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[Rugby] Torneo Sei Nazioni 2006

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2007 17:06
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31/01/2006 06:21
 
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«Italia, un Sei Nazioni da 12 milioni di euro» - Il Gazzettino

Dondi: «Per la prima volta partiamo alla pari finanziariamente». «Il salto di qualità sportivo si farà ottenendo due vittorie».
Passano i ct (Johnstone, Kirwan, ora Berbizier), passano i manager (Zibana, Giovanelli, Bollesan, ora Checchinato), Giancarlo Dondi è sempre lì. Punto di riferimento imprescindibile di progetti e strategie dell'Italia, come presidente Fir e manager azzurro "del cuore". Ruolo quest'ultimo ricoperto effettivamente per anni anni in passato e che, per sua ammissione, è quello che continua a piacergli di più della lunga carriera dirigenziale.

Per Dondi l'Rbs Sei Nazioni che inizia sabato è un torneo speciale, perchè è il primo giocato allo stesso livello con le rivali. Non dal punto di vista sportivo (l'obiettivo resta sempre evitare il cucchiaio di legno), ma finanziario. Dal 2006 scatta infatti la ripartizione alla pari dei lauti proventi della manifestazione, dei quali in precedenza l'Italia aveva una fetta inferiore.

Incredibile, vero Dondi, se pensiamo a dov'era il rugby italiano solo qualche anno fa?

«A volte mi do ancora degli schiaffetti, per capire se sogno o sono sveglio. Forse neanche noi credevamo possibile arrivare fino a qui. È stato un insieme di fortuna, abilità, bravura di ct e giocatori».

Quanto vale un Sei Nazioni alla pari?

«Circa 12 milioni di euro l'anno fra sponsor, diritti televisivi e incassi allo stadio. Il 75% delle entrate ora verrà diviso in 6 parti uguali. Il 10% è legato al numero dei club, e noi abbiamo la fetta più piccola. Il 15% è distribuito in base al risultato finale: la prima si prende il 6-7%, le altre a scalare fino allo 0,80% dell'ultima. Per aumentare i guadagni ora dobbiamo solo vincere di più».

E quanto costa all'Italia?

«Circa un terzo di quello che incassiamo. Ci sono le spese di viaggio, staff e altro, più il costo dei convocati. Ai club di appartenenza vanno 4000 euro a giocatore ogni partita. A ogni atleta vanno 5000 euro a match, più i premi in caso di vittoria. Infine abbiamo stipulato una grossa assicurazione per risarcire le società in caso di gravi infortuni degli azzurri».

Passiamo ai pronostici, che torneo si aspetta?

«È un'edizione difficile, con tre trasferte. Poi abbiamo troppi infortuni nei trequarti. Ma così è il rugby moderno, duro e usurante, bisogna adattarsi. Per vincere dovremo essere sempre al 100% e sperare di trovare gli avversari in giornata no. Non bisogna fare programmi, come 2 anni fa, quando pensavamo di far risultato in Galles e ci siamo lasciati sfuggire l'occasione in Irlanda».

Le basterebbe una vittoria?

«Per evitare il cucchiaio di legno sì. Per superare la soglia d'eccellenza nel torneo no, ne servono due, ma non sarà facile. Speriamo di arrivarci nel giro di qualche anno».

La partita chiave resta quella con la Scozia

«Francia, Inghilterra e Galles sulla carta sono fuori portata. L'Irlanda ha avuto un grande exploit e ora sta invecchiando; conserva l'esperienza, ma in futuro potrebbe tornare battibile. La Scozia è alla nostra portata, ma non pensiamo di trovarla dimessa come l'anno scorso a Edimburgo, nei test autunnali l'ho vista in netta ripresa».

Anche noi non siamo gli stessi, in panchina c'è Pierre Berbizier. Quale sarà il suo valore aggiunto?

«Berbizier è un tecnico di qualità. Ha portato concretezza e tranquillità in squadra. Sa cos'ha in mano e non pretende di trasformare un giocatore italiano in un all black».

Anche lui ha convocato un numero elevato di giocatori non di scuola italiana.

«Mi auguro che in futuro la Nazionale parli una sola lingua, non l'inglese, l'italiano e lo spagnolo come ora. Ma fino a quando non avverrà, ringrazio per quello che danno all'Italia tutti gli equiparati. Qui l'aiuto maggiore deve venire dai club. Se manca un'apertura italiana o oriunda che gioca in campionato è difficile non sfruttare l'opportunità degli equiparati. Wakarua è entrato solo perchè non c'era nessuno nel suo ruolo».

A numero 9 però l'alternativa c'è, Troncon, ma è nato un caso.

«Nessun caso, si è escluso da solo. Forse non se la sente più di impegnarsi a fondo in azzurro. Io se fossi in lui non lascerei, continuerei fino al Mondiale. Glielo dirò di persona appena possibile, come ho fatto a suo tempo con Dominguez. Un campione così è ancora molto utile all'Italia, ma la scelta sarà solo sua».




Mi piacerebbe vedere un'Italia più competitiva infatti, vedremo...cmq mi dispiace ma io tifo Irlanda nel 6 nazioni da sempre e perderete a dublino [SM=x35274]







Forza Celta Forza Inter. Il calcio la mia religione. Un solo Dio...Mostovoi

"Se stringo la mano a un milanista, subito dopo mi affretto a lavarla,

se stringo la mano a uno juventino subito dopo conto le dita" Avv.Prisco dixit.

Bisabuela, vémonos...non te vou esquecer endexamais...



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