Chelsea-Liverpool: Conte contro Klopp, una questione di eredità
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Stasera Blues e Reds si sfidano nell'anticipo della Premier League: incrocio fra due manager stranieri e vincenti con una storia simile alle spalle.
Stasera la Premier League apre il suo quinto turno con un anticipo di lusso: Chelsea-Liverpool. Un match che è anche una sfida fra Antonio Conte e Jurgen Klopp, due manager stranieri, entrambi vincenti nei loro paesi e attesi alla conferma in Inghilterra. Accomunati anche dal fatto di essere arrivati in squadre con giocatori scelti perlopiù da altri.
Qualche giorno fa, Guardiola, parlando delle difficoltà che incontra una squadra di Premier League guidata da un nuovo manager aveva detto:
"Guardando il Tottenham o il Liverpool ti rendi conto che ogni giocatore sa bene dove andare e che cosa fare nei 90 minuti. Al momento non è ancora la stessa cosa per noi o per il Chelsea, per esempio."
Un riconoscimento prestigioso, dunque, per Jurgen Klopp, ma anche un esempio del fatto che certe cose richiedono tempo, soprattutto se il responsabile della squadra arriva dall'estero. Sì, perché Klopp le sue belle difficoltà le ha avute. Arrivato a Liverpool nell'ottobre scorso per sostituire Brendan Rodgers, il tedesco ha viaggiato fra alti e bassi, chiudendo la sua prima stagione con 48 punti in 30 partite, una bella vittoria a Stamford Bridge, ma anche lisci clamorosi, come le sconfitte contro Watford e Newcastle.
Chelsea-Liverpool dello scorso campionato, una delle più belle vittorie di Klopp in Premier.
Jurgen si è sempre preso le sue responsabilità, senza mai aggrapparsi alla scusa di avere ereditato giocatori non sempre adatti al suo gioco. Un gioco che prevede pressing asfissiante a partire dagli attaccanti, non proprio nell'indole di gente come Benteke e Sturridge, o un portiere spazzatutto, libero aggiunto alla Neuer, mentre Mignolet ha un altro dna.
Klopp però, pur con qualche incoerenza comprensibile, ha sempre tenuto la barra a dritta e, chiusa la stagione, ha potuto fare le sue scelte prendendo gente di peso, voluta da lui, come Matip o Mane, ha dato fiducia al portiere belga ma si è cautelato con Karius, e ha fatto cassa con Benteke, senza rimpianti. Scelte discutibili o meno, ma sue, nel bene e nel male.
Dall'altra parte c'è Conte che, pur con qualche distinguo, si trova in una situazione simile a quella vissuta da Klopp a ottobre. L'ex ct della Nazionale, impegnato a Euro 2016, ha potuto intervenire in modo relativo nella campagna estiva del Chelsea. Al primo anno alla Juventus aveva avuto il tempo di scegliere i giocatori con cura: da Pirlo a Bonucci, da Lichtsteiner a Vidal erano tutti uomini suoi, presi per il suo stile di gioco.
A Londra, invece, Conte, che col 3-5-2 ha costruito le sue fortune, non aveva inizialmente neppure un terzo centrale di peso, fino all'arrivo di David Luiz. In estate, quindi, aveva dichiarato che avrebbe giocato col 4-2-4, poi prontamente virato in 4-2-3-1 per il mancato arrivo di uno fra Lukaku e Morata. A centrocampo avrebbe voluto un tuttofare a stantuffo come Nainggolan, è arrivato Kanté, signor giocatore, ma dalle caratteristiche diverse rispetto al belga.
Intendiamoci, non è che Conte possa lamentarsi di una rosa comunque stellare. Quello che è certo è che è chiamato a dimostrare - e qui gli inglesi lo attendono al varco - di saper adattare il suo credo a una squadra non ancora sua, ma anche viceversa. Per ora ha cercato, intelligentemente per altro, di muoversi sul sicuro: nelle quattro partite di Premier finora disputate, i suoi undici di partenza erano sempre composti da 10 reduci delle gestioni Mourinho-Hiddink, più Kanté.
In questo decennio, dal 2010 in poi, l'ex ct è il settimo manager a sedersi sulla panchine del Chelsea, senza contare l'interregno di Steve Holland. Come a dire qui i tecnici vanno e vengono, i giocatori rimangono. Insomma, oltre alla sfida di un nuovo paese, un nuovo campionato e una nuova lingua, Conte si trova di fronte a un nuovo esame della sua capacità di adattare i suoi principi ai giocatori a sua disposizione.
Chelsea-Liverpool, dunque, è anche Conte contro Klopp, il precedente che può essere allo stesso tempo incoraggiante e scoraggiante.