Se ne avete già parlato chiudete pure altrimenti fatevi 4 risate
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1991
Si laurea in Ingegneria elettronica a Padova, con una tesi sulle reti neurali e il massimo dei voti.
Dopo aver lavorato in una società che faceva software per la progettazione, fonda la PubCompany.
2010
Uscirà
3i Mind Controller, la cuffia per giocare con la mente a Wii, Xbox e Playstation.
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Ingegner Gaiba, avete inventato un gioco telepatico?
La nostra cuffia non legge nel pensiero. Però usa le onde cerebrali per comandare il gioco.
Le onde cerebrali?
La mente è caratterizzata da un’attività cerebrale: le onde rilevate dall’elettroencefalogramma. Solo che noi le registriamo con sensori più comodi...
Niente gel o ventose?
La cuffia è pensata per i bambini e chi gioca a casa, non c’è roba strana. Il “3i Mind Controller” è un semplice archetto che fa pressione sulla fronte e appoggia sui lobi. I sensori sono tre, quello che registra l’attività cerebrale è sulla fronte.
E i giochi come si controllano?
A seconda della predominanza di certe frequenze invece che di altre ricaviamo due stati mentali: il relax e la concentrazione. Vengono usati per comandare il gioco.
In che modo?
Se per esempio voglio far decollare un aereo, posso fare in modo che più sono rilassato, più l’aereo si alza. Più sono concentrato e più va veloce.
Quanto costerà e quando uscirà?
Sarà messa in vendita nel 2010. Le cuffie vorremmo metterle sul mercato a 29 euro, il gioco sui 49. Vogliamo che sia una cosa assolutamente abbordabile per tutti. Ma non è ancora sicuro il prezzo finale: dobbiamo vedere se la tecnologia che usiamo si rivelerà più cara.
Quindi la cuffia dovrà essere usata con degli appositi videogame?
Abbiamo preparato il pacchetto “Relax”:12 giochi comandati con la mente. A cui si aggiunge il Mental Fitness.
Mental Fitness? Cos’è?
Una specie di Wii Fit per la mente. Attraverso esercizi di varie discipline come yoga e Tai Chi, il Mental Fitness insegna ai giocatori a concentrarsi e rilassarsi. Abbiamo fatto testare i giochi anche a maestri di yoga.
Come hanno risposto?
Chi è abituato ad avere il controllo delle proprie attività mentali ha performance migliori.
Avete provato a mettere a confronto, che so, un matematico e un maestro di yoga?
No, sarebbe bello! Magari viene fuori che il più concentrato di tutti è il panettiere...
E ci si rilassa o concentra davvero?
Certo, l’utente grazie alla cuffie può misurare in tempo reale il livello di relax e usare l’addestramento per rilassarsi.
In ogni caso riuscite a vedere gli effetti del videogioco sul cervello?
Esatto. I videogame sono spesso associati all’aggressività e vengono accusati di aver creato una generazione di bambini che hanno deficit di attenzione. Con PubCompany andiamo in direzione opposta.
Non si usa l’adrenalina, insomma.
Per giocare non devi essere più veloce a sparare. Ma usare le proprietà della tua mente, in particolare l’attenzione e il relax. Alla fine il giocatore si addestra addirittura alla concentrazione.
Detto così sembra un rivoluzione totale del mondo dei videogiochi...
Lo è. L’approccio è totalmente diverso da quello del classico mondo dei giochi.
Come ci è arrivato?
L’idea è partita proprio valutando che siamo tutti attanagliati dallo stress. E grazie al fatto che ho uno sguardo “eccentrico” rispetto a chi di solito inventa i videogame. Il problema è che i giochi vengono fatti dai cosiddetti smanettoni, che sono abituati a sparare e faranno sempre giochi in cui spara. Io invece all’università ero l’unico a non avere il computer...
Prima ha avuto l’idea e poi è andato a cercare le tecnologie per realizzarla. Non si è ispirato ai tentativi precedenti?
No, sono andato a vedere le applicazioni che ci sono in campo medico, e ho provato ad applicarle al videogioco. La mia testi di laurea era sulle reti neurali del cervello. E le simulazioni che ne fanno i computer. Ero già abituato a misurare l’attività della mente.
La vostra idea si potrebbe applicare anche come metodo di rieducazione per chi ha avuto traumi cerebrali o simili?
Questo non lo so, perché non è il mio campo. Ma immagino che esperti di altri settori possano pensare ad altre applicazioni. Io, occupandomi di videogiochi, ho sempre pensato all’assurdità di videogame sempre più tecnologici, sempre più costosi da sviluppare, ma che alla fine basavano l’interazione tra il giocatore e il gioco sempre sul polpastrello.
In effetti così suona molto “antiquato”...
L’interazione che abbiamo sviluppato noi è molto più individuale e “immersiva”, coinvolgente. E cosa c’è di più individuale e coinvolgente di usare la propria mente, invece di smanettare sui tasti?
Sarà anche possibile giocare in due?
Si. Ci sono giochi come il braccio di ferro, che si fa in due. E quelli che chiamiamo “Relaxation Competition”, in cui si compete rilassandoci. Come in “Fair Play”: un giocatore ha la cuffia, l’altro no e deve riuscire a far uscire dai gangheri il primo. Magari, tirando fuori tutti i suoi altarini.
Un po’ pericolosino come gioco!
In effetti “pericolosino”. Ma divertente!
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