Nella roulette del processo penale, in mezzo ad una sarabanda di eventi censurabili, di negazione dei diritti alla difesa in primo grado e rispetto degli stessi in secondo grado, di testimonianze ritrattate, di grotteschi errori negli accertamenti, di pressioni mediatiche, di giudizi atecnici, di pelose questioni internazionali, sulla ruota di Perugia è infine uscita l'assoluzione.
Sentenza ovvia e prevedibile che fa sussultare solo i forcaioli con la bava alla bocca, gli stessi che accorsi fuori dal Tribunale per assistere alla gogna di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito gridavano "vergogna!" non certo per amore della vittima, ma perchè allevati da centinaia di trasmissioni televisive al culto del tifo penale. Da anni vado ripetendo che il problema non è se i due ragazzi siano o no colpevoli, ma se fossero o meno processabili. Se crediamo ancora in uno stato di diritto, nel quale l'onere della prova è della pubblica accusa e non degli imputati, forse questo processo non doveva nemmeno iniziare. La mia sensazione da addetto ai lavori che deve basarsi sui fatti e non sulle simpatie o antipatie è che si sia scritta una sentenza ottima in un processo pessimo. Come altro definire un processo iniziato solo su chiamata di correo da parte di Rudy Guede, un reo confesso per stupro e omicidio (che in virtù di tale chiamata ha beneficiato di attenuanti aggiunte allo sconto ottenuto dal rito abbreviato)? Un processo nato senza un movente plausibile, con un'accusa secondo la quale, Amanda e Raffaele, in preda a non si sa quali istinti psico-sessuli scoprono il tentativo di violenza su Meredith e invece di difendere l'amica aiutano l'aggressore ad ucciderla. Aggressore che, per inciso, è così sodale dei due complici che in due processi non si è riusciti a trovare una mail, un sms, una telefonata, qualsiasi cosa che provi la loro reciproca conoscenza. Un processo nel quale si è dovuto accertare l'esistenza di tutte quelle prove che in primo grado erano state date per scontate dall'accusa negando il diritto alla controperizia. Come dar torto all'avvocato difensore di Raffaele quando afferma: «Qualsiasi processo deve partire esclusivamente da prove e non da illazioni. Se ci si ferma alle illazioni per correre e per dare subito una sentenza così il popolo è contento, si può incorrere in errori. Se si ha l'umiltà di approfondire, di verificare bene ogni prova, alla fine le sentenze sono giuste. In questo caso è stata la perizia la svolta». Perizie che gettano pesanti interrogativi sulle capacità e sulla volontà degli inquirenti di accertare la verità durante il primo grado.
Dunque, nessun movente, nessuna prova, nessuna arma che lega Raffaele e Amanda al delitto. E allora perchè in primo grado sono stati ambedue condannati? Perchè alla difesa sono stati negati i propri elementari diritti, ovvero poter fare tutte le perizie del caso sui referti al fine di confrontarsi civilmente con l'accusa. E perchè il primo grado è stato pesantemente condizionato dalle aspettative popolari e da quelle dei mass media.
Oggi tutti i grandi casi giudiziari vengono analizzati e vivisezionati dai media creando due processi: uno mediatico, nel quale si giunge immediatamente alla conclusione e uno tradizionale. Si anticipano le conclusioni, creando un rapporto simbiotico tra media e inchiesta, con un ovvio condizionamento dell'opinione pubblica, che rischia a sua volta di vanificare lo sforzo di chi cerca la verità. Questo ha indignato gli americani e non il nazionalismo di bandiera che è stato trasmesso dai nostri mass-media. «Se fosse applicato lo standard che la legge richiede, il verdetto sarebbe ovvio e non condizionato da superstizioni medioevali, proiezioni sessuali e fantasie sataniche» scriveva Timoty Egan cronista per il New York Times. «Ascoltando la tv italiana si assiste ad un processo parallelo dove le prove diventano ascentifiche e le sentenze sembrano dettate da pregiudizi popolari» aggiungeva il Chicago Tribunes. La conclusione di fondo: il processo di primo grado è stato viziato da una "tempesta mediatica", che ha impedito un'analisi serena di tutte le prove e della reale dinamica degli eventi. «I media - ha detto Oprah Winfrey, regina dei Talk Show americani, durante un incontro con la famiglia Knox e i suoi avvocati - hanno raccontato che Amanda era una malata del sesso, una ragazza leggera. Hanno detto che abusava di droghe e che ha ucciso Meredith in un'orgia di morte. Il pubblico sembra ossessionato dall'immagine di una bella ragazza americana che nasconde un segreto oscuro. In Italia i media possono dire ciò che vogliono, senza portare prove». Mentre la nostra stampa si è arrovellata unicamente sul quesito colpevole o innocente, sembra dunque che qualcuno, negli altri paesi, si sia contemporaneamente posto il problema del come possa emergere la verità all'interno di un processo penale.
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