PES 2018: squadra che vince, si cambia
IGN
Nuovo, diverso... migliore?
Come è normale che accada quando si parla di sport, il tifo fa la sua parte: c'è chi parteggia per FIFA e chi per PES, ma al di là del campanilismo, a Konami va riconosciuto il merito non solo di aver fatto ritrovare alla sua serie calcistica la forma migliore, ma anche di averla rinnovata in maniera nuova e interessante. Questo è quanto successo tre anni fa, con PES 2015 e l'introduzione del Fox Engine. Ma ora... ora si cambia di nuovo.
Secondo Konami PES 2018 è "il miglior gioco della serie negli ultimi dieci anni" e "la versione più innovativa dal suo rilancio su console di nuova generazione". Due dei tanti slogan che hanno accompagnato la presentazione del gioco, prima di lasciare spazio alla prova vera e propria. Naturalmente è troppo presto per discutere della prima, serviranno decine e forse centinaia di partite per capire se PES 2018 potrà davvero diventare il migliore di sempre, ma per quanto riguarda la seconda... beh, non ci sono dubbi. Registrate le modifiche evidenti ma limitate delle edizioni 2016 e 2017, questa volta ci troviamo di fronte a degli interventi di maggior spessore.
Konami ha parlato di un miglioramento del sistema di controllo del giocatore che restituisce un "feeling completamente diverso", così come ha voluto mettere in luce una rinnovata ed espansa capacità degli atleti sul campo di cogliere gli spazi e le posizioni degli avversari con la palla in arrivo, il che si riflette in posizionamenti adeguati per proteggere l'imminente possesso della sfera. Poi ci sarebbero anche i nuovi sistemi di gestione dei tiri da fermo, dei calci d'angolo e dei rigori. Oppure tutti gli interventi estetici, a partire da una maggiore e più frequente gamma di emozioni ed espressioni dei volti dei ventidue sul campo, per finire con una cura maggiore nel restituire il "boato" del pubblico (tra cui inquadrature particolari, magari con la telecamera che oscilla spinta dal ruggito dello stadio dopo una segnatura).
Tutte questioni potenzialmente interessanti, sicuro. Ma parliamo del gioco, di quello che è successo una volta che sono sceso in campo col mio Liverpool (una delle squadre totalmente sotto licenza), deciso ad affrontare il Borussia Dortmund (anche lei perfettamente ricreata) contro un avversario umano. E sapete che è successo? È successo che dopo un primo tempo tirato e finito sul pareggio con una rete per parte, è arrivato il trionfo. Una pioggia di gol, anche di un certo livello. Cinque a uno e tutti a casa alè. Cinque a uno per il Borussia però, ma vabbè, non è neanche questo che conta.
Conta, piuttosto, che il feeling è davvero differente. E lo dico dopo aver alzato gli occhi al cielo durante la presentazione. Perché dai, quante volte ce lo siamo sentiti dire? Tutto sommato, poi, da estimatore del nuovo PES non sentivo neanche questa esigenza di un feeling differente, mi andava benone quello che già c'era. Invece qualcosa è davvero cambiato. Dopo solo due partite non è facile identificare cosa sia cambiato, ma i "pesi", le velocità e molte dei rapporti che regolano gli scontri e in generale i contrasti tra i giocatori non seguono le stesse regole di quanto visto e giocato in PES 2017. La mia sensazione è che, tra le altre cose, sia anche più marcata l'inerzia, che quindi va a modificare i tempi degli interventi e anche la reattività delle ripartenze.
In generale PES 2018 sembra più ricco di animazioni e di comportamenti, per così dire, imprevedibili: gestione della palla in momenti complicati (quando è a mezz'altezza, per fare un esempio), reazioni a scontri di gioco e rimpalli assortiti... ma anche meno immediato e istintivo. Più complicato e forse un po' meno reattivo. Questo nel bene, per chi preferisce un'azione di gioco più ragionata, ma anche nel male, per chi invece aveva già trovato nella ricetta di questi anni di PES la sua preferita. Rimane comunque troppo, troppo presto per tirare conclusioni e in effetti, mettendo tutto sulla bilancia, dopo aver giocato a PES 2018 quella che mi è rimasta addosso è la curiosità di scoprire come "continuerà" a comportarsi diversamente giocandoci le prossime volte, più che una certa delusione per qualche strappo nel ritmo di gioco che pare essere stato attutito e ridimensionato.
Impossibile, però, non citare i tantissimi nuovi movimenti o i comportamenti a tratti fenomenali dei propri compagni gestiti dalla CPU, con spostamenti corali e una generale attività senza palla da primo della classe. Mi è però sembrato che in più di un'occasione la difesa sulle fasce fosse fin troppo farraginosa... vedremo.
E per quanto riguarda le altre novità? Ci saranno finalmente le modalità 2 Vs. 2 e 3 Vs. 3, anche online. Ci saranno nuovi giocatori storici tra cui Maradona, annunciato in questi giorni. I menu e le indicazioni a schermo sono cambiati. I tiri da fermo, già citati, ora non hanno più quella linea tratteggiata opzionale, ma per il resto si comportano come da previsioni.
C'è tanta, tanta carne al fuoco messa da Konami per PES 2018 e la speranza è che avremo ancora modo di provarlo prima della sua uscita, prevista per il 12 settembre su PS4, Xbox One e PC, oltre alle console di vecchia generazione. E a proposito dell'edizione PC: finalmente è quella "vera" e non una strana via di mezzo tra quella di vecchia e di nuova generazione. In effetti è proprio su PC che ho giocato le mie prime partite a PES 2018. E sì, è perlomeno ai livelli delle versioni per console.