Padre in carcere per droga, madre diventata collaboratrice di giustizia. Entrambi legati ai clan dell'area di Ponticelli, periferia est di Napoli. Il figlio, un ragazzo di 16 anni compiuti da poco, arrestato e condannato a dieci mesi di reclusione per spaccio di marijuana nel quartiere, ha rifiutato l'offerta di seguire la madre nel programma di protezione e in aula ha inveito contro di lei chiamandola infame. La vicenda è stata raccontata dal quotidiano "Cronache di Napoli". Ora emergono nuovi particolari. Il ragazzo il 24 ottobre è stato arrestato dai carabinieri di Cercola. In precedenza era già stato arrestato due volte per rapina, ed evaso da una comunità per minori. La Procura dei minori ha portato in tribunale la madre, che gli aveva nominato un difensore d'ufficio, sperando che il giovane potesse seguirla nella collaborazione. Invece il ragazzo si è comportato da "irriducibile", pur giovanissimo. Ha nominato un nuovo legale di fiducia, l'avvocato Sergio Mottola. Durante l'udienza di convalida dell'arresto, la donna ha supplicato invano il figlio di seguirla nella località protetta dove ora risiede. "Se non vuole venire con me mandatelo in carcere e non in comunità, altrimenti evade - ha detto - vuole entrare nel clan come il padre". Il ragazzo si è messo a urlare contro la mamma e ha preferito affrontare le conseguenze del processo: "Cacciate fuori questa infame", ha gridato. E' stato mandato in una comunità per minori al nord. La zia a Ponticelli ne ha chiesto l'affidamento.
raffaeles1982@, 23/11/2014 17:52: semplice regole da seguire. - si prendono i soggetti in questione e si portano il piu lontano possibile dal luogo del problema - nessun contatto con parenti e o amici legati ad eventi mafiosi - lo si mette in una comunità per alcuni anni o cmq il tempo necessario che capisca cosa sia giusto e sbagliato un giorno uscirà dalla comunità,ora sta a lui capire se è veramente cambiato..se lo fosse buon per lui..in caso contrario al primo errore grave lo si prende e lo si brucia vivo...nulla di piu semplice.