lo osservo, voglio vedere come si comporta, se riesce ad azionare il meccanismo e a prendersi il pezzo di formaggio. Si avvicina alla pompa, estrae un biglietto da cinque euro, accartocciato, osserva con attenzione quel misterioso totem mangia soldi del distributore. Ci sono tre feritoie, una per i bancomat, una per i soldi e una quasi inaccessibile coperta con una protezione di plastica, più piccola delle altre, dalla quale escono le ricevute. Lui decide che quella giusta per infilare i soldi è quest’ultima. Lo osservo. Studia con attenzione la feritoia e decide che per infilare i soldi deve infilare la mano sotto la copertura di plastica, fa il contorsionista infilando le dita nel pertugio e cerca di infilare la banconota in una fessura evidentemente più piccola della più piccola tra le banconote esistenti. La ragazza lo invita ad insistere, stessa scuola. Mi faccio scappare un colpo di tosse e senza farmi accorgere, intrecciato al colpo di tosse, gli dico sottovoce di provare con la fessura più in basso, no non quella con scritto bancomat, quella dove ci sono dei disegni di banconote. Ecco, sì, quella lì. Niente, prova ad infilarle al contrario e non entrano. La cosa che deve seguire il verso del disegno non gliela dico, voglio vedere se ci arriva da solo. Chiedo se posso fare io, fa segno di sì. Inserisco i miei cinque euro, seleziono la pompa 4. Faccio tutto con un certo orgoglio perché non ho dovuto chiedere suggerimenti a nessuno. Mentre metto i soldi sento la ragazza, forse le mente della coppia, che dice al fidanzato di darmi i cinque euro che così quel credito lì che ho messo io lo usano loro. Ma lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se il mio consenso fosse una sfumatura da non tenere in considerazione, come se io non fossi lì. Forse non gli è chiaro il funzionamento della vita. Io spero solo che lo facciano per mettermi a ridere. Lui dice che no, che adesso ha visto me e ha capito come funziona il tutto. Mi giro vado a fare benzina e con la coda dell’occhio lo vedo che si aggira intorno al totem mangia soldi, lo osserva, si muove come Mohamed Alì davanti ad un avversario da temere. Fa il giro dall’altra parte, decide di tentare il colpo gobbo e aggredisce la macchinetta alle spalle. All’ultimo momento ci ripensa e torna dal mio lato e ricomincia a osservare la macchina e a rileggere le istruzioni. Mi chiama. Cerco di metterci tanto a fare benzina che voglio capire se riesce a capire come funziona la macchina. Arriva un’auto. Lo vedo che si avvicina all’auto e chiede come funziona. Gli spiegano quello che già gli avevo spiegato io. Finisco di fare benzina. Parto. Faccio duecento metri, la curiosità mi assale, devo tornare indietro. Due semafori, svolto e risvolto. Torno. Mi apposto dall’altro lato della strada. Lo osservo. E’ ancora lì, osserva la pompa. Mi chiedo se devo dimostrare un po’ di compassione e andare ad aiutarlo, mi rispondo subito di no, che a me uno che mi dice “Zio cosa devo schiacciare per fare la benza” mica mi smuove i buoni sentimenti. Credo sia ancora lì, domani passo a vedere.