The Last Guardian – Recensione
gamesoul
L'attesa è finita, dopo 10 anni...
Dieci anni non sono certo pochi. Tanti ne sono passati dalla prima apparizione di The Last Guardian, tanti ne abbiamo trascorsi nell’attesa di una conferma, di una certezza, di una data di rilascio ufficiale che, una volta per tutte, allontanasse l’incubo di una famigerata cancellazione. Oggi, non serve nasconderlo, ritrovarsi a pochi giorni dall’arrivo nei negozi dell’ultimo titolo di Fumito Ueda è quasi incredibile: una sensazione strana, una gioia euforica frammista a commozione e malinconia. Dei sentimenti a cui, sin dai tempi di PlayStation 2, il leggendario game designer nipponico ci ha abituati bene, e che in questo dicembre 2016 (che, almeno nell’Industria del videogioco, verrà ricordato ancora per parecchio tempo) sembrano quasi bucare lo schermo attraverso gli occhi di Trico. Una creatura incredibile, la protagonista di The Last Guardian, tanto selvaggia nella forza e nella propria stessa natura quanto umana nell’affetto, nella devozione, nella fedeltà con cui si lega al proprio nuovo amico. The Last Guardian non è un titolo perfetto: soffre di difetti abbastanza evidenti in termini di sistemi di inquadratura, e alle volte la stessa intelligenza artificiale del proprio protagonista più emblematico è foriera di non pochi problemi, specie quando il tempo trascorso inutilmente valica l’ordine dei minuti. Eppure non è questo che ricorderete negli anni a venire, ripensando alla chiusura del cerchio delineato da Ueda con Ico e SotC: ricorderete l’amicizia, la lealtà, il sacrificio per il bene dell’altro, la devozione più assoluta che abbatte secolari muri ed ataviche inimicizie. Il tutto attraverso gli occhi penetranti di un enorme cucciolo piumato, che si getta a capofitto anche a costo della propria vita per difendere un piccolo uomo da creature minacciose, che “piange” quando questi si allontana di pochi metri per cercare una strada accessibile, che mostra la propria tenerezza quando, dopo una lotta od una scalata difficile, gli viene rivolta una carezza o una parola di affetto.
The Last Guardian è e rimarrà un titolo controverso, indicato a chiunque sia alla ricerca di qualcosa di più profondo, introspettivo ed emotivo del classico gameplay dal retrogusto action: un’avventura memorabile che rifugge dalla frenesia e dalla spettacolarità ad ogni costo, ma che va a toccare corde del cuore nascoste con una delicatezza e una poesia che, negli ultimi anni, avevamo quasi dimenticato all’interno di questo medium. Una piuma leggera, che oscillando sospinta dal vento cade al suolo: un’avventura, quella di The Last Guardian, che una volta fatta propria difficilmente non farà commuovere o riflettere il giocatore. Perché, nonostante le lecite critiche sul versante tecnologico, siamo più che disposti a chiudere un occhio, estasiati dal valore artistico di un’opera destinata ad essere ricordata, ed amata, per molto tempo. Perché quest’ultima passeggiata nel meraviglioso universo allegorico di Ueda ci ha insegnato una cosa: non esiste nemico, ostacolo o prigione così insormontabili che l’amicizia e la fedeltà incondizionata tra due esseri viventi così lontani, ma così profondamente legati uno all’altro, possano superare. E questo rappresenta forse la lezione più grande e preziosa che, con l’opera conclusiva di questo meraviglioso trittico, Fumito Ueda poteva lasciarci.
Pro
+ Carica emozionale dirompente
+ Narrazione eccelsa, in perfetto stile Fumito Ueda
+ World Design da far girare la testa
Contro
- La telecamera alle volte si dimostra ingestibile, rendendo difficile "scalare" Trico
- IA di Trico non sempre reattiva e, in rare occasioni, frustrante.
9
LINK:
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