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Una differenza rispetto alla serie è che il dialogo non avviene in un accampamento di guerra, ma nelle prigioni di "Delta della Acque" la magione dei Tully, dove Robb Stark ha imprigionato Jamie Lannister.
Altro particolare importante: prima di andare a trovare Jamie Lannister, Lady Catelyn aveva appena ricevuto la "falsa" notizia della morte di Rickon e Bran.
In un tintinnio di catene, Jaime Lannister sollevò le mani a coprirsi il volto. «Lady Stark» la sua voce, usata a stento, era una specie di rantolo.
«Temo di non essere in condizioni di riceverti.»
«Guardami, cavaliere.»
«La luce mi fa male agli occhi. Un momento, cortesemente.»
Era dalla sua cattura al bosco dei Sussurri che a Jaime Lannister non veniva concesso l'uso del rasoio. Una barba arruffata copriva il suo volto, un tempo così simile a quello della regina Cersei. Scintillando come oro nella luce della lanterna, barba e baffi incolti lo facevano apparire come una sorta di belva bionda, splendida anche se incatenata. I capelli lerci gli ricadevano sulle spalle in un groviglio attorcigliato. Gli abiti gli si erano sbrin-dellati addosso. Il suo viso era pallido, scavato... Ma anche così, la poderosa bellezza di quell'uomo rimaneva innegabile.
«Vedo che non hai gradito il vino che ti ho inviato.»
«Una simile improvvisa generosità non può che apparire sospetta.»
«Posso avere la tua testa in qualsiasi momento lo desideri. Perché dovrei avvelenarti?»
«La morte per avvelenamento può apparire come un fatto naturale. Mentre sarebbe un po' più difficile dichiarare che la testa mi si è semplicemente staccata dalle spalle» Jaime la osservò dal pavimento lurido, i suoi occhi verdi, da felino, lentamente si abituavano alla luce. «Ti inviterei ad accomodarti, ma tuo fratello si è dimenticato di fornirmi una sedia.»
«Non ho problemi a rimanere in piedi.»
«Sul serio? Hai un aspetto terribile, devo dire. Ma forse è solo a causa della luce qui dentro.» Era incatenato ai polsi e alle caviglie, i bracciali uniti gli uni agli altri. Stare in piedi o stare sdraiato gli era difficile, sgradevole. Le catene alle caviglie erano imbullonate a una parete. «Che te ne pare dei miei braccialetti? Forse vuoi aggiungerne altri? O forse vuoi che li faccia tintinnare un altro po'?»
«Sei tu l'unico responsabile di questo trattamento» gli ricordò Catelyn.
«Ti avevamo concesso il privilegio di una cella in una torre, un luogo consono al tuo stato nobiliare. Tu ci hai ripagato cercando di fuggire.»
«Una cella è una cella. Ce ne sono alcune, nei sotterranei di Castel Granito, che fanno apparire questa come un giardino soleggiato. Chissà, forse un giorno riuscirò a mostrartele.»
"Se ha paura, lo nasconde molto bene." «Un uomo incatenato mani e piedi farebbe bene a usare un linguaggio più cortese, cavaliere. Non sono venuta qui per essere minacciata.»
«No? Allora forse è per trarre piacere da me. Si dice che le vedove si stanchino dei loro letti vuoti, dopo qualche tempo. Noi della Guardia reale giuriamo solennemente di non sposarci mai. Immagino, però, di essere in grado di renderti il servizio di cui necessiti. Perché non versi un po' di quel buon vino, lady Catelyn, e poi scivoli fuori dal tuo bel vestito? Vediamo se me la sento.»
Catelyn lo guardò, piena di ribrezzo. "È mai esistito un uomo più bello e al tempo stesso più infame di questo?" «Se tu ripetessi queste parole in presenza di mio figlio, non esiterebbe a ucciderti.»
«Solo se portassi queste» Jaime fece stridere le catene. «Sappiamo entrambi che il tuo ragazzo ha paura di affrontarmi in duello.»
«Mio figlio è giovane, certo, ma se credi che sia anche uno sciocco, commetti un grosso sbaglio. Inoltre... non sei stato troppo pronto alla sfida quando avevi alle costole l'esercito che ti ha sconfitto.»
«Dimmi una cosa, anche gli antichi re dell'inverno si sono nascosti dietro le sottane delle loro madri come sta facendo Robb Stark?»
«Mi stai tediando, cavaliere. Ci sono cose che devo sapere.»
«E perché io dovrei dirtele?»
«Per salvarti la vita.»
«Pensi davvero che io tema la morte?» Un'idea che sembrò divertirlo.
«Dovresti temerla. I tuoi crimini ti hanno assicurato un posto tra i tormenti nella fossa più profonda dei sette inferi, se gli dei sono giusti.»
«Di quali dei staremmo parlando, lady Catelyn? Gli alberi con le facce cui pregava tuo marito? Quanto aiuto gli hanno dato quando mia sorella gli ha staccato la testa?» Jaime sogghignò. «Se gli dei esistono, come mai il mondo è così pieno di sofferenza, d'ingiustizia?»
«A causa di uomini come te.»
«Non ci sono uomini come me. Ci sono io e basta.»
"Arroganza e orgoglio, nient'altro. Più il vuoto coraggio di un demente.
Sto sprecando fiato con quest'individuo. Se mai è esistita una scintilla di onore in lui, si è estinta da molto tempo." «Non vuoi parlarmi, Lannister?
È una scelta tua. Bevi quel vino, pisciaci dentro, per me non fa nessuna differenza.»
La voce dello Sterminatore di re la raggiunse mentre la sua mano era sulla maniglia della porta.
«Lady Stark...»
Lei si voltò in attesa.
«Molte cose si coprono di ruggine con questa umidità» riprese Jaime Lannister. «Perfino le buone maniere. Rimani, e avrai le risposte che cerchi... ma a una condizione.»
"Nessuna vergogna in lui." «I prigionieri non dettano condizioni.»
«Oh, vedrai che la mia è cosa di poco conto. Il tuo carceriere mi dice solo vili menzogne. E nemmeno se le ricorda bene. Un giorno, Cersei è stata scuoiata. Il giorno dopo, mio padre è stato decapitato. Tu rispondi alle mie domande, e io risponderò alle tue.»
«Secondo verità?»
«Ah, è proprio la verità che vuoi? Fa' attenzione, mia lady. Tyrion dice che la gente fin troppo spesso dichiara di volere la verità, ma ben di rado apprezza il suo gusto quando viene servita.»
«Sono abbastanza forte per ascoltare qualsiasi cosa tu abbia da dire.»
«Come vuoi. Ma prima, se vuoi essere così gentile... il vino. Ho la gola secca.»
Catelyn appese la lampada alla maniglia della porta e spostò la caraffa e la coppa più vicino al prigioniero. Jaime trattenne il vino in bocca per un lungo momento prima di mandarlo giù.
«Acido e fetido» dichiarò. «Ma sempre meglio di niente.» Tornò ad ad-dossare la schiena alla parete, le ginocchia raccolte al petto. «La tua prima domanda, lady Stark?»
Catelyn non sapeva quanto a lungo quel gioco sarebbe durato, così non sprecò tempo. «Sei tu il padre di Joffrey?»
«Non lo chiederesti se non conoscessi già la risposta.»
«Voglio sentirlo dalle tue labbra.»
Jaime scrollò le spalle: «Joffrey è mio figlio. Lo stesso vale per l'intera progenie di Cersei, immagino».
«Quindi ammetti di aver giaciuto con tua sorella.»
«Ho sempre amato mia sorella. E ora tu mi devi due risposte. Tutti i membri della mia famiglia sono ancora in vita?»
«Ser Stafford Lannister è caduto a Oxcross, mi è stato detto.»
Jaime non parve particolarmente commosso: «Zio Balordo, lo chiamava mia sorella. Sono Cersei e Tyrion che mi preoccupano. E il lord mio padre».
«Vivono. Tutti e tre.» "Ma non per molto, se gli dei sono misericordiosi."
Jaime bevve dell'altro vino: «Di nuovo il tuo turno».
Catelyn si chiese se lui avrebbe risposto alla prossima domanda con qualsiasi altra cosa che non fosse una menzogna. «Mio figlio Bran... com'è caduto?»
«L'ho gettato io dalla finestra della torre.»
L'assoluta naturalezza con cui l'aveva detto le fece quasi mancare il fiato. "Se avessi una lama, io ucciderei. Qui, ora." Ma poi si ricordò delle sue figlie. Catelyn aveva la gola contratta quando riprese a parlare. «Tu eri un cavaliere. Avevi giurato di difendere i deboli e gli innocenti.»
«Bran era debole, questo sì, ma forse non altrettanto innocente. Ci stava spiando.»
«Bran non spiava nessuno.»
«E allora biasima i tuoi preziosi dei, i quali hanno portato il tuo ragazzino alla nostra finestra e gli hanno mostrato qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere.»
«Biasimare gli dei?» Catelyn stentava a credere a tanta temerarietà. «La mano che lo ha spinto nel vuoto era la tua. Tu volevi che morisse».
Le catene di Jaime tintinnarono debolmente: «Di solito, non getto bambini dalla finestra per migliorare il loro stato di salute. Certo: volevo che morisse».
«Ma lui non è morto. Tu hai capito di essere in estremo pericolo, così hai dato una borsa d'argento a un tuo sicario per essere certo che Bran non si risvegliasse mai più.»
«Davvero ho fatto questo?» Jaime sollevò la coppa e bevve una lunga sorsata. «Cersei e io ne abbiamo parlato, non lo nego. Ma tu stavi con il ragazzo giorno e notte. Il tuo maestro e lord Eddard lo visitavano spesso. Poi c'erano le guardie, e quei maledetti, meta-lupi... Avrei dovuto aprirmi la strada combattendo con metà Grande Inverno. Perché darsi tutti quei pensieri? Il ragazzo sembrava comunque in punto di morte.»
«Se mi menti, Lannister, questa conversazione è già finita.» Catelyn tese le mani verso di lui, mostrandogli i palmi e le dita. «Fu l'uomo che venne a ucciderlo a lasciarmi queste cicatrici. Tu giuri di non avere avuto parte alcuna nel mandarlo a uccidere mio figlio?»
«Sul mio onore di Lannister.»
«Il tuo onore di Lannister vale meno di questo!»
Con un calcio, Catelyn rovesciò il secchio degli escrementi. Liquame putrescente e marrone si sparse sul pavimento della cella oscura, inzuppando la paglia.
Jaime Lannister si ritrasse fino a quando le catene non lo bloccarono.
«Avrò anche merda al posto dell'onore, d'accordo. Ma non ho mai pagato nessuno per uccidere al mio posto. Credi pure quello che vuoi, lady Stark, ma se avessi voluto Bran morto, sarei andato a sgozzarlo di persona.»
"Dei abbiate pietà... dice il vero!" «Se non sei stato tu a mandare l'assassino, allora è stata tua sorella.»
«Se lo avesse fatto, lo saprei. Cersei non ha segreti per me.»
«Allora il Folletto.»
«Tyrion è innocente quanto il tuo Bran. Lui non se ne andava in giro a scalare torri, né a spiare dalle finestre.»
«E allora perché l'assassino aveva la sua daga?»
«Di quale daga stiamo parlando, con esattezza?»
«Era lunga così» Catelyn glielo mostrò distanziando le mani. «Liscia ma accuratamente forgiata, lama di acciaio di Valyxia e impugnatura d'osso di drago. Tuo fratello la vinse in una scommessa a lord Baelish nel torneo per il compleanno del principe Joffrey.»
Jaime Lannister versò altro vino, lo bevve e rimase a fissare il fondo della coppa. «Il tuo vino sembra diventare sempre meglio a ogni sorsata. Da non credere. Adesso che me ne parli, credo di ricordare quella daga. L'ha vinta, tu dici? E come?»
«Scommettendo su di te quando sfidasti alla lancia il Cavaliere di fiori.»
Eppure, nel momento stesso in cui finì di dirlo, Catelyn seppe che qualcosa non andava. «No... forse era il contrario.»
«Nei tornei, Tyrion scommetteva sempre su di me» affermò Jaime. «Ma quel giorno, ser Loras mi disarcionò. Fu un imprevisto. L'avevo sottovalu-tato, quel ragazzo. Ma ora questo non ha più importanza. Qualsiasi cosa mio fratello abbia scommesso, la perse... Ma quella daga in effetti cambiò proprietario, adesso lo ricordo. Robert me la mostrò, quella stessa sera, al banchetto. Sua Grazia godeva nel versare sale sulle mie ferite, specialmente quando era ubriaco. E quando mai non era ubriaco?»
Tyrion Lannister aveva detto esattamente la stessa cosa mentre attraversavano le montagne della Luna, Catelyn lo ricordava con chiarezza. Ma lei si era rifiutata di credergli. E poi Petyr Baelish aveva giurato il contrario.
Petyr che era stato quasi un fratello per lei e Lysa. Petyr che l'aveva amata al punto da affrontare Brandon Stark in duello... Ma se Jaime e Tyrion concordavano sulla medesima versione, che cosa poteva significare? Da quando avevano lasciato Grande Inverno, oltre un anno prima, i due fratelli non si erano più incontrati. Da qualche parte, doveva esserci una trappola.
«Stai cercando d'ingannarmi, Lannister?»
«Lady Stark, ho appena ammesso di aver gettato il tuo prezioso ragazzino giù dalla finestra. Per quale ragione dovrei mentirti su quella daga?»
Jaime ingollò un'altra coppa di vino. «Credi pure quello che vuoi credere.
È da un pezzo che ho smesso di preoccuparmi di quello che la gente pensa di me. E adesso è il mio turno. Sono scesi in campo i fratelli di Robert?»
«Lo hanno fatto.»
«Ecco una risposta da quattro soldi. Dimmi qualcosa di più, se non vuoi che la tua prossima risposta sia da due soldi.»
«Stannis sta marciando su Approdo del Re» replicò controvoglia Catelyn. «Renly invece è morto. È stato assassinato da suo fratello a Ponte Amaro con qualche oscuro sortilegio che non comprendo.»
«Un peccato» Jaime corrugò la fronte. «Renly non mi dispiaceva, mentre Stannis... lui è tutt'altra faccenda. I Tyrell da che parte stanno?»
«Da quella di Renly, al principio. Ma ora, non so dire.»
«Il tuo ragazzo deve sentirsi molto solo.»
«Robb ha compiuto sedici anni pochi giorni fa... È un uomo fatto. Ed è un re. Ha vinto tutte le battaglie che ha combattuto. Dai suoi ultimi messaggi, ha preso il Crag dai Westerling.»
«Ma non ha ancora affrontato mio padre, o sbaglio?»
«Quando lo affronterà, lo sconfiggerà. Così come ha sconfitto te.»
«Mi ha colto di sorpresa. Un trucco da codardi.»
«Non osare parlarmi di trucchi. Tuo fratello Tyrion ha mandato qui dei tagliagole sotto le spoglie di emissari, protetti da vessilli di pace.»
«Se ci fosse uno dei tuoi figli in questa cella, non credi che i suoi fratelli farebbero lo stesso pur di liberarlo?»
"Mio figlio non ha più fratelli." Ma Catelyn rifiutò di condividere il proprio dolore con un essere come quello.
Jaime bevve altro vino. «Ma in fondo, che cos'è la vita di un fratello quando c'è in gioco l'onore?» Un altro sorso. «Tyrion è stato abbastanza astuto da capire che tuo figlio non avrebbe mai acconsentito a scambiarmi per un riscatto.»
Questo, Catelyn non poté negarlo: «Gli alfieri di Robb non chiedono di meglio che vederti morto. Rickard Karstark in particolare. Al bosco dei Sussurri hai abbattuto due dei suoi figli».
«I due con l'emblema del raggio solare, giusto?» Jaime scrollò nuovamente le spalle. «A dire il vero, era tuo figlio che stavo cercando di abbattere, gli altri si sono messi in mezzo. Li ho uccisi in regolare duello, nel cuore della mischia. Qualsiasi altro cavaliere avrebbe fatto lo stesso.»
«Come puoi continuare a definire te stesso un cavaliere, quando hai infranto ogni singolo giuramento?»
«Quanti, quanti giuramenti...» Jaime afferrò la caraffa per riempirsi nuovamente la coppa. «Difendere il re. Obbedire al re. Mantenere i suoi segreti. Fare quello che lui ti dice. La tua vita per la sua. E poi obbedire a tuo padre. Amare tua sorella. Proteggere gli innocenti. Difendere i deboli. Rispettare gli dei. Obbedire alle leggi. Troppo, decisamente troppo. Qualsiasi cosa tu faccia, finirai comunque per infrangere un giuramento o un altro.»
Mandò giù una robusta sorsata, poi chiuse gli occhi per un momento, appoggiando la nuca a una delle chiazze di salnitro sulla parete della cella.
«Fui l'uomo più giovane ad avere mai indossato il mantello bianco.»
«E l'uomo più giovane a tradire ogni cosa quel mantello significhi, Sterminatore di re.»
«Sterminatore di re» Jaime Lannister ripeté attentamente quelle parole.
«E quale splendido re lui era!» Sollevò la coppa. «Brindo ad Aerys Targaryen, secondo nel suo nome, signore dei Sette Regni e protettore del reame. E brindo alla spada che gli ha aperto la gola. Una spada dorata, lo sapevi, lady Stark? Il suo sangue è corso giù lungo la lama. Rosso e oro. I colori dei Lannister.»
Jaime rise. Catelyn capì che il vino aveva ottenuto l'effetto voluto: lo Sterminatore di re aveva bevuto la maggior parte della caraffa e adesso era ubriaco. «Solo un uomo come te sarebbe orgoglioso di un simile atto.»
«Te l'ho già detto: non ci sono uomini come me. Dimmi questo, lady Stark: il tuo Ned ti ha mai parlato di come è morto suo padre? O suo fratello?»
«Hanno strangolato Brandon sotto gli occhi di lord Rickard. E poi hanno ucciso anche lui.» Una brutta storia, vecchia di sedici anni. Per quale ragione Jaime voleva parlarne proprio adesso?
«Uccisi, certo. Ma come?»
«Corda e ascia, immagino.»
«Non dubito che Ned abbia voluto risparmiarti la verità» Jaime bevve un altro sorso, passandosi il dorso della mano sulle labbra. «La sua dolce giovane sposa, per quanto non vergine. Bene, volevi la verità. Chiedi. Abbiamo un accordo, no? Non posso negarti nulla. Chiedi.»
«La morte è morte.» "E io non voglio sapere..."
«Brandon era diverso da suo fratello, non è forse così? Nelle vene, aveva sangue, non acqua fredda. Era più simile a me.»
«Brandon non era affatto simile a te.»
«Se lo dici tu. Tu e lui dovevate sposarvi.»
«Stava raggiungendo Delta delle Acque quando...» strano come rievoca-re quella storia le facesse venire la gola arida, perfino dopo sedici anni «...
quando venne a sapere di Lyanna. Così cambiò strada e andò ad Approdo del Re. Fu un atto impulsivo.» Ricordava anche come lord Hoster fosse andato su tutte le furie quando la notizia era giunta a Delta delle Acque.
"Quel valoroso imbecille", così aveva definito Brandon.
Jaime si versò l'ultima mezza coppa di vino. «Entrò a cavallo nella Fortezza Rossa insieme a pochi compagni, gridando a gran voce che il principe Rhaegar venisse fuori ad affrontarlo. Ma Rhaegar non c'era. Aerys mandò le sue guardie ad arrestarli tutti con l'accusa di complottare l'assassinio di suo figlio. Anche gli altri erano figli di lord, mi sembra.»
«Ethan Glover era lo scudiero di Brandon» precisò Catelyn. «Fu lui l'unico che sopravvisse. Gli altri erano Jeffory Mallister, Kyle Royce ed El-bert Arryn, nipote ed erede di Jon Arryn.» Ricordava ancora i loro nomi dopo tanti anni, anche questo era strano. «Aerys li accusò di tradimento e convocò a corte i loro padri per rispondere di quell'accusa, tenendo i figli come ostaggi. E quando loro vennero, li fece sterminare tutti senza processo. Padri... e figli.»
«Ci furono delle specie di processi» precisò Jaime. «Lord Rickard chiese un processo per duello, e il re accolse la sua richiesta. Il vecchio Stark si preparò allo scontro, pensando di schierarsi contro uno della Guardia reale.
Me, forse. Invece lo portarono nella Sala del Trono e lo appesero alle travature del soffitto. Sotto di lui, due dei piromanti di Aerys accesero un bel fuoco. Il re gli disse che il campione della Casa Targaryen era il fuoco. Per cui, tutto quello che lord Rickard Stark doveva fare per provare la sua innocenza era... non bruciare vivo.
«Mentre le fiamme ardevano, venne portato dentro anche Brandon. Gli avevano incatenato le mani dietro la schiena. Attorno al collo, aveva una correggia di cuoio bagnata, attaccata a un apparato che Aerys aveva portato dalla Città Libera di Tyrosh. Gli lasciarono libere le gambe e sistemarono la sua spada lunga appena fuori dalla sua portata.
«I piromanti si lavorarono lord Rickard molto lentamente, facendo vento e occupandosi di quel loro bel falò in modo da ottenere un calore preciso e costante. La prima ad andare in fiamme fu la sua cappa. Poi la tunica. Ben presto, Stark non ebbe addosso altro che metallo e ceneri. Nella fase successiva sarebbe stato arrostito, garantì Aerys... A meno che il figlio non fosse riuscito a liberarlo. Brandon tentò, ma quanto più lui lottava contro le catene, tanto più il cuoio che aveva attorno alla gola stringeva. Alla fine, strangolò se stesso.
«Quanto a lord Rickard, prima che anche lui morisse, l'acciaio della sua corazza pettorale era diventato rosso ciliegia. L'oro dei suoi speroni sì era disciolto, gocciolando sulle fiamme. In tutto questo, io stavo ai piedi del Trono di Spade, nella mia armatura bianca, nel mio mantello bianco, cercando di riempirmi la testa del pensiero di Cersei. Più tardi, Gerold Hightower, comandante della Guardia reale, mi prese da parte e mi disse:
"Il tuo giuramento è proteggere il re, non giudicarlo". Era il grande Toro bianco a parlare, leale fino alla fine e di certo uomo migliore di me, non c'è dubbio.»
«Aerys...» Catelyn aveva la bocca piena di fiele. Quella storia era talmente orrida che doveva essere vera «... era pazzo, l'intero reame lo sapeva. Ma se tu intendi farmi credere di aver ucciso il re per vendicare Brandon Stark...»
«Non intendo farti credere nulla di simile. Gli Stark non rappresentavano niente per me. Quale ironia che io venga amato da qualcuno per un gesto di gentilezza che non ho mai compiuto, e disprezzato da tanti altri per quello che è stato il mio atto più bello: tagliare la gola a quel demente. Al-l'incoronazione di Robert, venni fatto inginocchiare ai piedi del trono a fianco del Gran maestro Pycelle e di Varys l'eunuco, in modo che il nuovo re potesse perdonarci per i nostri crimini e accoglierci al suo servizio.
Quanto al tuo Ned, invece di baciare la mano che aveva sgozzato Aerys, preferì inveire contro il culo che trovò seduto sul trono destinato a Robert.
Penso che Ned Stark abbia amato Robert Baratheon molto più di quanto non abbia amato suo fratello o sua sorella... o anche te, mia lady. Verso Robert, lui non è mai stato infedele, o sbaglio?» Jamie ebbe una risata da ubriaco. «Andiamo, lady Stark, non dirmi che non trovi tutto questo incredibilmente divertente.»
«Non trovo nulla di divertente in te, Sterminatore di re.»
«Di nuovo quel nome. Non penso che ti scoperò, dopotutto. Ditocorto ti ha avuta per primo, non è vero? E io non mangio nel piatto di un altro.
Inoltre, non sei neppure lontanamente bella quanto mia sorella.» Il suo sorriso era una lama. «Non ho mai giaciuto con un'altra donna all'infuori di Cersei. A mio modo, sono fedele come il tuo Ned non è mai stato. Povero, vecchio, defunto Ned. Per cui, ti chiedo, chi è adesso quello il cui onore è merda? Com'è che fa di nome il ragazzo bastardo che lui ha generato?»
Catelyn fece un passo indietro: « Brienne! » .
«No, non è quello.» Jaime Lannister bevve direttamente dalla caraffa.
Un ultimo rigagnolo di vino gli corse lungo la faccia, rosso come sangue.
«Snow, ecco come si chiama. Un nome così bianco... Proprio come quei bei mantelli che ci danno alla Guardia reale dopo che abbiamo fatto quei bei giuramenti.»
Brienne aprì la porta e avanzò nella cella: «Hai chiamato, mia lady?».
Catelyn tese la destra: «Dammi la tua spada».