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Call of Duty Black Ops 4: il nuovo FPS Treyarch tra innovazione e tradizione
everyeye

Siamo volati a Los Angeles per provare con mano le novità di Black Ops 4, il nuovo episodio della serie Call of Duty in uscita il 12 ottobre.





Dopo un brevissimo teaser d'annuncio, seguito a ruota da una valanga di rumor (per la gran parte veritieri), poche ore fa Treyarch ha finalmente mostrato al mondo l'ultimo erede di uno dei subfranchise più cari agli appassionati di Call of Duty, ovvero Black Ops 4, un vero e proprio capitolo di rottura nel quadro della serie.

Come anticipato dalla chiacchiera internettiana, Black Ops 4 mette da parte una tradizionale esperienza in singolo, per proporre al suo pubblico un'esperienza esclusivamente multigiocatore. Un cambio di rotta per certi versi epocale, la cui validità può essere sicuramente discussa, senza però omettere un dettaglio chiave: Black Ops 4 è un prodotto ludico destinato ad appagare le esigenze di una fetta d'utenza ben definita, e modellato a partire dal feedback offerto da questa specifica platea.

Una gestazione che è esplosa, sul palco del Jet Center di Los Angeles, con la presentazione di un titolo coraggioso, che non teme di lasciarsi alle spalle quelle che (dati alla mano) erano sue componenti meno apprezzate, lanciandosi verso territori inesplorati.

Parliamo ovviamente della modalità Battle Royale Blackout che, a prescindere dai ragionamenti su questa inclusione figlia dei tempi, si fissa un obiettivo ambiziosissimo: quello di proporre qualcosa di genuinamente nuovo in un genere ormai battutissimo. Insomma, una vagonata di carne al fuoco per un titolo che, pad alla mano, ci è sembrato decisamente promettente.





Piedi a terra e colpo in canna

La riformulazione del subfranchise di Treyarch affonda le radici nel gameplay, frenetico e appagante, di Black Ops 3, con modifiche sostanziali con il quale lo sviluppatore aspira chiaramente a proporre un modello che sia al contempo familiare e fresco. Ecco quindi che ritornano gli Specialisti, tra volti conosciuti e nuove leve, ma con un peso ben più abbondante nell'economia ludica del titolo.

Questo perché Call of Duty: Black Ops 4 si presenta al pubblico come uno shooter molto più "team based" rispetto ai suoi predecessori, che premia una composizione ragionata delle squadre, per sfruttare al meglio le abilità speciali di ciascuno Specialista nei diversi scenari guerreschi.

Sempre agli Specialisti è legata l'ultima vestigia dell'ormai scomparsa campagna single player, ridotta a "finger food" con missioni che dovrebbero introdurre background e caratteristiche di ciascun combattente.

Non è difficile intravedere, nel disegno ludico di Treyarch, i contorni di un vero e proprio "meta", del quale sarà interessante seguire lo sviluppo nei mesi a venire. Basti pensare che ora ogni Specialista, oltre alla classica abilità speciale (con tempi di ricarica consistenti), può contare su un'altra skill (attivabile con la pressione del dorsale destro) legata al suo specifico ruolo all'interno nella squadra.

La new entry Torque, ad esempio, è un combattente specializzato nell'ostacolare l'attacco della squadra avversaria in diversi modi, sia disponendo sul campo delle barriere di filo spinato in grado di infliggere danni consistenti agli assalitori troppo avventati, sia creando delle possenti barriere balistiche per bloccare le maree ardenti del fuoco avversario.





Tra le nuove leve c'è anche Crash, uno Specialista di supporto la cui abilità speciale consente ai giocatori di curare fino ad un massimo di quattro fratelli in armi, aumentandone al contempo la quantità massima di salute. Dall'altro capo di questo arcobaleno di sangue e fuoco troviamo l'assaltatore Ruin, di ritorno con un rampino che gli permette di proiettarsi da una parte all'altra del campo di battaglia come un proiettile barbuto, magari verso un gruppo di avversari da intombare rapidamente con il suo tradizionale Gravity Slam.

Il tutto, pad alla mano, si traduce in un'esperienza di gioco al cardiopalma che, a ogni movimento convulso delle dita sui tasti, riaccende il ricordo di quello che Call of Duty è sempre stato: un gioco velocissimo, ipercinetico ed entusiasmante. Questa volta però è impossibile non percepire nel titolo di Treyarch una dimensione tattica maggiorata, vincolata sia alla revisione del peso specifico del gioco di squadra nelle dinamiche del gameplay, sia ad alcune delle novità introdotte dallo sviluppatore.

Prima tra tutte, la scomparsa della cura automatica in favore di una siringona da piantarsi nel braccio alla bisogna (con la pressione del tasto L1), per conquistare faticosamente un'altra occasione di incrociare le armi col nemico.

Si tratta di un'aggiunta che, seppur non inedita in senso assoluto, modifica radicalmente il flusso dell'azione a schermo, e impone ai giocatori un nuovo rodaggio delle proprie abilità battagliere. Imparare a capire quando è il momento giusto per arretrare in copertura, o quando le circostanze possono premiare un assalto disperato, sono ora alcune delle competenze chiave nel quadro di una consapevolezza situazionale più sfaccettata, che sarà intrigante vedere alla prova sui palchi dei grandi eventi eSportivi, assieme al peso delle nuove dinamiche di squadra.

Un discorso che vale anche per la "fog of war" sulla minimappa, che permette di vedere solo i nemici attivi in un porzione limitata dei dintorni del giocatore e dei suoi compagni nelle vicinanze, a meno che lo Specialista Recon non intervenga a con la sua abilità Sensor Dart.

Un'altra piccola revisione delle dinamiche ludiche che sembra ispessire la componente strategica del gameplay, senza per questo generare fastidiose forzature. Tutt'altro, in realtà, anche perché Call of Duty: Black Ops 4 ci è parso un costrutto ludico caratterizzato da una grande coerenza interna, che si manifesta anche con un time to kill nettamente aumentato, sia per offrire una giusta finestra temporale alle nuove meccaniche di guarigione, sia per dare ancor più peso al gioco di squadra.





Lasciarsi come schegge impazzite tra le fauci di un piccolo gruppo di nemici (anche solo una coppia) rappresenta questa volta un corso d'azione molto poco raccomandabile, dato che le tempistiche di sterminio tendono - come intuibile - a punire i lupi solitari. Parzialmente modificato anche il classico sistema di scelta del loadout "Pick 10", con l'aggiunta del nuovo slot Gear (dove inserire oggetti in grado di fornire buff di diverso genere), e la possibilità di sacrificare le abilità dello Specialista in cambio di due spazi aggiuntivi per granate, armi da lancio e gadget tattici.

Piuttosto stimolante l'idea di proporre attachment totalmente unici per ognuna delle armi del gioco, in modo da offrire, almeno sulla carta, una varietà ancora maggiore per quel che riguarda la personalizzazione della propria dotazione bellica.

Messi insieme i complementi letali del nostro arsenale, sui campi di battaglia digitali di Los Angeles abbiamo passato un'ora abbondante a correre furiosamente tra giungle rigogliose, città costiere scaldate dal sole e complessi militari hi-tech, sempre circondati da un level design pregevole, in grado di offrire alle mappe il giusto equilibrio tra complessità e leggibilità. Fattore, quest'ultimo, cui contribuisce anche il ritorno di un gameplay rigorosamente "piedi a terra" (richiesto a gran voce dal pubblico), che se da un lato porta con sé la rinuncia a quel ventaglio guizzi di design concessi da wall run e doppi salti, dall'altro favorisce una strutturazione dei livelli più chiara, ben compatibile con la riduzione del numero dei contendenti a 5v5, e sempre costellata di interessanti opportunità strategiche.

Opportunità talvolta foraggiate dal ritorno del combattimento subacqueo, caratterizzato da un'immediatezza che allontana il rischio di fratture nel flusso dell'azione, salvo sfortunati incidenti con qualche proiettile vagante. Parlando di crivellazioni più o meno previste, il gunplay di Call of Duty: Black Ops 4 promette di segnare un nuovo standard per la fibra competitiva della serie, introducendo una dinamica che rinvigorisce il profilo "skill based" della produzione.

Nel gioco di Treyarch, infatti, ogni singola bocca da fuoco sarà caratterizzata da un rinculo unico e prevedibile, che varierà in base ai diversi attachment utilizzati. Gli effetti di questa novità risultato chiaramente percepibili, ma è chiaro che le sue conseguenze riguardano principalmente la scena agonistica.

I meno esperti non avranno comunque problemi a riconoscere un gunplay rifinito ed appagante, attraverso il mirino di armi caratterizzate da un design decisamente piacevole.





È ancora presto per sbilanciarsi in valutazioni tecniche, ma sia l'abbondanza dei dettagli che riempivano le tre mappe provate, sia la qualità generale dell'ensemble ci hanno confortato circa la futura solidità della versione PlayStation 4, quella testata nel corso dell'ora passata in compagnia del gioco.

Activision sembra inoltre puntare ad offrire a Black Ops 4 lo stesso trattamento ricevuto da Destiny 2, con una versione PC di gran qualità, sviluppata dal team di Beenox e supportata dall'infrastruttura di rete di Battle.net.

A tal proposito, il nuovo titolo di Treyarch permetterà ai giocatori su PC l'accesso completo alle funzionalità social della piattaforma, e sarà quindi possibile, ad esempio, scambiare quattro chiacchiere con gli amici di Overwatch nel cuore di un tesissimo Hardpoint. In generale, le modifiche apportate al comparto principale dell'esperienza di Call of Duty: Black Ops 4 ci hanno lasciato degli ottimi sapori in bocca, nonché un discreto desiderio di approfondire la conoscenza con un titolo che, chiaramente, ambisce a guadagnarsi una posizione di spicco nel panorama degli shooter competitivi.

Zombie e invasioni barbariche

Il sacrificio della campagna in singolo sull'altare di un'attualità che, almeno nel segmento delle esperienze spiccatamente multiplayer, la considera una componente tutto sommato trascurabile non impedisce a Call of Duty: Black Ops 4 di presentarsi al pubblico come il capitolo che, almeno stando alle premesse, punta a segnare un nuovo record in termini di contenuti disponibili al day one. E non è proprio roba da poco.

Certo, per stabilire le esatte proporzioni del rapporto qualità-quantità sarà necessario attendere ancora qualche mese, ma siamo già piuttosto certi che, il prossimo ottobre, i fan di Call of Duty non si troveranno a corto di cose da fare... e da uccidere. Purtroppo per noi, nella bollente penombra del Jet Center, non abbiamo potuto provare né le tre mappe della modalità zombie (IX, Voyage of the Damned e Blood of the Dead, probabilmente una riedizione di Mob of the Dead di Black Ops 2), né la plurivociferata - e ora confermata - modalità battle royale, ribattezzata Blackout, ma il potenziale dell'offerta appare già piuttosto imponente.

Le tre mappe zombie portano avanti narrative diverse e intriganti, innestate sulla base di dinamiche ludiche decisamente più stratificate rispetto al passato.





Non solo sarà possibile giocare in singolo accompagnati da una manciata di bot, ma la modalità permetterà di selezionare il livello di difficoltà di ogni partita e di rendere più varia l'esperienza schierandosi dinnanzi orde putrescenti con una gran quantità di tratti diversi. La dinamica delle Mutations prevede infatti l'attribuzione di almeno un centinaio di caratteri personalizzati ai membri della falange non morta, andando a modificare elementi come la resilienza o la velocità.

La promessa di Jason Blundell di un "coinvolgimento dell'utenza su base settimanale, mensile e annuale" si traduce nelle Callings, ovvero sfide periodiche sulla cui natura, per il momento, non sappiamo nulla, sebbene l'obiettivo sia chiaramente quello di mantenere alto l'interesse del pubblico nel tempo. Discorso simile per la nuova Zombie Rush, una "semplificazione dell'esperienza di base" che, volendo fare i profeti del videogioco, potrebbe benissimo rivelarsi una modalità orda.





Continuando sulla strada della previsione, pur non avendo dati concreti a supporto di queste speculazioni, ci pare difficile che le diverse ambientazioni della Zombie mode, quella gladiatoria in primis, arrivino a sfoggiare meccaniche di gameplay radicalmente distintive, come ad esempio una svolta totalmente melee. Sarebbe un colpo di scena a dir poco intrigante, ma non ci crediamo poi molto. Meno sorprendente è stato invece l'annuncio della modalità Blackout, della quale sappiamo solo ciò che ci ha detto il game director David Vonderhaar.

Con il suo esordio nel mercato, sempre più denso, delle battle royale, Black Ops 4 punta a proporre al pubblico un'esperienza unica, assolutamente fedele al canone ludico modellato in un decennio d'esperienza con la serie Call of Duty.

Ancora non sappiamo bene cosa questo voglia dire, ma l'idea di vedere il gameplay serrato della saga Activision collocato in una mappa di dimensioni imponenti (1500 volte Nuketown), con l'aggiunta di veicoli terresti, aerei e acquatici... beh, ci titilla non poco.

La scelta di inserire questa componente nel gioco, tra l'altro, potrà anche essere letta come un cedimento alla popolarità cosmica del genere, ma non è priva di coraggio. Sono tante, tantissime, infatti, le cose che possono andare storte, a partire dal dimensionamento e dalla densità della mappa, fino ad arrivare al ruolo e la gestione dei veicoli dal punto di vista del gameplay, con una punta d'ansia legata alla revisione contestuale del time to kill.

D'altronde Treyarch sta ancora sperimentando sia dal punto di vista del bilanciamento, sia per quanto riguarda la composizione dell'esperienza. Basti pensare che lo sviluppatore non ha ancora finalizzato il numero massimo dei giocatori coinvolti in una singola istanza di Blackout.

Ora come ora, siamo certi solo del fatto che la modalità in questione includerà un roster con tutti i personaggi più inconici del franchise Call of Duty, e che la mappa sarà colma di rimandi e strizzate d'occhio ad alcune delle location più celebri della saga, sebbene l'esatta topografia del tutto sia ancora avvolta dal mistero.




Il nostro primo incontro con l'ultimo nato in casa Treyarch ci ha lasciato in corpo delle sensazioni decisamente positive. Black Ops 4 rappresenta a tutti gli effetti la culminazione del percorso evolutivo di un team che, negli ultimi 10 anni, ha raccolto ed elaborato il feedback offerto da una delle community più attive e vocali del panorama videoludico.

Un'esperienza che mette in campo una rinuncia epocale (quella alla campagna), provando però a compensare con quella che potrebbe confermarsi come una delle offerte multigiocatore più ampie e raffinate mai viste nella storia della serie. L'inclusione di una modalità battle royale, figlia dell'ultima tendenza del mercato, apre a contaminazioni ancora misteriose, ma speriamo che lo sviluppatore mantenga la promessa di un'esperienza modellata nel pieno rispetto dei capisaldi del brand di appartenenza.

Una personalità che riecheggia, brutale, tra le maglie di un comparto ludico che mette alla prova del pubblico una mole consistente di novità, senza lasciare però spazio a crisi d'identità evidenti. C'è poco altro da dire a questo punto: Call of Duty: Black Ops 4 è senza dubbio una scommessa rischiosa, ma i pronostici, al momento, sembrano tutt'altro che negativi.