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Timothy Theodore Duncan

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    El Magico Gonzalez
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    00 11/07/2016 18:45


    :cry: :cry: :cry:

    so che ne avete già parlato

    ma la più grande PF della storia della NBA merita un 3D dedicato









    Jorge Barilla "El Mágico" González

    Mucha gente me dice: Si hubieras vos o Si no hubieras.... Entonces no sería yo. La gente tiene razón en parte. Me preguntan por qué no estuve en el Barcelona, en París Saint Germain. Yo a Cádiz lo consideré normal, suficiente como para hacer algo por mi país. Tal vez no ahorré, pero a mí nadie me quita lo bailado.

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    li4m
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    00 11/07/2016 19:24



    sapevo che sarebbe stato un giorno tristissimo, lo sapevo che doveva arrivare ma poi mi sono commosso lo stesso

    neanche in 100 pagine si potrebbe raccontare cos ha significato tim, qual è stata la sua grandezza probabilmente lo capiremo nei prossimi anni quando non ci sara sul campo col suo numero 21

    uno dei piu grandi di sempre, IL 4 di tutti i tempi, uno di quelli che puoi chiamare IL BASKET,
    un signore, un atleta e professionista esemplare, che se ne va come ha sempre insegnato il gioco sui campi,
    da signore, in silenzio, col rispetto di tutti

    cos è stato tim è una cosa che non si puo raccontare
    io per fortuna l ho vissuto da tifoso oltre che da amante del gioco
    e penso sia stata una grande fortuna oltre che per i tifosi di SA per tutti gli amanti del basket che la sua storia sia stata scritta esattamente li,
    con un altro uomo che come lui ha bisogno solo di uno sguardo e che rappresenta anche lui uno stile e un'era che non si dimenticherà piu e non si ripetera mai con questa stessa magia
    a partire da quel draft del 1997 che io personalmente ricordo come fosse ieri

    una leggenda assoluta dentro e fuori dal campo

    spero sia la volta buona per lui (e ci metto anche kobe) di mettere da parte il regolamento e che non facciano passare 5 anni per vederlo nella HOF, sua da sempre e non da oggi

    GRAZIE




















    [Modificato da li4m 11/07/2016 19:25]







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    Husain
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    00 11/07/2016 19:28
    grande, grandissimo

    l'NBA perde di più con lui che con altri recenti ritiri molto più pubblicizzati

    ha scritto pagine di storia vere di questo sport e ha fatto vedere come si gioca anche a 40 anni

    oggettivamente però quest'anno si è visto proprio un crollo, prolungare di un altro anno sarebbe stata un'agonia troppo brutta

    grazie Tim [SM=x4176881]







    --------------------------------------

    :)
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    El Magico Gonzalez
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    Gaming XP User

    00 11/07/2016 20:12
    Re:
    Husain, 11/07/2016 19:28:

    grande, grandissimo

    l'NBA perde di più con lui che con altri recenti ritiri molto più pubblicizzati

    ha scritto pagine di storia vere di questo sport e ha fatto vedere come si gioca anche a 40 anni

    oggettivamente però quest'anno si è visto proprio un crollo, prolungare di un altro anno sarebbe stata un'agonia troppo brutta

    grazie Tim [SM=x4176881]




    inoltre non era nel personaggio un ritiro stile kobe con leccate di culo in ogni partita









    Jorge Barilla "El Mágico" González

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    Husain
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    00 11/07/2016 20:50
    Re: Re:
    El Magico Gonzalez, 11/07/2016 20.12:




    inoltre non era nel personaggio un ritiro stile kobe con leccate di culo in ogni partita





    no, però secondo me una standing ovation nel tuo palazzetto la devi principalmente alla tua gente, anche Tim Duncan dovrà farlo [SM=x4176881]
    [Modificato da Husain 11/07/2016 20:51]







    --------------------------------------

    :)
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    El Magico Gonzalez
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    00 11/07/2016 22:18
    Re: Re: Re:
    Husain, 11/07/2016 20:50:




    no, però secondo me una standing ovation nel tuo palazzetto la devi principalmente alla tua gente, anche Tim Duncan dovrà farlo [SM=x4176881]




    assolutamente si cazzo!!!!!


    una delle cose che a volte passano in secondo piano di Duncan, ma non solo di lui a SA, è il concetto di squadra come unico valore... un paio di volte in interviste e speciali ho sentito Pop elogiare e ringraziare Duncan (quasi sempre insieme a Parker e Ginobili) per aver anteposto il bene della squadra alle statistiche individuali

    questo per me non ha prezzo...








    Jorge Barilla "El Mágico" González

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    El Magico Gonzalez
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    Gaming XP User

    00 11/07/2016 22:59
    Nba, Duncan tra occhiatacce, silenzi e pochi muscoli: San Antonio era lui
    Un anno con Tim raccontato da chi l'ha vissuto da vicino: oltre il talento c'è un ragazzo magrissimo che segue una dieta rigorosa, veste casual e ha accanto una focosa compagna ispanica. E che è stato l'orgoglio della città texana
    Mi ero da poco trasferito a San Antonio, proprio per seguire gli Spurs. La prima volta all’AT&T Center, 10 minuti di macchina da downtown, era per uno scrimmage “in famiglia” degli Speroni, aperto a tifosi e media, rara eccezione per il mondo neroargento. Tim Duncan era stato da sempre il mio giocatore Nba preferito, pur non avendo mai tifato per una squadra professionistica di pallacanestro americana. Ricordo soprattutto due cose di quel pomeriggio di inizio ottobre 2014: Popovich che passa a dare la mano a noi cronisti a bordo campo prima della palla a due, un esempio di cordialità coi media che non avrebbe trovato seguito nella quotidianità di Spursello, e soprattutto lui, Timmy. Tutore nero al ginocchio sinistro, Duncan che zoppica. Te ne accorgevi bene, vedendolo da vicinissimo sul parquet. Ma faceva ancora più impressione fuori dal campo, quando lo guardavi trascinarsi verso il suo posto in spogliatoio senza riguardo alle apparenze.

    Quella stagione Duncan la chiuse con un viaggio da protagonista all’All Star Game e una gigantesca gara 7 da 27 punti e 11 rimbalzi a Los Angeles in una per lui gigantesca quanto deludente serie contro i Clippers. Persa, al primo turno di playoff. Con Pop sconsolato a fine gara: “Ha fatto di tutto per vincere, non siamo riusciti ad aiutarlo”. Ecco, quei due momenti, collegati, hanno rappresentato l’essenza di Tim Duncan per me, nei 12 mesi di esperienza di lavoro a San Antonio. Un campione immenso, capace di fare la differenza con un ginocchio a pezzi, ma un orgoglio smisurato. Senza una scusa, mai. Senza parlare, preferibilmente, con i giornalisti. Senza parlare troppo in assoluto, facendo parlare il campo. Si ritira allo stesso modo. Niente tour d’addio alla Kobe. Niente tutto esaurito ovunque, niente bagno di folla con i suoi fedeli che hanno idolatrato “Timme” (pronunciato alla texana) come mai nessuno prima. E verosimilmente poi. Niente riflettori su di lui. Prima la squadra, la franchigia, i risultati. Una mosca bianca: Tim Duncan.
    LUI E SAN ANTONIO — Difficile riuscire a raccontare ciò che è stato per questa città del South Texas. Pure grande, col suo milione e mezzo di abitanti. Ma fuori dalle rotte “cool” statunitensi, provincia e remota, sopra il Messico. L’attrazione di San Antonio sono gli Spurs. Soprattutto da quando è arrivato Duncan, come prima scelta assoluta, dopo 4 anni al college a Wake Forest, nel North Carolina (“provincia” nel regno di Duke e dei Tar Heels) dal draft del 1997. Gli Spurs avevano vinto la Lotteria, allora. Non sapevano ancora quanto. “Abbiamo l’Alamo e Duncan. La Torre panoramica e Duncan. Il RiverWalk e Duncan. ll sole del Texas e Duncan”. Da allora le risposte a ogni turista di passaggio da parte degli orgogliosi, super appassionati abitanti locali, erano queste. 19 stagioni in Nba, tutte a San Antonio. Lui non è LeBron, Durant o Wade. Solo una franchigia. L’ha resa vincente lui. Chi voleva (o meglio era voluto da Pop) poteva accodarsi, semmai. Per la prospettiva di una parata sul RiverWalk, a fine giugno. Cinque anelli di campione. Miglior marcatore, rimbalzista, stoppatore della franchigia. Miglior giocatore della lega, delle Finals. E dell’All Star Game: ne ha giocati 15 (malvolentieri, lui che preferisce un canestro di tabella ai numeri da circo). Forse il miglior giocatore della sua generazione.
    IL PERSONAGGIO — Di Duncan giocatore sapete tutto, o quasi. Ma il personaggio è stato accattivante quasi quanto il campione. Vestito casual (spesso male), sempre. Niente carnevalate alla Westbrook e compagnia sfilante, e neanche, mai, in giacca e cravatta. I jeans, qualche camicia (di solito rivedibile), vestito comodo. La sostanza oltre la forma, come sul parquet. Magro, magrissimo. Merito di una dieta rigorosa, ma anche di madre natura. La stessa che gli ha regalato mani da pianista e una beautiful mind da pallacanestro. Diciamo che quando vedevi cambiarsi in spogliatoio Duncan e Ginobili avevi il controllo antidoping più sicuro che mai. Muscoli pochi, atleti naturali. La differenza nella tecnica e nella testa. Nella conoscenza del gioco. Duncan era reduce da un divorzio dolorosissimo dalla moglie Amy, cattivo per le accuse poi subite dall’ex consorte. I figli, un maschio e una femmina, li vedevi passeggiare, silenziosi come lui, nella pancia dell’AT&T Center, dove invece scorrazzavano scatenati quelli di Ginobili, mano nella mano con Vanessa, la nuova compagna di Timmy, lei sì “ricompensa” locale di San Antonio al suo eroe. Bella, e focosa come i texani di sangue ispanico.

    Duncan è quello che mi ha fatto venir voglia di scomparire quando mi è squillato il telefonino, mentre lui parlava con i cronisti, a Spursello. Un’occhiata. Un sopracciglio alzato. E ti sentivi incenerito. Duncan con la miniatura del casco dei Chicago Bears (tifa per loro, mai osato chiedergli perché) sul suo armadietto. Duncan che non fa le interviste davanti al suddetto armadietto, ma piuttosto in piedi, nello spazio di rientro dalle docce. Solo lì, post gara, a meno di podi improvvisati. Duncan che vedi allenarsi per i 10/15’ in cui le segrete Spurs si aprono a quelli con l’accredito al collo, e che vedi trattare il ball boy bianco 20enne come fosse Manu o Parker. Sorrisi e pacche sulle spalle perché l’ha aiutato nella serie di tiri. Duncan che prende in giro Joseph, una sorta di Paperino nello spogliatoio texano. Duncan che vince il trofeo come “compagno di squadra dell’anno” il Twyman-Stokes Award e lo apprezza come se fosse quello di Mvp. Duncan che non sa mai un accidente di niente sulle sue statistiche, sui record che batte ogni sera. Il massimo che ricavi è: “Me l’ha detto Pop, un onore essere paragonati a….”. Lui che alle sue cifre non è interessato minimamente (provate a vedere quelle degli assist in chiave Nash e vi balzerà all’occhio una curiosità….) se non alle vittorie di squadra. Duncan con la sua straordinaria normalità, che se non sai che è una star ti sembra solo un'anima lunga taciturna. Timmy intelligente, imperscrutabile, che non ti dice niente se c’è un microfono o un taccuino davanti. Ti guarda stupito di come tu proprio non voglia smettere di fare domande cui lui tanto risponderà con commenti da 0-0…Tutto questo non c’è più. Finito. Stop. Peccato, ma soprattutto grazie. Perché, anche se lui farà spallucce, è stato davvero, incredibilmente, straordinario.








    Jorge Barilla "El Mágico" González

    Mucha gente me dice: Si hubieras vos o Si no hubieras.... Entonces no sería yo. La gente tiene razón en parte. Me preguntan por qué no estuve en el Barcelona, en París Saint Germain. Yo a Cádiz lo consideré normal, suficiente como para hacer algo por mi país. Tal vez no ahorré, pero a mí nadie me quita lo bailado.

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    Brad(ipo)
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    00 12/07/2016 01:23
    :scons:
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    li4m
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    00 13/07/2016 15:38
    il saluto-omaggio di pop... mai visto cosi

    :triste:







    Nba, Popovich su Duncan: "Insostituibile, non sarei qui senza di lui"
    vavel

    L'allenatore degli Spurs omaggia Tim Duncan con una lunga chiacchierata con i giornalisti a San Antonio.




    Si presenta ai giornalisti nella facility degli Spurs con una maglietta su cui è disegnata l'immagine di Tim Duncan, Gregg Popovich. Ed è proprio per rendere omaggio al caraibico - appena ritiratosi dalla pallacanestro Nba - che il suo mentore si intrattiene con la stampa: "Sto provando a capire per quale motivo io sono ancora qui e lui no. Ma tutti sappiamo perchè. Stiamo parlando di un giocatore che per diciannove anni ha pensato solo a come fare il suo lavoro al meglio ed essere la persona che è stata per i suoi compagni di squadra e un uomo che amasse la sua famiglia. Ecco chi è Tim Duncan. Venire qui e dover salutarlo era la cosa più lontana dalla mia mente che potesse esistere, qualcosa di impossibile per molte ragioni".

    "Tim è la persona più spontanea, coerente, vera che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Trascorrere così tanto tempo con lui è stato sublime. Nessuno sa quanto sia intelligente, ironico e incisivo. Mi è capitato più volte di stargli addosso durante una partita e di chiedergli perchè non andasse a rimbalzo in una certa maniera, e al ritorno in campo mi diceva "Grazie per le motivazioni, Pop", o "Grazie per il supporto Pop", e poi cominciavamo a ridere entrambi. La gente non sa tutto questo, ma i suoi compagni di squadra sì ed è per questo che lo amano tutti, perchè è stato il miglior compagno di squadra che si possa immaginare. Molti ragazzi hanno giocato con Tim, lui se li è trascinati sulle spalle e ha fatto il possibile per renderli giocatori migliori. Negli anni sono passati in tanti da qui, sono diventati giocatori di successo, tutto perchè Tim Duncan ha sempre creato l'ambiente giusto, anche nella loro vita privata. Il mio non è uno sfoggio di umiltà, le persone che sono cresciute con me lo sanno bene. Non potrei essere qui adesso se non fosse stato per Tim. Forse sarei da qualche parte in America nella Budweiser League, ingrassato e ancora tentando di giocare o allenare pallacanestro. E' lui che ha dato da vivere a centinaia di persone, allenatori e membri dello staff, per anni e anni, e non ha mai detto una parola. E' semplicemente venuto al lavoro ogni giorno, veniva presto e se ne andava tardi, e c'era per chiunque, dai giocatori top del nostro roster a quelli meno importanti".

    "E' insostituibile. Voglio dire, ognuno di noi è unico a suo modo, ma lui è stato troppo importante per troppe persone. E' davvero difficile immaginare di andare agli allenamenti senza di lui, poi alla partita, prendere il bus e fare le solite cose di routine. E' stato sempre lui, un uomo vero. Non lo avete mai visto battersi il petto dopo una schiacciata come se fosse il primo essere umano a farla, come fanno molti oggigiorno. Non ha mai indicato il cielo o cercato le telecamere. Ha giocato e basta, e lo ha fatto per così tanto tempo che è diventato quasi normale, ma è stato troppo speciale per essere dimenticato. Tutti sappiamo che ha una laurea e che ha affrontato gli studi molto seriamente. Ed è qualcosa che lo rende molto orgoglioso di sè, ma credo che ciò che lo abbia reso davvero felice, oltre ai tifosi e ai compagni di squadra, è stato il tempo che ha trascorso con i suoi figli nel gruppo prima delle partite".

    Si passa poi alle domande sulla squadra e sul futuro dei San Antonio Spurs: "Tim, insieme ad altre persone, in particolar modo insieme a Manu e Tony, ci ha permesso di rimanere squadra anche facendo sacrifici. Naturalmente R.C. Buford e il suo staff hanno fatto un lavoro fantastico in questi anni per mantenerci ad alti livelli e trovare altre gemme di talento che magari nessun altro conosceva. La combinazione di questi fattori ha fatto sì che ora possiamo continuare ad essere una squadra competitiva. Tim allenatore? E' troppo intelligente per farlo. Non penso che lo vedremo fare avanti e dietro a bordocampo, ma spero che vorrà almeno ascoltare qualche nostra proposta di un coinvolgimento diverso, magari anche part-time, in un modo o nell'altro. Certamente io farò di tutto per cercare di trattenerlo da queste parti il più a lungo possibile perchè lui significa tanto per ogni componente di questa franchigia. Ci mancherà, sia per l'icona che era diventato per tutti per noi, sia come punto di riferimento, ancora di salvataggio. Anche se negli ultimi due anni non ha segnato molti punti, la gente non sa quanto sia stato efficace difensivamente. D'altronde basta vedere i suoi dati individuali in difesa per rendersene conto. Anche in attacco, nonostante la sua produzione statistica non fosse più la stessa, è sempre rimasto il centro di tutto. L'anno scorso abbiamo vinto 67 partite in regular season grazie al suo lavoro sui due lati del campo. Ci mancherà ma dovremo andare avanti, qualcun altro dovrà salire a livello di leadership: sarebbe molto importante per noi. Non so in quanti siano in grado di essere leader silenziosi come lo è stato Tim, saper gestire ogni cosa, rispondere a tutti ed essere rispettato. Vedremo cosa succederà. Ciascuno di noi ha il suo modo di fare, lui è stato un leader silenzioso, che ha deciso di uscire alla sua maniera. E' rimasto lo stesso uomo di prima, così come mi aveva chiesto che rimanesse suo padre quando è morto. Si è sempre lasciato allenare, non ha mai urlato negli spogliatoi, gettato asciugamani o fatto chissà quali discorsi. E' stato un esempio per i compagni in partita e in allenamento. Ha gestito le sconfitte, come quella in finale contro Miami nel 2013, e le vittorie, come quella contro Miami nel 2014. E' stato lui a condurci fin qui".


    [Modificato da li4m 13/07/2016 15:38]







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    El Magico Gonzalez
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    Gaming XP User

    00 13/07/2016 20:32
    Mi è capitato più volte di stargli addosso durante una partita e di chiedergli perchè non andasse a rimbalzo in una certa maniera, e al ritorno in campo mi diceva "Grazie per le motivazioni, Pop", o "Grazie per il supporto Pop", e poi cominciavamo a ridere entrambi.

    Per a precisione la frase era: "Hey Pop, thanks for your positive reinforcement"

    episodio già raccontato... forse c'è pure un video.

    Bello vedere Popovich per una volta "intimo" con i cronisti... solo Tim.








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